Covid, nell’ultimo mese dati più che dimezzati. «E continuerà così»

Deciso calo di contagiati, ricoverati e decessi. L’epidemiologo La Vecchia: «Il trend dovrebbe proseguire. Vaccinare al massimo gli over 50 per evitare i casi gravi».

I dati del Covid sono incoraggianti e si sono più che dimezzati: in Lombardia nell’ultimo mese si è passati da 2.300 a 800 casi positivi al giorno (sabato 711) e da 50 a 10 decessi giornalieri (9 vittime nelle ultime 24 ore). Dai 4.185 ricoverati ordinari del 23 aprile si è scesi ai 1.480 registrati ieri (altri 86 in meno in un giorno) e da 644 a 294 pazienti in Terapia intensiva (4 in meno rispetto a sabato). Numeri in netto calo anche nella Bergamasca: dai 236 casi positivi del 23 aprile agli 80 riscontrati ieri; dai 6 decessi giornalieri che si registravano a fine aprile alle zero vittime degli ultimi tre giorni; dai 414 ricoverati Covid (di cui 61 in Terapia intensiva) di un mese fa ai 163 di ieri (28 in area critica).

«Numeri da interpretare positivamente - sottolinea l’epidemiologo Carlo La Vecchia, docente di Statistica medica all’Università Statale di Milano -. Non si ravvisa alcun segnale per cui questo trend debba modificarsi nelle prossime settimane, anzi è probabile un miglioramento, perché man mano che riusciamo a coprire almeno con una dose i più anziani, allora diminuiscono i malati gravi e i decessi. In Lombardia lo stato delle vaccinazioni con una dose di fatto è stato completato negli over 80 con quasi il 95%, per la fascia 70-79 anni siamo all’84%. Dobbiamo ancora coprire un 25% nella fascia 60-69 anni e resta molto da coprire la fascia 50-59, perché siamo al 29%. L’obiettivo delle prossime settimane, più che fare tanti vaccini ed estenderli anche alla fascia 30-40 anni, è coprire in maniera totale gli anziani e gli adulti con più di 50 anni, perché sono ancora molti quelli che si ammalano in maniera seria in quella fascia di età e finiscono in Terapia intensiva. Entro giugno dovremmo essere a buon punto, perché 40enni che si ammalano ci sono, ma sono pochi quelli che finiscono in ospedale con grave insufficienza respiratoria».

Ieri sono stati processati 32.977 tamponi, con il tasso di positività in leggera crescita al 2,1% (il giorno prima 1,7%). Il maggior incremento giornaliero di positivi a Milano (242 nuovi casi), a seguire Brescia (103), Bergamo (80) e Monza e Brianza (64). «Finora l’allentamento delle misure restrittive non ha comportato effetti particolari sui numeri dei contagi, grazie alle vaccinazioni e al fattore climatico - aggiunge La Vecchia -. La prima dose dei vaccini protegge molto e riduce il rischio di contrarre l’infezione dell’80-90%, ma bisogna essere chiari: i primi effetti si producono dopo 15 giorni dalla somministrazione, quindi fatta la prima dose non bisogna rilassarsi nel senso di allentare le misure di precauzione e bisogna comportarsi come se non si fosse vaccinati. C’è poi un ulteriore aspetto da considerare: un’ampia porzione della popolazione lombarda e bergamasca si è contagiata e ciò fa da tampone all’epidemia. Finora in Italia sono stati distribuiti 30 milioni di dosi, l’obiettivo è arrivare a 80 milioni di dosi in cento giorni per coprire 40 milioni di adulti. Con questi ritmi arriveremo a fine estate ad aver vaccinato gran parte della popolazione».

La Vecchia si sofferma poi sui dati regionali: «Se i numeri contenuti dei contagi si confermeranno nei prossimi giorni, in Lombardia a metà giugno dovremmo essere zona bianca, sul presupposto di tre settimane consecutive sotto il valore di 50 come incidenza di nuovi positivi ogni 100 mila abitanti (ieri il valore era di 56 in Lombardia e di 44 nella Bergamasca, ndr). E, come ha anticipato il premier Draghi, in un paio di mesi l’obbligo delle mascherine all’esterno potrebbe essere eliminato».

«Ma occhio, virus imprevedibile»

Sui futuri scenari del Covid, l’epidemiologo La Vecchia invita alla prudenza: «Questo virus è imprevedibile e ci ha sorpreso più di una volta. Il ritorno di un’epidemia consistente in autunno potrebbe essere legato al diffondersi di qualche variante più contagiosa, resistente ai vaccini e nonostante l’immunità acquisita ad ampio raggio. È un’ipotesi di cui tener conto. Dobbiamo essere tuttavia fiduciosi perché in questi giorni si è dimostrato che alcuni vaccini (AstraZeneca e Pfizer) riescono a proteggere anche dalla variante indiana, quella più insidiosa e che ha maggiore probabilità di diffusione rispetto alla sudafricana, anche per i minori contatti e scambi con il Sudafrica».

© RIPRODUZIONE RISERVATA