Cinghiali in città, ok all’abbattimento

la decisione.Il via libera «per motivi di pubblica sicurezza» dopo il sì della commissione Bilancio alla Camera. Federcaccia nazionale: «Finalmente il coraggio di fare chiarezza».

Abbattimento dei cinghiali per motivi di pubblica sicurezza, ora l’emendamento è realtà dopo essere stato inserito nella manovra di bilancio e dopo aver avuto l’ok della Commissione Bilancio della Camera. Il provvedimento, annunciato come priorità dal Governo già in campagna elettorale, mira ad affrontare l’emergenza cinghiali in maniera tempestiva ed efficace attraverso la modifica della legge 157/92.

Nessuna caccia al cinghiale in città senza alcuna autorizzazione, ma si tratta di operazioni di controllo regolamentate per risolvere il problema che sta colpendo diverse città con l’invasione degli animali, a tutela della pubblica incolumità e della sicurezza stradale. Si prevede anche un Piano quinquennale per la gestione e il contenimento della fauna selvatica attuabile «mediante abbattimento e cattura».

Fauna selvatica

È stata così fatta una modifica alla legge quadro della caccia che regola l’attività venatoria in Italia, la 157 del 1992, introducendo un articolo 19bis all’articolo 19 della legge 11 febbraio 1992, denominato Piano straordinario per la gestione e il contenimento della fauna selvatica: «Con decreto del Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica, di concerto con il ministero dell’Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste e sentito, per quanto di competenza, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale e previa intesa in sede di conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano è adottato entro centoventi giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge il piano straordinario per la gestione ed il contenimento della fauna selvatica, di durata quinquennale e adottato. Il Piano costituisce lo strumento programmatico, di coordinamento e di attuazione dell’attività di gestione e contenimento numerico della presenza della fauna selvatica sul territorio nazionale mediante abbattimento e cattura. Le attività di contenimento disposte nell’ambito del Piano non costituiscono esercizio di attività venatoria e sono attuate anche nelle zone vietate alla caccia, comprese le aree protette e le aree urbane, nei giorni di silenzio venatorio e nei periodi di divieto. Il Piano è attuato e coordinato dal Comando unità per la tutela forestale, ambientale e agroalimentare dell’Arma dei Carabinieri, il quale può avvalersi dei cacciatori iscritti agli ambiti territoriali di caccia o nei comprensori alpini, delle guardie venatorie, degli agenti delle Polizie locali e provinciali munite di licenza per l’esercizio venatorio, nonché dei proprietari o conduttori dei fondi sui quali il Piano trova attuazione, purché muniti di licenza per l’esercizio venatorio».

Il Piano costituisce lo strumento programmatico, di coordinamento e di attuazione dell’attività di gestione e contenimento numerico della presenza della fauna selvatica sul territorio nazionale mediante abbattimento e cattura. Le attività di contenimento disposte nell’ambito del Piano non costituiscono esercizio di attività venatoria e sono attuate anche nelle zone vietate alla caccia, comprese le aree protette e le aree urbane, nei giorni di silenzio venatorio e nei periodi di divieto

Tutela della biodiversità

Il nuovo articolo 19 stabilisce che le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano, provvedano al controllo delle specie di fauna selvatica anche nelle zone vietate alla caccia, comprese le aree protette e le aree urbane anche nei giorni di silenzio venatorio e nei periodi di divieto. Tale attività è esercitata per la tutela della biodiversità, per la migliore gestione del patrimonio zootecnico, per la tutela del suolo, per motivi sanitari, per la selezione biologica, per la tutela del patrimonio storico-artistico, per la tutela delle produzioni zoo-agro-forestali ed ittiche e per la tutela della pubblica incolumità e della sicurezza stradale.

«Finalmente si ha avuto il coraggio di affrontare con chiarezza il problema della gestione della fauna selvatica problematica –ha spiegato il Presidente nazionale di Federcaccia Massimo Buconi-. Escludo che si possa parlare di caccia in città o in prossimità o a ridosso o dentro i centri abitati. La caccia è un’altra cosa. Circa le strumentalizzazioni fatte ognuno le interpreti come vuole: non è mai avvenuto in passato e non succederà in futuro di poter abbattere un cinghiale in città. Questo è controllo della fauna ed è preceduto da un procedura piani, autorizzazioni, verifica della abilitazioni, controllo di chi lo effettua, non c’entra niente con la caccia e ben fa l’emendamento a dire che il controllo della fauna selvatica per motivi sanitari e per danni alle produzioni non è attività di caccia».

Corsi di formazione

I cacciatori, se chiamati alle operazioni di controllo, dovranno essere coordinati dalle Polizie provinciale e regionali, che potranno anche avvalersi dei proprietari o conduttori dei fondi sui quali si attuano i piani medesimi, purché muniti di licenza per l’esercizio venatorio e previa frequenza dei corsi di formazione. Gli animali abbattuti durante le attività dei controlli sono sottoposti all’analisi igienico sanitaria e in caso negativo, sono destinati al consumo alimentare. Le attività sono svolte nell’ambito delle risorse umane, finanziarie e strumentali previste a legislazione vigente. Infine, per i danni causati dagli ungulati il Fondo per il funzionamento del comitato faunistico è incrementato di 500mila euro.

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