Covid: servirà ancora un mese, poi via alla nuova campagna vaccinale

VERSO L’INVERNO. Interessati 370mila bergamaschi, in primis over 80 e fragili. Bombana (Bg Est): «Tamponi di screening per monitoraggio continuativo».

Un mese ancora d’attesa, all’incirca. Mentre l’ultimo scorcio d’estate consegna un rimbalzo dei contagi da Sars-CoV-2, si lavora per la partenza della campagna vaccinale anti-Covid d’autunno-inverno. L’effettiva partenza del nuovo giro di somministrazioni col vaccino aggiornato alla «versione» Omicron XBB.1.5 – già approvato da Ema e Aifa – avverrà per metà ottobre: è questo, indicativamente, l’orizzonte su cui sta lavorando la Lombardia. Anche venerdì si è tenuta una riunione online tra i vertici della Regione e i referenti delle Asst e delle Ats.

Ora non resta che attendere l’effettivo invio dei nuovi farmaci, fra ottobre e novembre Pfizer consegnerà quasi 9,2 milioni di dosi per l’Italia. Le prime spedizioni giungeranno appunto a destinazione a inizio ottobre; il tempo di approntare i dettagli e – salvo variazioni o accelerazioni – per metà di quel mese la campagna vaccinale dovrebbe partire.

I punti vaccinali e la platea

La circolare del ministero della Salute fissa il perimetro del richiamo vaccinale anti-Covid. Con

una postilla: «In fase di avvio della campagna, nell’eventualità di una disponibilità di dosi insufficiente a garantire un’immediata adeguata copertura, la vaccinazione sarà prioritariamente somministrata alle persone di età pari o superiore a 80 anni, agli ospiti delle strutture per lungodegenti, alle persone con elevata fragilità con particolare riferimento ai soggetti con marcata compromissione del sistema immunitario, agli operatori sanitari addetti all’assistenza negli ospedali e nelle strutture di lungodegenza». Contando invece su consegne senza intoppi, la vaccinazione sarà raccomandata a una quota più ampia di popolazione: a tutti gli over 60, poi appunto agli ospiti di strutture per lungodegenti, alle donne in gravidanza e allattamento, agli operatori sanitari e sociosanitari e ai «fragili». In tutto – indicativamente – fino a 370mila bergamaschi.

Già in estate, tra l’altro, la Regione aveva individuato i centri vaccinali da utilizzare sino a fine 2023: per la Bergamasca si sono scelte la Casa di comunità di Borgo Palazzo (Asst «Papa Giovanni»), le Cdc di Gazzaniga, Lovere e Calcinate (Asst Bergamo Est), le Cdc di Dalmine, Martinengo e Ponte San Pietro e il centro vaccinale di Treviglio (per l’Asst Bergamo Ovest); a questi si affiancherà la rete delle farmacie aderenti.

Gli screening negli ospedali

Tenere la guardia alta è l’indicazione della Regione. Non a caso il 1° settembre la Direzione generale Welfare ha inviato agli ospedali una dettagliata circolare sull’effettuazione dei tamponi ai pazienti, e quelle stesse indicazioni sono state poi sostanzialmente riprese anche nella circolare ministeriale (valida in tutta Italia) diramata venerdì. In più, sempre dal 1° settembre in Lombardia è partito un nuovo screening dedicato all’«allerta precoce»: «A cadenza settimanale – spiega Enrico Bombana, direttore della Struttura complessa Vaccinazioni e sorveglianza malattie infettive dell’Asst Bergamo Est -, gli ospedali sono tenuti a effettuare una serie di tamponi di screening su pazienti che transitano dal pronto soccorso e anche ad alcuni pazienti in terapia intensiva: è una sorveglianza allargata a 9 virus, dal Sars-CoV-2 all’influenza passando per l’Rsv e altri agenti patogeni simili, in modo che si possa avere un monitoraggio continuativo sulle infezioni più diffuse. Uno screening di questo tipo permette di cogliere in maniera più rapida eventuali picchi epidemiologici, così da intervenire tempestivamente».

Ma preoccupa, questo nuovo rialzo dei contagi? «Era atteso – ragiona Bombana -, e tra l’altro ormai è dimostrato come il Covid resista anche d’estate. A livello ospedaliero l’impatto è finora molto tenue: tramite i tamponi pre-ricovero, nei nostri ospedali (all’Asst Bergamo Est ne fanno 5, ndr) nell’ultima settimana abbiamo individuato solo una lieve polmonite, mentre gli altri casi di positività sono senza sintomi respiratori. Anche gli ultimi studi scientifici indicano che nella popolazione giovane e sana le difese immunitarie resistono fino a 18 mesi, mentre tra anziani e fragili c’è una perdita di protezione più rapida. Per questo sarà importante proseguire la campagna vaccinale, col richiamo annuale per anziani e fragili».

© RIPRODUZIONE RISERVATA