Covid, le Rsa reggono: «Positivi solo 160 ospiti su seimila e lo 0,55% del personale»

Giuseppe Matozzo, direttore sociosanitario dell’Ats: «Vaccini quasi al 100%, nessun caso grave. Ora un piano per gli isolamenti».

La curva in salita della pandemia non sta risparmiando nessuno: giovani, anziani, famiglie intere in isolamento, scuole in quarantena, casi di positività tra il personale ospedaliero e anche tra gli ospiti e i dipendenti delle case di riposo bergamasche. Ma nelle Rsa, residenze sanitarie assistenziali per anziani, la situazione è ben diversa rispetto a due anni fa: questa volta ci sono i vaccini, e i contagi sono quasi sempre asintomatici. «La campagna massiva di vaccinazione per la dose “booster”, effettuata direttamente nelle Rsa è praticamente terminata, raggiungendo percentuali che si avvicinano al 100% – sottolinea Giuseppe Matozzo, direttore sociosanitario dell’Ats, Agenzia per la tutela della salute di Bergamo – . Questo consente di contenere in modo significativo sia il numero dei contagi che la sintomatologia. Secondo i dati più recenti (fino a giovedì 20 gennaio ndr) sul totale delle 66 Rsa presenti in provincia risultano ospiti positivi solo in 16 strutture. In relazione alle segnalazioni risultano positivi 160 ospiti (pari circa al 2,5% del totale degli ospiti presenti a gennaio, ovvero 5.934 persone). La maggior parte di queste persone sono asintomatiche o presentano sintomi lievi e sono state per lo più individuate nei percorsi di screening che vengono periodicamente effettuati dalle strutture. Non ci risulta il ricorso a cure ospedaliere, mentre alcune strutture hanno attivato il percorso di consulenza infettivologica, attraverso il progetto di televisita e teleconsulto infettivologico che l’Ats ha attivato con l’Asst Papa Giovanni XXIII di Bergamo e che ha reso disponibile già dallo scorso anno per tutte le Rsa e Rsd (residenza sanitarie per disabili ndr) della provincia. La normativa prevede la permanenza degli ospiti positivi (asintomatici e paucisintomatici) nelle strutture e che le stesse hanno definito, nei Piani organizzativo-gestionali presentati ad Ats, con specifici percorsi per “affrontare” in modo adeguato tali situazioni».

Il personale

Inevitabili anche contagi e le assenze tra il personale: in questo caso, specifica Matozzo, nei casi di positività degli addetti sono coinvolte 15 su 66 Rsa. «Risultano positivi 44 operatori (pari a circa lo 0,55% del totale dei lavoratori, circa 8.000 persone). Va rimarcato che per disposizioni nazionali l’operatore sanitario “contatto stretto” con terza dose e ciclo vaccinale completato da 120 giorni, oppure dichiarato guarito, non deve effettuare isolamento ma può lavorare usando la mascherina Ffp2 e viene sottoposto per 5 giorni lavorativi al tampone, quindi assenti dal lavoro per motivi legati al Covid sono soltanto i 44 operatori che ci risultano positivi».

Guardando ai numeri assoluti, quindi, le carenze di personale a causa dei contagi Covid sembrano «sopportabili», ma va aggiunta la cronica carenza di addetti, in particolare infermieri, la necessità di supplire a ferie, riposi e anche a trasferimenti per altri impieghi. Sui carichi di lavoro, peraltro, pesa anche la necessità di nuovi modelli organizzativi, perché anche le Rsa devono provvedere a procedure specifiche di isolamento e spazi riservati ai malati Covid.

Il piano isolamenti

E su questo la stessa Ats di Bergamo sta lavorando per un piano ad hoc. «Le disposizioni regionali prevedono che le unità d’offerta residenziali identifichino alcune stanze, in numero adeguato al numero dei residenti che consentano la quarantena e l’isolamento di casi sospetti o confermati Covid – illustra Matozzo – .Il numero di camere disponibili dovrebbe essere rapportato al totale di posti letto della struttura e ai livelli di incidenza e prevalenza della malattia registrati in passato o nel periodo di riferimento, per garantire sicurezza alla struttura in caso di necessità. Con l’obiettivo di definire in maniera omogenea il numero di camere da destinare alla quarantena e all’isolamento sono in corso, come direzione sociosanitaria, interlocuzioni con i rappresentanti dei gestori di Rsa: si sta delineando la proposta di una camera singola di isolamento ogni 40 posti letto circa e almeno una di quarantena per ogni unità d’offerta. Le singole strutture sociosanitarie hanno inoltre definito le modalità organizzative per la prevenzione e la gestione delle infezioni da Sars-Cov2 nei Piani organizzativi-gestionali che vengono costantemente aggiornati e inviati all’Ats, che a sua volta effettua supporto e controllo sia in videoconferenza che attraverso sopralluoghi».

Spese e ristori

Se le Rsa quindi risultano «tenere» nella quarta ondata, è altrettanto vero che i costi di gestione sono aumentati, da un lato sono lievitati i costi per l’energia, dall’altro c’è la mancanza di nuove entrate per la necessità di tenere posti letto vuoti per emergenze pandemiche e isolamenti, a cui si aggiungono le spese anche per la prevenzione dei contagi. E da più parti, nelle ultime settimane, sta crescendo anche la preoccupazione per gli approvvigionamenti di dispositivi di protezione e di tamponi, test cresciuti in modo vertiginoso per tutti, dalle scuole alle famiglie.

«Per l’aumento delle spese ed eventuali nuovi ristori, siamo in attesa che la direzione generale Welfare della Regione Lombardia emani uno specifico provvedimento, come è avvenuto per gli anni passati. Per i test antigenici rapidi, il Servizio sanitario regionale li rende disponibili prevedendone l’utilizzo per ospiti e operatori. La fornitura dei test antigenici rapidi è garantita dalla gestione del Commissario straordinario per l’attuazione e il coordinamento delle misure di contenimento e contrasto della pandemia con oneri a carico dello stesso. L’Ats di Bergamo, pertanto, dal mese di novembre 2020, in relazione ai tamponi resi disponibili dalla struttura commissariale, sta fornendo i tamponi mensilmente alle Rsa, circa 21.600 tamponi, per effettuare i percorsi di screening (per gli operatori a cadenza almeno ogni 14 giorni) o al manifestarsi di sintomi anche lievi per procedere ad effettuare indagini sul caso sospetto. L’adesione al percorso non è obbligatoria ma la possibilità di sottoporsi a uno screening è almeno mensile per gli ospiti mentre per gli operatori è indicativamente ogni 14 giorni. A gennaio abbiamo effettuato l’ultima fornitura e siamo in attesa di un nuovo approvvigionamento da parte del Commissario che dovrebbe avvenire per la fine di questo mese. Per i dispositivi di protezione individuale, ricordo che sono a carico del datore di lavoro: non siamo più nella situazione di inizio pandemia, dove recuperare dispositivi era impossibile e negli incontri periodici con le Rsa non abbiamo riscontrato difficoltà a reperire tale materiale; comunque, la struttura commissariale ha reso disponibili dispositivi che l’Ats ha prontamente distribuito: tra il 2020 e il 2021 708.034 mascherine chirurgiche, 344.580 Ffp2, e 50170 Ffp3».

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