«Noi siamo la proposta del cambiamento, squadra competente»

Pierfrancesco Majorino. In corsa per il centrosinistra. «Pd unito e gli elettori del Terzo polo voteranno noi». «Taglio alle liste d’attesa e nuova gestione per Trenord».

Anche ieri ha girato tra Lecco, Milano, Saronno, Varese. Pierfrancesco Majorino, candidato presidente della Regione per il centrosinistra, fino all’ultimo ha battuto palmo a palmo il territorio.

Ha tenuto il conto degli incontri e dei chilometri fatti in questi 70 giorni di campagna elettorale?

«Siamo arrivati a oltre 800 incontri, per più di 25mila chilometri percorsi».

Anche in Bergamasca è tornato cinque volte, l’ultima giovedì in Valcalepio. Quali sono state le istanze principali che ha raccolto?

«Dal territorio sono state poste due grandi questioni, che sono poi quelle che attraversano quasi tutte le province lombarde. Da una parte la sanità: c’è forte preoccupazione per l’assenza dei medici di medicina generale, e la Bergamasca è penultima in Italia per la copertura di medici rispetto alla popolazione. Dall’altra la mobilità e le infrastrutture: tante zone soffrono l’assenza di collegamenti dignitosi e adeguati».

A proposito di sanità, ha detto che terrà per sé la delega in caso di vittoria. Conferma?

«Terrò la delega alla Riforma sanitaria, perché è giusto che sia il presidente in prima persona a spendersi per un riequilibrio tra pubblico e privato e per il potenziamento della sanità pubblica, che è una questione essenziale per il futuro della Regione».

Ha svelato altri nomi della sua possibile squadra di governo (i sindaci di Segrate Paolo Micheli e di Oggiono Chiara Narciso e l’ex ct della nazionale di pallavolo Mauro Berruto). Può essere un autogol, visto che alcune figure rischiano di essere divisive?

«Divisive non credo proprio. Avere ad esempio Gherardo Colombo in squadra è una garanzia. La Giunta sarà composta da persone con esperienza e di grande qualità.Dall’altra parte hanno Giulio Gallera e Romano La Russa. Ho detto tutto».

Ci sarà anche un assessore bergamasco?

«Sì, ma non anticipo il nome».

I sondaggi la danno staccato da Attilio Fontana. Spera in un ribaltone all’ultimo?

«Sono convinto che tanti elettori del Terzo polo in queste ultime ore stanno decidendo di votare per noi. Non c’è ballottaggio, quindi votare noi è l’unico modo per cambiare la Regione. Letizia Moratti è fuori partita».

Non era meglio allearsi col Terzo polo, come nel Lazio?

«Mi è dispiaciuta la scelta di Carlo Calenda di sostenere Moratti. Prendo in prestito le parole di Giorgio Gori, un grande sindaco che mi è stato molto vicino in questa campagna elettorale: tanti elettori del Terzo polo non seguiranno questa scelta».

Lei ha scelto la parola «cambiamento» come slogan, ma è convinto che i lombardi cerchino la discontinuità?

«Questo lo vedremo domani e lunedì. È certo però che io rappresento una proposta di cambiamento: per abbattere le liste d’attesa, per cambiare radicalmente la gestione di Trenord, che in questo momento non è accettabile».

Lei voterà domani mattina in una scuola di Milano. Come passerà questi giorni?

«Li dedicherò ai miei figli e alla mia famiglia, a cui ho rubato tanto tempo. E domani andrò dal mio grande amico don Virginio Colmegna per una delle nostre chiacchierate».

Se lunedì vince quale sarà la sua prima mossa?

«Metterò subito mano al provvedimento d’urgenza sulle liste d’attesa e alla gestione di Trenord».

Se perde resta in Consiglio regionale?

«Assolutamente sì, sarò all’opposizione. Dispiace invece che Letizia Moratti abbia detto che non resterà in Consiglio».

La sovrapposizione tra campagna congressuale del Pd e Regionali l’ha penalizzata?

«La scelta non è stata particolarmente azzeccata, ma ho sentito tutto il Pd al mio fianco, il partito è stato unito nel sostenermi. Non a caso stasera (ieri, ndr) tutti e quattro i candidati alla segreteria nazionale sono con me all’evento di chiusura della campagna elettorale a Milano».

© RIPRODUZIONE RISERVATA