«Contagi alti, ma gli ospedali tengono». Locatelli: la scuola in presenza verrà tutelata

Il professor Locatelli: «Omicron è maggioritaria. Dobbiamo accelerare il più possibile con i vaccini». Le nuove regole: «Sulla gestione dei contatti è stata fatta una scelta molto pragmatica per non bloccare il Paese».

La curva si alza ancora e taglia un aspro traguardo simbolico: oltre 100mila casi in 24 ore nell’intero Paese, 126.888 per l’esattezza giovedì 30 dicembre. Due anni di pandemia hanno abituato all’imprevedibilità del virus e alla calibrazione delle contromisure; il 2021 ha mostrato l’efficacia dei vaccini e la solidità dei numeri che poggiano sulla forza della scienza. Ma la sfida pandemica è costantemente aperta, e chiama continuamente a nuove decisioni. Il delicato e decisivo bilanciamento degli interessi in gioco – la tutela della salute, suprema, e la pragmatica quotidianità del Paese – ha portato alla nuova bussola sulla gestione delle quarantene: misure che danno garanzie ai vaccinati e ribadiscono ulteriormente il valore dell’immunizzazione. Oltre le feste, poi, mentre Omicron s’appresta a diventare prevalente, c’è la ripresa delle scuole: e la scuola in presenza «verrà tutelata e preservata, sarà l’ultima cosa che si andrà a toccare», mette in chiaro il professor Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità e coordinatore del Comitato tecnico scientifico, perché l’apprendimento è «un prioritario investimento sul futuro».

Professore, siamo a quasi 130mila nuovi casi in un giorno. Cosa significa questa progressione?

«Oltre 126mila contagi in un giorno e un tasso di positività attorno all’11% sono numeri che documentano una crescita esponenziale dei contagi. E purtroppo, all’interno di questa crescita, la Lombardia è la regione che, anche calibrando i nuovi casi alla popolazione, ha l’incremento più elevato».

Da cosa è determinata l’impennata recente della Lombardia?

«La situazione climatica che rende prevalente la frequentazione di ambienti al chiuso, la densità di popolazione e l’alto livello di attività economiche e produttive rendono ragione di una diffusione così marcata».

La Lombardia passerà a brevissimo in zona gialla?

«È una possibilità concreta. Il vero problema è tenere bassa l’ulteriore crescita nelle terapie intensive e nei reparti di area medica, e questo lo si ottiene solamente accelerando il più possibile le vaccinazioni. L’eventuale cambio di colore non va vissuto però in maniera sconfortante: è una conseguenza delle regole che ci si è dati e che sono attualmente vigenti, l’importante è contenere l’impatto del virus».

Per quanto proseguirà questa traiettoria?

«L’Italia vede una crescita della circolazione virale importante, per quanto contenuta rispetto ad altri Paesi, e ancora senza segnali di decelerazione. Sarà così ancora per diverse giornate. Quando arriverà il picco? È molto difficile fare delle previsioni: ragionevolmente, tenderei a dire attorno alla metà del mese di gennaio».

La pressione sugli ospedali resta però ancora attenuata.

«I numeri dei contagi non hanno al momento un corrispettivo né in termini di decessi né di impatto sulle terapie intensive: quelli dei ricoverati nelle terapie intensive, 1.226 in tutta Italia, sono largamente più contenuti rispetto alla circolazione virale».

E questo perché?

«Lo attribuirei prevalentemente alla protezione conferita dai vaccini, sia con ciclo primario sia soprattutto con booster, più che a una minor patogenicità di Omicron. Oggi ci avviciniamo al 90% di popolazione con almeno una dose e l’86% con due dosi. 19 milioni di italiani hanno ricevuto la terza dose, e tra gli ultraottantenni siamo quasi al 75%; tra i 70-79enni ci si avvicina al 60% e tra i 60-69enni al 50%».

I vaccini restano efficaci?

«La vaccinazione genera una protezione sistemica conferita dalle cellule della memoria dei linfociti, che si possono attivare una volta che vengono a confrontarsi col virus. L’immunità mucosale, cioè la presenza di meccanismi di difesa a livello di mucose in grado di prevenire efficacemente l’infezione, è un po’ meno buona, soprattutto se passa del tempo dal completamento del ciclo primario: ecco perché ci si infetta in ragione dell’elevata contagiosità di Omicron, ed ecco perché la booster è importante».

Delle conseguenze cliniche di Omicron, cosa sappiamo?

«Studi inglesi ci dicono che Omicron è cinque volte più contagiosa di Delta e Omicron ha un periodo medio di incubazione ridotto a 3,5 giorni. Sempre alcuni studi indicano che Omicron si moltiplichi più rapidamente nei bronchi ma sia meno capace di arrivare a livello delle cellule degli alveoli polmonari. È anche possibile che ci sia un problema di affinità di Omicron rispetto al recettore ACE-2: una ricerca condotta dal professor Fausto Baldanti (direttore del dipartimento di Virologia al San Matteo di Pavia, ndr) e da un gruppo tedesco documenta una ridotta affinità della proteina spike di Omicron rispetto alle altre varianti nei confronti del recettore ACE-2».

A proposito di cure, gli anticorpi monoclonali funzionano anche contro Omicron?

«Le evidenze disponibili ci indicano una perdita dell’attività neutralizzante degli anticorpi monoclonali rispetto a Omicron, con la sola eccezione di Sotrovimab (uno di quelli in uso, ndr). A questo punto, se diventa dominante Omicron, prima di infondere anticorpi monoclonali in soggetti adatti alla terapia, è importante procedere all’identificazione della variante di Sars-CoV-2».

La risposta delle vaccinazioni pediatriche è soddisfacente?

«La partenza è stata buona, siamo a oltre 232mila bambini tra i 5 e gli 11 anni che hanno ricevuto la prima dose. Va assolutamente continuata, così come vanno incentivate le dosi booster sulla popolazione adulta e convinti gli oltre 5,5 milioni di italiani che ancora non hanno ricevuto la prima dose. I non vaccinati sono l’anello debole di fronte al virus: pur non condividendo minimamente le loro convinzioni, ogni vita va certamente protetta».

Sono state allentate le maglie della quarantena per chi ha ricevuto la terza dose o ha completato il ciclo primario da meno di quattro mesi. Quali sono le basi scientifiche di questa decisione?

«Sulla gestione dei contatti, è stata fatta una scelta molto pragmatica per non bloccare il Paese. Se ogni positivo ha circa dieci contatti stretti, di fatto si rischiava di indurre una paralisi del Paese. Ecco perché, per i vaccinati con dose booster o con seconda dose da meno di quattro mesi, si è privilegiata quella che è l’autosorveglianza, in una valutazione che contempla il rischio ridotto di contagio. Per andare a compensare il tutto, è stato raccomandato e adottato l’obbligo di indossare la mascherina Ffp2 per almeno 10 giorni, con un test al 5° giorno che documenti poi la negatività. È stata fatta una scelta molto ponderata e attenta per ridurre al minimo il rischio. La presenza di un’immunità indotta dai vaccini è un ulteriore elemento».

Non si rischiano nuove «catene» di contagi, quindi?

«C’è anche l’indicazione affinché queste persone per cinque giorni si astengano da attività ricreative, qui si fa appello al senso di responsabilità. Sulla riduzione delle quarantene è stata adottata una posizione assai simile ad altri Paesi e proposta anche dai Cdc (agenzia di sanità pubblica Usa, ndr). Visto l’uso sempre più esteso di mascherine Ffp2, aggiungerei che i prezzi devono essere calmierati».

Si è riportata al 50% la capienza degli stadi. Inevitabile?

«È una misura che andava presa. In alcuni Paesi le partite si giocano o a porte chiuse o con numero massimo di 5mila spettatori. Aver ridotto al 50% è comunque un segnale di attenzione al mondo del calcio e ai tifosi. Abbiamo esteso il Super green pass anche al trasporto di lunga percorrenza e a quello locale per cercare di contenere il più possibile la diffusione del virus. Vogliamo dare il segnale chiaro che la vaccinazione è autotutelante e tutela la comunità».

Quando è diffusa Omicron?

«Ormai è largamente maggioritaria nel Paese. La precedente stima la indicava al 28%, oggi è di gran lunga maggioritaria. Ci aspettiamo diventi predominante in maniera assoluta».

Dopo le feste, le scuole riapriranno in presenza?

«Sia a titolo personale sia rappresentando la posizione del governo e in particolare del presidente del Consiglio, la scuola in presenza verrà tutelata e preservata. Sarà l’ultima delle cose che si andrà a toccare. La scuola è prioritaria: è un investimento sul futuro».

Quale messaggio dà per il 2022?

«Un augurio per un 2022 migliore a tutti i bergamaschi e un ringraziamento a tutti gli operatori sanitari di Bergamo e a quei corpi dello Stato che hanno dato una mano importante in tutti i momenti difficilissimi di questa pandemia».

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