Con la Capitale 2023, Bergamo e Brescia quarto polo culturale in Italia

«Io Sono Cultura». Il rapporto di Symbola e Unioncamere mette le due città
quasi sul podio: un valore di 3,2 miliardi di euro e 56mila posti di lavoro.

Un comparto che a livello nazionale vale 88,6 miliardi di euro, pari al 5,6% dell’economia italiana, con circa 1 milione e mezzo di posti di lavoro. E ora, grazie alla nomina di Bergamo e Brescia a Capitale italiana della Cultura 2023, può essere ulteriormente valorizzato. I dati del rapporto 2022 di Symbola e Unioncamere «Io Sono Cultura» certificano come i due capoluoghi lombardi rappresentino il quarto polo culturale del Paese: un vero e proprio elemento di traino anche su scala nazionale. Bergamo e Brescia sviluppano 3 miliardi 256 milioni e 600mila euro di valore aggiunto (il 3,7% del totale italiano), con 55.700 persone occupate nel settore (il 3,8% del nazionale). Le città che formano la Capitale della Cultura 2023 sono nelle primissime posizioni in Italia anche per sviluppo di attività «core» e «creative driven», con un valore rispettivamente di 1 miliardo e 490 milioni di euro (il 3% del nazionale) e 1 miliardo e 766 milioni (il 4,4%).

«Marketing, turismo e identità»

Intervenuto ieri al teatro Donizetti per la presentazione di «Light is Life. Festa delle Luci A2A», il sondaggista orobico Nando Pagnoncelli, presidente di Ipsos, ha spiegato che «le province di Bergamo e Brescia si posizionano nei primi 10 posti per valore aggiunto e occupazione del sistema produttivo culturale e creativo (anno 2021). In particolare, nel Bresciano il valore aggiunto di cultura e creatività è di 1.674 milioni di euro (ottava posizione nel ranking delle province italiane), in quella di Bergamo è di 1.583 milioni di euro (nona in classifica). Le due province assieme, Bergamo e Brescia, sono così ai piedi del podio, quarte dopo Milano, Roma e Torino. E in questo contesto di grande valore generato dalla cultura, simbolico ed economico allo stesso tempo, la Capitale del 2023 rappresenta per entrambe le città un’occasione molto importante tanto per il marketing territoriale e l’attrattività turistica quanto per l’ulteriore sviluppo di un’identità e un senso d’appartenenza dei cittadini a tali realtà».

Gori: «Un ruolo su scala europea»

Inoltre Bergamo e Brescia risultano determinanti, subito dietro lo strapotere milanese, nel collocare la Lombardia, con più di 23 miliardi di euro e 343mila addetti, ai vertici del panorama culturale italiano. «Lo studio di Symbola consente di apprezzare le straordinarie potenzialità e il ruolo di primo piano che le due città insieme, unite in un unico polo territoriale, possono esprimere su scala nazionale ed europea - ha commentato Giorgio Gori, sindaco di Bergamo -. La cultura è innanzitutto occasione di crescita individuale e di coesione sociale perché fornisce fondamentali strumenti critici per affrontare i temi della contemporaneità. In aggiunta a questo è anche un fattore decisivo per lo sviluppo economico dei territori. Tanto che in pochi anni i settori culturali e creativi hanno guadagnato una posizione di primo piano nel quadro già eccellente dell’economia bergamasca, in stretto dialogo con la manifattura e il turismo». «La Capitale della Cultura 2023 ci aiuta a capire meglio il ruolo di queste due città in Italia - ha detto Ermete Realacci, presidente di Fondazione Symbola -: non solo un importante settore economico, alla base della nostra identità, ma un formidabile fattore produttivo. Bergamo e Brescia possono essere protagoniste del Nuovo Bauhaus fortemente voluto dalla Commissione Europea per accompagnare ed orientare la transizione verde». Emilio Delbono, sindaco di Brescia, ha aggiunto che «da tempo abbiamo capito come la cultura crei valore. Questo report ci dimostra che possiamo fare ancora molto per incrementare il nostro sistema produttivo culturale, ma che la spinta creativa che ci sta avvicinando all’avvio di Capitale del 2023 è propulsiva anche sotto questo aspetto».

L’excursus culturale

Dal canto suo, e rigorosamente con numeri alla mano, Pagnoncelli ha fatto un excursus sul tema culturale: «Gli italiani sono soprattutto orgogliosi delle bellezze naturali e paesaggistiche del nostro Paese (74%), nonché del patrimonio artistico (71%) e di quello culturale e linguistico (59%), mentre i successi sportivi sono solo al quarto posto tra i motivi di appartenenza (52%). Dal punto di vista pratico gli italiani non mancano di fruire “concretamente” di questa ricchezza: i dati più recenti (gennaio 2020, subito prima dello scoppio della pandemia) dipingono un Paese che va spesso o qualche volta al cinema (72%), partecipa a sagre e feste di paese (59%), a fiere o sagre eno-gastronomiche (52%), visita musei (43%), festival culturali o musicali (40%), mostre temporanee (38%), va a concerti (37%), a spettacoli e sfilate di carnevale (34%) e infine, seppur con minor partecipazione, a teatro (27%)».

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