Covid, verso il «taglio» della quarantena. «Ma occhio all’inverno»

Il governo. Al lavoro sul cambio di regole: ipotesi stop al tampone e fuori dall’isolamento prima del quinto giorno. Pregliasco: probabile aumento dei casi, serve prudenza.

Di ufficiale ancora non c’è nulla, verosimilmente perché ancora non è stata trovata la quadra. Ma una riflessione, anche piuttosto concreta, è in corso e ha trovato un’accelerazione negli ultimi giorni: le regole per l’isolamento dei positivi al Sars-CoV-2 potrebbero nuovamente cambiare, «accorciandosi» ulteriormente.

L’ipotesi è sul tavolo del ministro della Salute, Orazio Schillaci: «Anche chi ha una sintomatologia lieve può tornare prima (cioè finire l’isolamento anzitempo, ndr), dopo almeno 24 ore di assenza di febbre, magari con qualche precauzione come la mascherina, per proteggere i più fragili» ha detto mercoledì. La formula è ancora da definire, ma l’indirizzo sembra chiaro: un «taglio» ai tempi dell’isolamento.

La nuova ipotesi

Nel parere inviato al ministero della Salute l’Istituto Spallanzani di Roma sottolinea come «in molti Paesi è stato ridotto drasticamente il periodo di isolamento per le persone risultate positive». Proprio per questo, lo Spallanzani ritiene che per gli «asintomatici l’isolamento possa durare 5 giorni dalla positività senza bisogno di un ulteriore test negativo». E, quindi, potrebbero esserci novità anche per i tamponi. Il ministro ha infatti detto di essere intenzionato a eliminare «eventualmente» anche il tampone finale.

La situazione attuale

Attualmente, come previsto dall’ordinanza firmata dall’ormai ex ministro Speranza a fine agosto e ancora in vigore, «per i casi che sono sempre stati asintomatici oppure sono stati dapprima sintomatici ma risultano asintomatici da almeno 2 giorni, l’isolamento potrà terminare dopo 5 giorni, purché venga effettuato un test che risulti negativo al termine dell’isolamento». Per i casi di «prolungata positività», cioè chi risulta continuamente positivo al tampone, l’isolamento finisce comunque dopo 14 giorni.

I numeri

Il cambio di regole andrebbe a interessare un buon numero di bergamaschi: ogni settimana ci sono stabilmente alcune migliaia di cittadini – con deciso turnover – in isolamento. Al 16 novembre, secondo il report periodico di Ats, erano infatti 3.187 i bergamaschi in isolamento obbligatorio perché positivi al virus, tra l’altro con un incremento del 18% rispetto ai 2.701 del 9 novembre. A questi se ne aggiungono 67 in autosorveglianza perché «contatti» di positivi. L’ultima settimana, dopo un mese di discesa dei casi, ha visto di fatto un nuovo aumento dei contagi, e dunque l’ampliamento della platea degli «isolati».

«Fase di transizione»

Da un punto di vista di sanità pubblica, questo «quasi liberi tutti» è una strada percorribile? «Siamo in una fase di transizione tra pandemia ed endemia», premette Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università degli Studi di Milano e direttore sanitario dell’Irccs «Galeazzi-Sant’Ambrogio» di Milano: «È comprensibile che si aggiornino gli interventi di sanità pubblica a quello che è l’andamento attuale, è giusto semplificare alcune disposizioni per renderle più attuabili in via sistematica. Oggi abbiamo dati più certi rispetto al fatto che la carica virale si concentri nei primi giorni. Ridurre la quarantena aumenta un po’ il rischio, ma si tratta di fare delle scelte politiche che tengano in considerazioni le variabili sanitarie, economiche e psicologiche». Insomma, questo a lungo andare sarà l’ulteriore passo di convivenza col virus. Su un’accelerazione immediata nella revisione delle regole, Pregliasco rimane più prudente: «Il ragionamento di fondo è condivisibile, ma ritengo sia preferibile non applicarlo nell’immediato, ma solo dopo aver valutato quello che sarà l’atteso e probabile rimbalzo del Covid che ci aspettiamo nel periodo invernale».

Il volto della pandemia è oggi diverso agli inverni precedenti, e lo è grazie soprattutto al vaccino. «I vaccini hanno dimostrato un’efficacia notevole – ribadisce Pregliasco –. È vero che il virus si è in parte rabbonito, e che oggi reinfetta soprattutto soggetti che si erano già ammalati e che dunque hanno effetti più lievi. Ma sui fragili è ancora pericoloso, per questo è necessario proseguire lo sforzo per raccomandare ad anziani e fragili la quarta dose. Nel futuro prossimo l’andamento sarà più tranquillo, passeremo probabilmente a una vaccinazione annuale come per l’influenza. E dovremo cambiare anche il linguaggio: non dovremo più “enumerare” le dosi dell’anti-Covid, così come nessuno conta le dosi dell’antinfluenzale. Diventeranno vaccinazioni periodiche per le persone più a rischio».

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