Dopo tre generazioni chiude Natali Moto: «Il lavoro è cambiato»

LA STORIA. Natali Moto chiuderà a fine anno. Si conclude così una storia iniziata nel 1945, quando Giovanni Natali aprì in vicolo San Giovanni, a Bergamo, un piccolo negozio di riparazioni moto.

Nel Dopoguerra, con il costo elevato delle motociclette nuove e la carenza di produzione, Giovanni si specializzò nella ristrutturazione dei relitti di guerra, grazie anche agli insegnamenti dei «maestri» Egidio Picozzi e Luigi Raccagni. Riparava e trasformava motociclette in motocarri, mezzi fondamentali per la ripresa delle attività cittadine. Negli anni, l’officina divenne anche una scuola.

Giovanni formò moltissimi giovani che avrebbero poi intrapreso la stessa professione. Il negozio si ampliò, rimanendo sempre nel vicolo, e iniziò il commercio di moto e ciclomotori di marchi oggi storici come, Moto Laverda, Lambretta, BM e Malaguti. Arrivarono poi le collaborazioni con i motocicli a tre ruote Empolini e successivamente con, anche, Harley Davidson e Ducati. Nel frattempo il figlio Stefano, classe 1959, diplomato Perito meccanico, seguì le orme del padre.

Ma il settore è cambiato: «I negozi di riparazioni diminuiscono e la passione per le moto non è più la stessa. I ragazzi hanno mille distrazioni: social, telefoni. E, certo, c’è anche tanta paura dietro gli incidenti in moto, purtroppo sempre più frequenti, ma forse perché manca anche una cultura e un’attenzione verso i mezzi e la strada»

«A 19 anni ho iniziato ufficialmente, ma lavoravo già da prima. La tutina ce l’avevo a tre anni», racconta da dietro al banco che si appresta a lasciare. Dopo la morte di papà Giovanni e l’aiuto sempre presente della mamma Adelaide, Stefano portò avanti l’officina con lo stesso spirito familiare: «I miei genitori avevano un rapporto caloroso con la gente. Questa era la nostra forza». Negli ultimi dodici anni l’attività ha collaborato con tante aziende di moto e scooter, aumentando vendite e soddisfazione dei clienti. Ma il settore è cambiato: «I negozi di riparazioni diminuiscono e la passione per le moto non è più la stessa. I ragazzi hanno mille distrazioni: social, telefoni. E, certo, c’è anche tanta paura dietro gli incidenti in moto, purtroppo sempre più frequenti, ma forse perché manca anche una cultura e un’attenzione verso i mezzi e la strada». Stefano è in pensione da quattro anni, ma ha continuato a lavorare da solo finché ha potuto. «Mi dispiace per i clienti: era amicizia, non lavoro. Quello che riuscivo a fare, lo facevo». Prima di chiudere, organizzerà un piccolo rinfresco la Vigilia di Natale: «Lascio un sacco di amici che passano qui ogni giorno. Per tanti questo luogo era un po’ il dopolavoro».

L’officina resterà ancora nelle sue mani: «Non ho ancora iniziato a guardarmi in giro per dare nuova vita a questo spazio, credo che aspetterò che la nuova Caserma Montelungo sia pronta». Poi inizierà un nuovo capitolo: «Sarà qualcosa di nuovo», dice con serenità. Si chiude così una bottega che ha attraversato tre generazioni di motociclisti, lasciando alla città una storia fatta di lavoro, passione e relazioni sincere. In attesa che una novità si affacci in città per scrivere un nuovo capitolo di storia del territorio.

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