Dimesso uno dei due carabinieri accoltellati a Nembro, operato il collega

Migliorano le condizioni dei due giovani carabinieri accoltellati giovedì sera a Nembro. A casa il militare di 24 anni, per il collega un intervento (andato bene) a un’arteria. L’aggressore ricercato, un marocchino di 36 anni, sarebbe ancora nella Bergamasca.

Migliorano le condizioni dei due giovani carabinieri accoltellati giovedì sera a Nembro, mentre non si trova il loro aggressore, un marocchino di 36 anni che potrebbe essere nascosto ancora nella Bergamasca forse grazie alla complicità di uno degli assuntori ai quali forniva da anni la droga. Ma andiamo con ordine. Nella tarda serata di venerdì è stato dimesso il carabiniere più giovane, 24 anni, originario di Reggio Calabria: nell’aggressione ha riportato una ferita al bicipite sinistro e ne avrà per una trentina di giorni.

Il suo collega – entrambi sono in servizio alla stazione dell’Arma di Albino da tre anni – di 26 anni, nativo di Caltagirone, è invece ancora ricoverato all’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, dov’è stato sottoposto a un intervento chirurgico perché la coltellata al torace sinistro – è emerso dagli esami – ha leso leggermente un’arteria, causandogli una emorragia interna. Nulla comunque di preoccupante: è stato sottoposto in anestesia locale a un’intervento di angioplastica che è andato molto bene. Starà ancora in ospedale e la prognosi iniziale di 30 giorni dovrebbe aumentare, ma il giovane militare dell’Arma non avrà conseguenze dalla ferita. Nel frattempo i loro colleghi del reparto operativo del comando di Bergamo proseguono le ricerche dell’aggressore, ormai estese anche oltre i confini della Bergamasca.

L’ipotesi che il trentaseienne marocchino sia espatriato – si apprende da ambienti investigativi – è la meno verosimile: più facile che sia ancora nascosto nella nostra provincia, quasi certamente lontano da Nembro e da Pradalunga – dove abitava – e ospitato o da un connazionale o da qualcuno dei suoi «clienti», verosimilmente con la promessa di qualche dose di droga per il «disturbo» (l’ipotesi è che gli sia stato dato anche un passaggio in auto dopo l’aggressione). Dove però sia resta per il momento un mistero, anche se i carabinieri contano di rintracciarlo e assicurarlo alla giustizia per duplice tentato omicidio (la Procura ha aperto un fascicolo firmato dal sostituto Silvia Marchina): il suo cellulare risulta ovviamente spento dalla sera dell’accoltellamento e anche la visione dei filmati di alcune telecamere della zona di Nembro Saletti (non direttamente nei pressi del ponte sul Serio teatro dell’agguato e del vicino sottopasso, perché lì non ce ne sono) non hanno per ora fornito elementi utili alle ricerche.

Il trentaseienne – la cui identità era ben nota anche ai due militari poi feriti durante l’operazione antidroga e ai loro due colleghi, pure in borghese, che erano con loro – era fuggito a piedi, abbandonando la bici che usava regolarmente per raggiungere il parchetto di Nembro Saletti e spacciare. In Italia da oltre 15 anni, in passato si era sposato con una cittadina italiana della provincia di Monza e Brianza, dalla quale si era in seguito separato. Non ha figli e non ha mai avuto un lavoro né la cittadinanza italiana, ma era in regola con il permesso di soggiorno. Non risultano inoltre a suo carico provvedimenti di espulsione, benché la sua attività di spaccio fosse fiorente e nota: denunciato e arrestato diverse volte, era al momento a piede libero. Nel 2017 era anche evaso dal carcere. L’anno scorso era finito in manette in un’operazione antidroga, dopo essersi barricato in casa. La cocaina scoperta nel wc era in realtà bicarbonato: si era già liberato della droga.

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