Dalle Orobie all’Adda, i Parchi e la siccità: «rifugi» naturali da salvaguardare

Ambiente. Aumentati gli afflussi di frequentatori in cerca di fresco nel verde. Allerta per gli incendi. Fauna e vegetazione soffrono la carenza d’acqua.

L’emergenza siccità ha colpito anche i parchi regionali della Bergamasca (Parco delle Orobie Bergamasche, Parco dei Colli di Bergamo, Parco del Serio, Parco dell’Adda nord, Parco dell’Oglio nord), che si ritrovano ora alle prese con gli effetti della mancanza di acqua sulla flora e la fauna presente nel proprio territorio. «Il nostro è un parco agricolo-forestale – spiega Pasquale Bergamelli, responsabile servizio tutela ambientale del Parco dei Colli di Bergamo –. Per quanto riguarda il settore agricolo, i prati sono andati in sofferenza e anche gli allevamenti, con danni importanti alle aziende. Danni che si sono avuti e le cui ripercussioni si avranno anche nel tempo a livello di vegetazione dei boschi. Ci sono stati gli incendi, prontamente spenti.

E il bosco ne ha visibilmente risentito, essendo composto da organismi viventi: le piante hanno cercato difese per combattere la siccità perdendo le foglie e riducendo la fotosintesi per sopravvivere, ma questa ondata di caldo si ripercuoterà sul territorio per 2-3 anni e può portare alla morte di specie fragili, come i castagni che già hanno altri problemi. Ci sarà una selezione naturale di alberi. Fortunatamente abbiamo boschi diversificati per specie e altezze e la loro composizione multipla ha permesso una maggiore difesa dal caldo». Se a livello forestale la tenuta è stata buona nonostante la carenza di acqua, non si può dire altrettanto per quelle biodiversità esistenti nei pressi delle pozze d’acqua.

Meno cinghiali

«Le pozze – conclude – sono andate in sofferenza e quindi anche gli anfibi che le popolano. Siamo corsi ai ripari con interventi di manutenzione importante, anche di ripulitura di queste zone. Anche i mammiferi, però, hanno subito contraccolpi: ad esempio i cinghiali, che noi stiamo cercando di eradicare, per la prima volta non sono cresciuti a dismisura, cosa che invece accade negli anni piovosi». Oltre agli effetti negativi, però, la siccità ha portato anche a una riscoperta dei grandi parchi della Bergamasca, con un’affluenza in crescita ovunque.

«Tanti stanno conoscendo finalmente le bellezze dietro casa che prima nemmeno sapevano esistessero e questo è un valore aggiunto, anche se poi il fenomeno si è trascinato dietro il malcostume dell’abbandono dei rifiuti in alcuni casi. Ma sicuramente è una bella riscoperta del territorio, già iniziata con il post pandemia»

«Noi abbiamo avuto un bellissimo afflusso – dichiara Basilio Monaci, presidente del Parco del Serio – con moltissimi cittadini locali che scoprono sempre di più il nostro parco per passeggiare e andare in bicicletta. Tanti stanno conoscendo finalmente le bellezze dietro casa che prima nemmeno sapevano esistessero e questo è un valore aggiunto, anche se poi il fenomeno si è trascinato dietro il malcostume dell’abbandono dei rifiuti in alcuni casi. Ma sicuramente è una bella riscoperta del territorio, già iniziata con il post pandemia».

Caccia al fresco

Una riscoperta che confermano anche dal Parco dell’Adda nord, dove «abbiamo registrato – dicono – un afflusso di gente molto positivo, sia dai cittadini della zona che dai turisti. C’è tanta gente che viene, lo si può notare a vista d’occhio. E molti vengono a prendere un po’ di fresco e a ripararsi così dalla siccità e dal caldo di questa estate». Molti anche quelli che hanno deciso di ripararsi dal caldo recandosi al Parco delle Orobie Bergamasche.

«Abbiamo avuto un beneficio turistico sicuramente, con tanta gente sia del posto che da fuori che è venuta a trovarci. Anche lungo il fiume Oglio è venuta tanta gente a fare il bagno, come sempre, e il parco è sempre pieno

«Si è vissuto – dichiara Yvan Caccia, Presidente del Parco delle Orobie Bergamasche – un aumento della popolazione esponenziale durante il periodo più secco che ha portato a una notevole affluenza». Così come notevole è stata l’affluenza al Parco dell’Oglio nord, come confermato dal presidente Luigi Ferrari: «Abbiamo avuto un beneficio turistico sicuramente – spiega –, con tanta gente sia del posto che da fuori che è venuta a trovarci. Anche lungo il fiume Oglio è venuta tanta gente a fare il bagno, come sempre, e il parco è sempre pieno». Esattamente come pieno da mesi è anche il Parco dei Colli di Bergamo.

Il polmone verde

«Il nostro parco – conclude Oscar Locatelli, presidente del Parco dei Colli di Bergamo – è un polmone verde per quanto riguarda la città e i dintorni, ma anche per le aree più in quota. È stato quindi sempre di aiuto e la frequentazione sempre notevole. Anche negli anni passati, ma ancora di più quest’anno. Quest’estate si è sicuramente notata una frequentazione maggiore rispetto al solito, soprattutto a passeggiare nei boschi. È stato un po’ un luogo che ha avuto la funzione di valvola di sfogo, proprio come durante il lockdown dovuto al Covid-19. Quest’estate però si veniva per ripararsi dal caldo».

I presidenti: acqua risorsa da distribuire con maggiore equità

I problemi maggiori dovuti alla siccità riscontrati dai parchi regionali bergamaschi sono quelli legati all’agricoltura. Nel territorio dei parchi vi sono infatti aziende agricole, allevatori e alpeggi, che con la mancanza di acqua hanno subìto danni esattamente come il resto del settore. «Vista l’annata e la siccità persistente – conferma Ferrari Luigi, presidente del Parco dell’Oglio nord – il settore che ha sofferto di più è sicuramente l’agricoltura. Soprattutto i terreni verso nord, sia nella Bergamasca che nel Bresciano sono andati in sofferenza e quindi le attività hanno avuto perdite importanti».

«C’è stato un calo enorme di disponibilità idrica, dalla primavera in poi, quando serve all’agricoltura e all’ambiente e alla biodiversità. Le maggiori difficoltà ci sono, come detto, nella Bergamasca, dove il fiume da dopo Seriate va sotto, si insabbia e scompare per poi riemergere per fortuna quando può, poco dopo Romano, fornendo i bellissimi fontanili»

«Il fiume Serio – spiega Basilio Monaci, presidente del Parco del Serio – è un vero problema, soprattutto nella prima parte dell’area bergamasca, dove ha sofferto molto di più. C’è stato un calo enorme di disponibilità idrica, dalla primavera in poi, quando serve all’agricoltura e all’ambiente e alla biodiversità. Le maggiori difficoltà ci sono, come detto, nella Bergamasca, dove il fiume da dopo Seriate va sotto, si insabbia e scompare per poi riemergere per fortuna quando può, poco dopo Romano, fornendo i bellissimi fontanili».

Serio dimezzato

L’acqua del fiume «è diminuita di oltre la metà – continua Monaci –. Quello che mi auguro è che le Province coinvolte lavorino per dare una più equa distribuzione della risorsa acqua agli agricoltori, perché quest’anno purtroppo quando c’era non è stata data a tutti in egual misura, creando malcontento e disagi e litigi. Quindi il Parco del Serio chiede che per la prossima campagna irrigua ci sia una migliore organizzazione: che vengano quindi ritirate tutte le concessioni attuali per poi essere ridistribuite in maniera equa al mondo agricolo».

«Durante l’ultima seduta del Parco abbiamo approvato una delibera con cui chiediamo: a Uniacque, che per gli interventi di soccorso agli alpeggiatori, stante la crisi idrica, non sia fatto pagare nulla agli stessi, se non solo una cifra simbolica; e alla Regione che la Protezione Civile riconosca le maggiori spese dei nuclei»

Alpeggi in difficoltà

I problemi di acqua, infine, si sono registrati anche negli alpeggi. «Noi abbiamo ricevuto diverse segnalazioni dall’area della Presolana – dichiara Yvan Caccia, presidente del Parco delle Orobie Bergamasche – e siamo intervenuti a sostegno degli alpeggiatori. Per questo durante l’ultima seduta del Parco abbiamo approvato una delibera con cui chiediamo: a Uniacque, che per gli interventi di soccorso agli alpeggiatori, stante la crisi idrica, non sia fatto pagare nulla agli stessi, se non solo una cifra simbolica; e a Regione, invece, che la Protezione Civile riconosca le maggiori spese dei nuclei di protezione civile locali perché in autonomia hanno assistito gli alpeggiatori sulle Orobie, in alcune zone che hanno sofferto sicuramente più di altre».

© RIPRODUZIONE RISERVATA