Ecco il conto di Omicron: 451 vittime in sette mesi. Giù l’eccesso di mortalità

I dati Nell’ultima ondata il rapporto tra vittime e contagi è stato dello 0,25% . Tra gennaio e maggio 4.717 deceduti per tutte le cause, in era pre Covid 4.498.

Che il virus continui a mietere vittime, è una verità tristemente innegabile. Che lo faccia con numeri drasticamente più bassi rispetto alla tragedia delle prime ondate, è altrettanto evidente. Lo ribadiscono i dati: e uno degli indicatori epidemiologici più importanti, l’eccesso di mortalità, corrobora la teoria di una progressiva – ma ancora non definitiva – «normalizzazione» della pandemia.

Il primo punto di partenza, però, è legato alle cifre ufficiali dei bollettini epidemiologici. Da inizio anno, in Bergamasca sono stati attribuiti al Covid 451 decessi: un bilancio significativo, in larga parte dovuto a Omicron. La presenza della contagiosissima variante è stata registrata ufficialmente in Bergamasca dal 17 dicembre 2021, e considerando i consueti tempi di latenza di ogni ondata è verosimile che i primi decessi si siano osservati da inizio 2022; a gennaio però negli ospedali risultava ancora un numero consistente di pazienti colpiti da Delta, variante meno diffusiva ma decisamente più severa da un punto di vista patologico, e dunque in quella platea di 451 decessi bergamaschi sono comprese anche vittime di Delta.

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Nello stesso periodo, in Bergamasca sono stati 177.861 i contagi ufficialmente notificati: ne consegue che la letalità – il rapporto tra il numero di decessi e numero di contagi, cioè quante persone sono morte sul totale di quelle infette – è stata pari allo 0,25%. Un quoziente molto basso, considerando che in Bergamasca la letalità si attestava attorno all’1,5% sia nella seconda ondata (ottobre 2020-gennaio 2021) sia nella terza ondata (febbraio-maggio 2021): oggi è perciò circa 6 volte più bassa. Nell’intera Lombardia, invece, sempre da inizio 2022 si sono contati 6.252 decessi ufficiali per Covid a fronte di 2,1 milioni di positivi; la letalità è calcolata allo 0,3%. Chiaro: su numeri amplissimi di contagiati come quelli determinati da Omicron, al netto della bassa letalità anche Omicron può portare a valori assoluti di decessi ancora aspri.

L’eccesso di mortalità

Per capire la mutazione della pandemia, come effetto combinato tra la protezione della vaccinazione e la minor patogenicità di Omicron, è utile guardare all’eccesso di mortalità. Un indicatore, questo, che aggrega su base mensile i decessi per ogni causa (e non solo quelli per Covid, così da compararli con la media del periodo pre-pandemico. Tra gennaio e maggio 2022 (ultimo dato disponibile), in Bergamasca sono morte – per qualsiasi causa – 4.717 persone, contro la media di 4.498 decessi del pre Covid (tra il 2015 e il 2019). L’eccesso di mortalità della Bergamasca è pari al 4,87% ed è al di sotto della media nazionale, che si attesta invece al 6,15%; dieci province italiane presentano invece un «difetto di mortalità», cioè un numero di decessi inferiore al pre Covid.

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Ma cosa dicono, più nel dettaglio, questi dati? Due ipotesi. La prima si lega alla scansione temporale. A gennaio l’eccesso di mortalità è stato pari a 51 decessi, a febbraio si sono visti addirittura 34 decessi in meno del pre Covid, a marzo 13 in più; ad aprile (in conseguenza di un’«ondina» innescata a marzo da Omicron 3) si è poi balzati a un eccesso di mortalità equivalente a 111 decessi, scesi a 77 nel mese di maggio. Sembra leggersi, in questo andamento, una sorta di possibile parallelo con le ondate influenzali: a gennaio e febbraio la mortalità complessiva è sempre stata mediamente più alta di altri mesi perché in quel periodo l’influenza porta tradizionalmente parecchie vittime, poi il numero medio dei decessi si riduce con la primavera. Ecco: a gennaio, febbraio e marzo 2022 l’eccesso di mortalità appare contenuto anche perché Omicron si è sovrapposta al periodo tradizionale dell’influenza (patologia però in calo grazie a mascherine e vaccinazione), determinando un eccesso di mortalità simile a quello che spesso determina l’influenza stessa; ad aprile e maggio, viceversa, Omicron ha causato un eccesso di mortalità maggiore perché in quei mesi non si muore di influenza. È come se Omicron, da un punto di vista dei dati di mortalità, rappresentasse un’ondata influenzale persistente.

Emerge poi un secondo dato. L’eccesso di mortalità dei primi cinque mesi dell’anno corrisponde appunto a 219 decessi in più; sempre tra gennaio e maggio, invece, i decessi ufficiali per Covid sono stati 381, quindi superiori all’eccesso di mortalità. È un’indicazione indiretta per cui in questa fase tra i decessi ufficiali attribuiti al Covid ci sono anche persone morte per altre patologie, ma col tampone incidentalmente positivo.

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