Disagio psichico, richieste su del 30%. Ma il «bonus psicologo» divide gli esperti

Il post pandemia. Fino a 600 euro per le sedute. Emi Bondi (Papa Giovanni): «Un errore erogare fondi “senza filtro” e tagliarli ai servizi pubblici». Saffioti: «Serve una sperimentazione». Poerio: «Primo segnale di attenzione al tema».

Se ne parla da mesi, ma ci vorrà ancora tempo prima di poter usufruire del «bonus psicologo», la misura prevista dal governo per dare un sostegno a coloro che, in seguito alla pandemia e alla crisi socio-economica, soffrono di depressione, ansia, stress e fragilità psicologica. È possibile richiederlo fino al 24 ottobre sul sito dell’Inps; il sussidio darà la possibilità (a seconda del reddito) di usufruire da 4 a 12 sedute di psicoterapia del valore di 50 euro, fino all’esaurimento dei fondi stanziati, pari a 25 milioni di euro. Scaduti i termini per la presentazione delle domande, saranno stilate delle graduatorie regionali tenendo conto del valore Isee, e solo successivamente sarà riconosciuto un codice che il cittadino potrà utilizzare (entro 180 giorni) negli studi dei professionisti che nel frattempo avranno dato la loro adesione all’iniziativa.

«No a erogazioni senza filtro»

Si tratta di una misura straordinaria, come la gran parte dei bonus, che il governo ha messo in campo per rispondere alle tante richieste d’aiuto che anche le strutture sanitarie pubbliche stanno ricevendo da molti mesi a questa parte. E proprio da qui prende forma la perplessità espressa da alcuni professionisti in merito al provvedimento. Dopo la pandemia «i bisogni sono cresciuti – spiega Emi Bondi, direttore del Dipartimento di Salute mentale e delle Dipendenze dell’ospedale Papa Giovanni XXIII –. Abbiamo registrato circa il 30% di richieste in più. Del resto i numeri ci dicono che la depressione è aumentata del 27% e i disturbi d’ansia del 25%. Le persone che si rivolgono ai nostri servizi aumentano, e abbiamo la necessità di fare fronte a richieste nuove. Purtroppo però i finanziamenti sui servizi pubblici si sono ulteriormente ridotti».

Può, dunque, il bonus previsto dal governo dare una mano al settore? «Il soccorso psicologico rappresenta un supporto importante nei confronti dei disagi della vita, anche quando ci troviamo di fronte a patologie minori, ma a mio avviso questi percorsi dovrebbero avvenire nel pubblico, in una situazione istituzionalizzata, in maniera coerente e con una valutazione in grado di comprendere la congruità dell’intervento», è il ragionamento di Emi Bondi. «Assistiamo invece a un’erogazione senza filtro – prosegue –, senza sapere chi effettivamente utilizzerà questi soldi, che potrebbero essere spesi anche in maniera impropria». Il settore soffre una mancanza di personale che sta acuendosi proprio in questi mesi e le strutture pubbliche faticano a rispondere a tutte le richieste di aiuto. «Da tempo chiediamo di potenziare il servizio pubblico anche con l’assunzione di più psicologi e psicoterapeuti, perché le patologie nuove richiedono spesso un trattamento integrato – dice ancora il direttore del Dipartimento di Salute mentale del Papa Giovanni –. Si preferisce invece distribuire soldi a pioggia, mentre i reparti ospedalieri e i servizi territoriali faticano a reggere perché manca il personale e chi resiste è allo stremo delle forze».

Dopo la pandemia «i bisogni sono cresciuti – spiega Emi Bondi, direttore del Dipartimento di Salute mentale e delle Dipendenze dell’ospedale Papa Giovanni XXIII –. Abbiamo registrato circa il 30% di richieste in più. Del resto i numeri ci dicono che la depressione è aumentata del 27% e i disturbi d’ansia del 25%. Le persone che si rivolgono ai nostri servizi aumentano, e abbiamo la necessità di fare fronte a richieste nuove. Purtroppo però i finanziamenti sui servizi pubblici si sono ulteriormente ridotti».

C’è poi un’altra questione, non secondaria, che suscita altre perplessità tra i professionisti: «C’è il rischio – spiega lo psichiatra Carlo Saffioti – di psicologizzare tutto, anche situazioni che rientrano nelle difficoltà della vita e che andrebbero affrontate senza dover ricorrere a sostegni esterni. Ma c’è anche il pericolo opposto, ed è quello di banalizzare situazioni più gravi e impegnative, pensando che si possano risolvere solo con qualche colloquio con lo psicologo». Insomma la questione è delicata, anche perché va ad intrecciare temi complessi, come salute e denaro pubblico. «Il disagio e il malessere ci sono, tra i giovani soprattutto, ma anche tra gli adulti – dice ancora Saffioti –. Che il bonus sia davvero lo strumento per risolvere questa situazione, bisognerà vedere. Serve forse una sperimentazione, ma senza creare troppe aspettative».

«Primo segnale di attenzione»

Nel frattempo anche negli studi professionali le richieste di aiuto stanno aumentando: «Il numero di domande è stato superiore alle disponibilità iniziali messe in campo dal governo, che ha aumentato i fondi – dice lo psicologo Andrea Poerio –. Da un lato ciò evidenzia la bontà di questa misura; tanti cittadini ne hanno bisogno e lo riconoscono, mettendosi in campo in prima persona. Certo, stiamo parlando di una risposta temporanea, non strutturale, che ha il vantaggio da una parte di dare un beneficio più o meno rapido alle esigenze, e dall’altro di portare l’attenzione dell’opinione pubblica e delle istituzioni sul tema. Alla luce della natura temporanea della misura e a fronte delle richieste, è auspicabile che questo bonus sia un primo segnale che vada nella direzione di una modifica più strutturale dei servizi, a cominciare dall’istituzione dello psicologo di base e dalla possibilità di poter usufruire dei servizi di psicologia al pari delle altre professioni sanitarie, con un accesso tramite il sistema sanitario nazionale».

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