Coronavirus, gli studenti bergamaschi
scelgono la «quarantena» volontaria

Dopo il rientro dalla Cina i giovani del Progetto Intercultura e gli universitari si stanno attenendo alla circolare ministeriale scegliendo una sorta di autosorveglianza attiva.

Un isolamento «concordato». Lezioni e programmi personalizzati a casa, anche con il supporto di videochiamate, per consentire un rientro graduale degli studenti a scuola e prevenire qualsiasi rischio. I sei studenti bergamaschi del Progetto Intercultura tornati dalla Cina negli ultimi giorni si atterranno alle disposizioni contenute nella circolare aggiornata del Ministero della Salute. Una sorta di sorveglianza attiva, quotidiana, per monitorare l’eventuale febbre o altri sintomi nei 14 giorni successivi al ritorno dalle aree della Cina in cui si sta espandendo il coronavirus.

La circolare parla chiaro: il dirigente scolastico che venga a conoscenza dalla famiglia dell’imminente rientro a scuola di uno studente dalla Cina informa il Dipartimento di prevenzione dell’ Ats che propone e favorisce la permanenza, volontaria, a domicilio, dello studente fino al completamento del periodo di 14 giorni. Una studentessa del liceo linguistico Falcone, rientrata dalla città cinese di Daqing venerdì scorso dopo un soggiorno di sei mesi con altri ragazzi del Progetto Intercultura, conferma l’ assunto: «Sono stata contattata dalla scuola - racconta Iman, 17enne di Zogno che frequenta la classe quarta -. Abbiamo concordato che seguirò un percorso agevolato nell’ interesse di tutti e un rientro graduale.

Lunedì non sono andata a scuola e non lo farò per le prossime due settimane. Potrò seguire le lezioni via Skype. Penso sia giusto così, anche se sto bene. Ho vissuto una bella esperienza in Cina, sia nel liceo che frequentavo per approfondire la cultura orientale, che nelle famiglie presso cui dormivamo nei fine settimana. Utilizzavo il social We Chat, una specie di WhatsApp cinese, per ottenere aggiornamenti in tempo reale sul virus. Ma non ho mai avuto paura».

Tra i sei bergamaschi rientrati dalla Cina ce n’ è anche uno che frequenta il liceo scientifico Mascheroni. Alla fine si è deciso di adottare il principio di «massima precauzione» evocato nella circolare ministeriale dell’ 8 febbraio, che integra le disposizioni contenute nel documento dell’ 1 febbraio di fronte alla crescita del livello di diffusione del coronavirus. Precauzioni al massimo livello nelle scuole e nelle università. Anche l’ateneo di Bergamo si è organizzato per contemperare al meglio il diritto allo studio con il diritto alla salute di tutti. «Abbiamo mantenuto i contatti con gli studenti rientrati dalla Cina e chiesto loro di seguire le indicazioni del Ministero della Salute», spiega il rettore dell’ Università, Remo Morzenti Pellegrini. Quindi l’ invito a far trascorrere 14 giorni per scongiurare qualsiasi tipo di insorgenza del virus prima di rientrare in università alle attività regolari.

«Gli studenti che dovevano partire per il semestre in Cina - aggiunge il rettore - saranno reindirizzati verso altre destinazioni europee: uno andrà in Svezia e altre due studentesse, in partenza per il secondo semestre in Cina, rinvieranno la partenza al prossimo semestre in accordo con le università cinesi». Martina Milesi, 23 anni, una delle studentesse bergamasche del corso di Lingue in comunicazione internazionale rientrate pochi giorni fa da Nanchino, sottolinea: «Io non avevo esami da sostenere in questa sessione, ma so che l’ università si è attivata per trovare date alternative per chi fosse tornato dalla Cina. Da quando sono tornata sono rimasta a casa. Abbiamo tutti contattato il numero verde 1500 del Ministero della Salute che in ogni caso ci ha tranquillizzati, vista la distanza di Nanchino dal focolaio del virus».

© RIPRODUZIONE RISERVATA