Clima, le rese delle aziende agricole bergamasche ridotte fino alla metà

L’EMERGENZA. «La produttività delle aziende agricole bergamasche rischia di ridursi di un valore compreso tra il 20 e il 50 per cento», osserva Enzo Ferrazzoli, direttore di Confagricoltura Bergamo.

L’agricoltura bergamasca esporta prodotti per un valore di 733,5 milioni di euro all’anno. Il dato emerge dall’ultimo rapporto congiunturale dell’Osservatorio Agricoltura di Unioncamere Lombardia, che evidenzia come il settore primario sia ancora centrale nel tessuto produttivo orobico. Nella nostra provincia, d’altro canto, hanno sede quasi cinquemila aziende agricole. Ma la minaccia dei profondi e rapidi cambiamenti climatici, determinati dall’uomo principalmente tramite la crescente emissione di gas serra in atmosfera, incombe anche sul nostro territorio.

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Il meteo instabile limita la produttività

«La produttività delle aziende agricole bergamasche rischia di ridursi di un valore compreso tra il 20 e il 50 per cento», osserva Enzo Ferrazzoli, direttore di Confagricoltura Bergamo. Le grandinate e le gelate primaverili, insieme alle ondate di calore e alle siccità estive, rischiano di mettere in ginocchio le rese dei campi. L’imprevedibilità delle piogge e delle temperature complica il lavoro degli agricoltori: «Un meteo instabile genera una produzione irregolare delle colture. Fino a qualche anno fa, sapevamo perfettamente quanto dovevamo investire per ottenere la produzione desiderata. Oggi calcoli di questo tipo sono diventati impossibili».

Danni irreparabili dalle grandinate

Il presidente di Coldiretti Bergamo, Davide Borella, conferma le preoccupazioni: «Al momento, la fonte principale di ansia sono le grandinate, che arrivano improvvisamente e hanno conseguenze irreparabili. Seguono le piogge intense e il vento forte, che danneggiano gravemente le coltivazioni».

Colture da diversificare e tecnologie

Gli strumenti per resistere ai cambiamenti climatici, o quantomeno per adattarsi agli impatti più devastanti, esistono. Il consiglio di Coldiretti è quello di diversificare le colture: «Variare aiuta a ridurre i danni: per esempio, seminare metà campo a mais e il resto con un altro cereale riduce il rischio di perdere l’intero raccolto», riporta Borella. Anche le nuove tecnologie digitali potrebbero rivelarsi preziose: «Stiamo passando all’agricoltura 4.0, installando sensori e stazioni meteorologiche nei campi: così prevediamo le variazioni atmosferiche e cerchiamo di rispondere per tempo. Nel caso di colture pregiate, come vite e ulivo, le aziende investono nelle reti antigrandine e nelle ali gocciolanti contro le gelate. Nelle colture a pieno campo questi strumenti sono assai più rari: in questo caso, agli agricoltori servirebbero delle assicurazioni, che entrino in gioco in caso di gravi danni alle coltivazioni».

La frontiera della genetica agricola

A giudizio del direttore di Confagricoltura Bergamo, invece, una delle novità a cui guardare con più attenzione è la «evoluzione assistita», frontiera della genetica agricola. «Non parliamo di Ogm veri e propri, ai quali comunque non siamo contrari, ma di strumenti che migliorano la genetica delle piante per renderle più resistenti alle alte temperature, al freddo estremo o alle malattie fungine», spiega Ferrazzoli, che precisa: «Non si tratta di creare nuove piante da zero, ma di accelerare quei processi di adattamento biologico che altrimenti richiederebbero decenni per completarsi».

Portata di Brembo e Serio critica d’estate

Di fronte alla siccità, una soluzione possibile, già implementata da alcune aziende della nostra provincia, è quella di adottare sistemi di irrigazione di nuova generazione. «Nel nostro comprensorio, possiamo derivare fino a 50 metri cubi di acqua al secondo. In teoria sono sufficienti a soddisfare il fabbisogno delle aziende agricole. In realtà, soprattutto in estate, i volumi scendono molto: il problema non sono tanto i pozzi, quanto i fiumi come Brembo e Serio, la cui portata si riduce proprio nella stagione più critica», racconta Franco Gatti, presidente del Consorzio di bonifica della media pianura bergamasca.

Irrigazione con gli impianti a pioggia

Ma la ricerca di fonti alternative è in corso: «Stiamo guardando ai bacini di cava, ossia alle vecchie miniere sommerse dalle falde. Nella Bergamasca ce ne sono diverse, ma nelle aree a maggiore elevazione, l’alta pianura e il corso del Serio, nessuna cava ha mai toccato il livello di falda», afferma Gatti. L’altro fronte d’azione è quello dell’irrigazione: «Molte aziende stanno valutando gli impianti a pioggia, che consumano poca acqua. Ma non preservano la biodiversità che circonda i campi: rischiamo di uccidere siepi e filari di alberi. La soluzione migliore sarebbe la subirrigazione, ma costa ancora troppo», conclude il presidente del Consorzio di bonifica.

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