Commercio e artigiani, la carenza di lavoratori sfiora anche il 50%

Lo scenario Nel terziario l’assenza degli stagionali riguarda un dipendente su tre, mentre l’edilizia tocca percentuali di personale anche maggiori.

Il problema, ormai cronico, relativo alla carenza di personale si sta trasformando in una piaga economica. Al giorno d’oggi non c’è settore che non soffra la carenza di addetti: un fenomeno che sta attanagliando anche l’economia bergamasca. Le aziende stanno provando ogni tipo di strada, dagli annunci sui social alle pagine pubblicitarie sui media, senza parlare del ricorso alle agenzie di somministrazione, che parallelamente cercano di raccogliere curriculum per far incontrare domanda e offerta di lavoro.

Le associazioni di categoria non nascondono la loro preoccupazione per un fenomeno che da emergenziale si è di fatto trasformato in strutturale, con tutte le conseguenze del caso.

«La questione ora è ancora più evidente perché mancano i lavoratori stagionali. Di fatto riscontriamo come ci sia un’enorme mancanza di persone disponibili a lavorare, ancora prima che profili preparati»

Manca il turn over

Dal commercio al turismo, dall’edilizia all’artigianato, si fanno i conti con l’assenza di turn over, che mette a repentaglio anche le classiche ferie estive dei dipendenti. E proprio nei mesi estivi si aggiunge la richiesta di personale stagionale: secondo l’analisi diffusa da Ascom mancano 600 figure con una difficoltà di reperimento che sfiora il 30%. «Il problema che da mesi affligge il settore della ristorazione si è velocemente esteso agli altri settori del terziario, commercio incluso - commenta Oscar Fusini, direttore di Ascom Confcommercio Bergamo -. La questione ora è ancora più evidente perché mancano i lavoratori stagionali. Di fatto riscontriamo come ci sia un’enorme mancanza di persone disponibili a lavorare, ancora prima che profili preparati». E le conseguenze sono evidenti. «Il primo problema – prosegue Fusini – consiste nel non riuscire a svolgere la propria attività a pieno regime proprio per mancanza di personale. Il secondo aspetto è connesso alla sostenibilità economica, perché questo fenomeno genera una corsa al rialzo dei salari, in un momento in cui l’aumento delle spese, per energia e gas in primis, unitamente al minor potere d’acquisto delle famiglie, non consente di caricare i maggiori costi sostenuti sul prezzo finale e sui consumatori».

Ascom: «C’è la necessità assoluta di rivedere gli ammortizzatori sociali che sono troppi e si sviluppano per periodi troppo lunghi, come ad esempio la Naspi che dura due anni»

Secondo Ascom, la situazione impone un intervento urgente. «C’è la necessità assoluta di rivedere gli ammortizzatori sociali che sono troppi e si sviluppano per periodi troppo lunghi, come ad esempio la Naspi che dura due anni – conclude Oscar Fusini -. Sarebbe inoltre auspicabile l’obbligo, per coloro che percepiscono il reddito di cittadinanza, di trovare impiego e definire termini perentori di accettazione del lavoro. Anche perché questo è solo l’inizio di una fase che sarà ancora più problematica in futuro, a causa del crollo demografico che peggiorerà la situazione».

Le difficoltà degli ambulanti

Cesare Rossi, vicedirettore di Confesercenti Bergamo, ribadisce come «si tratta di un tema che abbiamo trattato molto, soprattutto per quanto concerne bar, ristoranti e accoglienza. La novità è rappresentata dal fatto che ora le difficoltà di reperimento di personale si sono estese anche al settore del commercio su area pubblica. Tra gli ambulanti – fa presente Rossi – è quasi impossibile trovare un commesso per i banchi ortofrutta, ma anche per fiere ed eventi, come gli street food, che fortunatamente sono ripartiti. Le motivazioni vengono addotte alla pesantezza di alcune mansioni o alla richiesta di disponibilità nei fine settimana, inoltre facciamo i conti con il solito problema della difficoltà di matching tra domanda offerta. Forse – conclude Cesare Rossi - servirebbe anche maggiore flessibilità, ma occorre sicuramente tornare urgentemente su queste tematiche, con nuova progettualità e l’obiettivo di trovare una soluzione con le parti coinvolte».

Confartigianato: «Ad aprile 2022 siamo arrivati al 52% di difficoltà di reperimento: ne manca sostanzialmente uno su due. Sinora le aziende si sono organizzate con straordinari o altre soluzioni tampone – conclude Confartigianato Bergamo -. Certo è, che per i prossimi anni prevediamo ancora maggiori difficoltà per reperire figure giovani, stante il calo demografico in atto»

Il settore edile e artigiano

Nel settore edile e artigiano si arriva a punte che superano il 50% di difficoltà di reperimento. «Viviamo un paradigma particolare, dove diminuiscono i disoccupati, ma aumentano gli inattivi – commentano da Confartigianato Bergamo -. Fra le cause ci sono certamente le forme di sussidiarietà, come la Naspi e il reddito di cittadinanza, ma anche processi di aggiornamento delle persone che rimangono fuori dal mercato per poter riqualificarsi. Tocchiamo con mano quotidianamente – proseguono dall’associazione di via Torretta – le enormi difficoltà per trovare operai specializzati e impiantisti, dal manifatturiero alla meccanica, dal settore del legno all’edilizia. Ad aprile 2022 siamo arrivati al 52% di difficoltà di reperimento: ne manca sostanzialmente uno su due. Sinora le aziende si sono organizzate con straordinari o altre soluzioni tampone – conclude Confartigianato Bergamo -. Certo è, che per i prossimi anni prevediamo ancora maggiori difficoltà per reperire figure giovani, stante il calo demografico in atto».

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