Covid, le vaccinazioni si stanno spegnendo: meno di 100 al giorno

LA CAMPAGNA. Nel periodo di massima attività si arrivava fino a 10mila. Le quinte dosi ora sono a quota 7.736, mentre le quarte sono oltre 140mila.

Formalmente, tutto è come prima. Una presenza ancora comunque capillare di centri vaccinali e di farmacie, di medici e di infermieri, e la solita piattaforma per prenotare. La sostanza è però diversa: oggi, ormai, quasi più nessuno si vaccina contro il Covid.

È un epilogo quasi fisiologico, cessata la fase emergenziale: la malattia non fa più paura, e intanto ci si avvia verso la stagione più calda (benché, specie con le ultime varianti, il virus sfugga alla logica della stagionalità). Oggi in Bergamasca si viaggia in media a qualche decina di vaccinazioni al giorno, al massimo un centinaio; nei momenti di massima affluenza, nella fase massiva della prima o della terza dose, si superavano invece le 10mila iniezioni quotidiane. In pratica siamo a un centesimo della massima «potenza», e anche per questo si sta valutando come proseguire. Con una sorta di principio di fondo: vista la «normalizzazione» della malattia, anche le vaccinazioni anti-Covid si stanno «normalizzando», cioè diventano una delle tante attività della sfera della prevenzione.

Le ultime cifre

I numeri, appunto. Al 20 febbraio, secondo il «contatore» della Regione, in Bergamasca risultavano 144.282 cittadini con la quarta dose e 6.947 con la quinta dose (guardando appunto ai booster più d’attualità): al 31 marzo, cioè meno di 40 giorni dopo, le quarte dosi sono salite a quota 147.339 e le quinte dosi a 7.736; in 38 giorni si sono dunque aggiunte 3.057 quarte dosi (80 al giorno) e 762 quinte dosi (20 al giorno). Dalla seconda metà di marzo la progressione è però scesa ulteriormente. Al «Papa Giovanni» di Bergamo, per esempio, dal 6 al 29 marzo sono state 150 le vaccinazioni anti-Covid (meno di 7 al giorno in media; in realtà si tratta di qualche decina per ogni sessione vaccinale, considerando che ora le vaccinazioni non sono quotidiane), contro per esempio le 2.323 anti-zoster e le 281 anti-Hpv. «L’affluenza per l’anti-Covid è oggettivamente bassa – rileva Giampietro Gregis, direttore dell’Unità Vaccinazioni e Sorveglianza malattie infettive dell’Asst cittadina –. Chi si vaccina oggi è prevalentemente una persona che vuole ricevere il bivalente (cioè il vaccino aggiornato alla variante Omicron dopo aver ricevuto la quarta dose con quello “vecchio”, ndr), o persone con comorbilità; qualcuno invece si vaccina perché deve affrontare viaggi in Paesi che sollecitano una vaccinazione recente o perché lì c’è una particolare circolazione virale. Visti i numeri bassi per il Covid, abbiamo utilizzato la tensostruttura anche per altre vaccinazioni, razionalizzando l’investimento: e infatti abbiamo ottimi dati per la vaccinazione anti-zoster, superiori alle attese. È importante anche recuperare le vaccinazioni anti-Hpv». Sul futuro della tensostruttura al momento sono in corso valutazioni organizzative; fino a fine giugno la situazione dovrebbe rimanere quella attuale, poi si vedrà.

I centri ancora aperti

Il «Papa Giovanni» al momento ha già fissato lì diverse sedute anti-Covid per il mese di aprile (per bambini 5-11 anni e adulti over 12), e prosegue anche nelle Case di comunità di Borgo Palazzo e Zogno (per i bambini da 6 mesi a 4 anni), sempre con prenotazione tramite il portale della Regione. L’Asst Bergamo Est punta sulle Case di comunità di Gazzaniga, Calcinate e Lovere. «Siamo ancora attivi con più sedi sul territorio – spiegano dall’Asst – perché copriamo un territorio molto variegato. Gli operatori sono in servizio anche per le altre vaccinazioni oltre al Covid. A fine mese si valuterà nuovamente l’organizzazione, anche a seconda delle adesioni». Che al momento restano basse anche in quest’area, con poche unità per ciascuna sessione vaccinale. Proprio nei giorni scorsi l’Asst Bergamo Ovest ha fatto il punto sulle proprie sedi vaccinali anti-Covid: l’operatività al momento continua nelle Case di comunità di Dalmine, Martinengo e Ponte San Pietro, oltre al Centro vaccinale al piano terra della palazzina uffici dell’ospedale di Treviglio.

Medici e farmacie

Hanno invece chiuso da fine febbraio i centri gestiti da Iml, cooperativa dei medici di base: «I numeri erano diventati risibili – spiega Mario Sorlini, presidente di Iml –. La percezione del pericolo è svanita completamente, anche negli anziani. Il nostro contributo per la campagna è stato importante, con 360mila vaccinazioni nella Bergamasca e oltre un milione nell’intera Lombardia». Resta in campo la rete delle farmacie, «anche se la richiesta è molto residuale – osserva Giovanni Petrosillo, presidente di Federfarma Bergamo –. Le farmacie hanno ancora buone scorte di vaccini, ma rischiano di scadere con poche adesioni: anche per questo se non ci sono più richieste una struttura può valutare di non proseguire».

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