«Effetto Fedez», riflettori accesi sulla donazione di sangue

IL FENOMENO. Sul sito dell’Avis regionale in 72 ore quasi duecento richieste di contatto. «Cresciuta l’attenzione dei giovani. È importante la continuità».

Quasi 200 richieste di contatto sulla piattaforma regionale dell’Avis, in 72 ore. Non è ovviamente scontato che si trasformino in iscrizioni e donazioni regolari, ma dal punto di vista dell’attenzione al tema, l’«effetto Fedez» è stato immediato. Il rapper, uscito venerdì dall’ospedale, ha dedicato le sue prime parole di ringraziamento dopo il ricovero proprio ai donatori di sangue: «Cercherò di far accendere i riflettori su questo tema – ha detto –. Senza i donatori di sangue, non sarei qui». Tema su cui è tornato nelle ore successive con delle «stories» dal suo profilo Instagram, seguito da quasi 15 milioni di persone.

Più attenzione alla donazione

E qualcosa si è mosso: «Abbiamo visto l’attenzione dei giovani, sono arrivate molte richieste di “follow” e un numero incrementato di visualizzazioni dei nostri profili social – dice il presidente regionale dell’Avis, il bergamasco Oscar Bianchi –. Si stanno accendendo di più i riflettori, e ne avevamo bisogno: la fascia tra i 18 e i 35 anni è quella un po’ più “sofferente” sulle donazioni, mentre la più attiva è tra i 35 e i 55 anni». L’interessamento, Bianchi lo sa bene, è solo il primo passo: per capire se, e in che misura, si tradurrà in donazioni, sarà necessario attendere qualche settimana: «La raccolta non è immediata. Prima si verifica l’idoneità del donatore. Il sangue viene poi raccolto solo se la persona è idonea, e se in quel momento serve quel determinato fenotipo». Sulla piattaforma regionale, si diceva, sono arrivate in tre giorni quasi 200 richieste di contatto, che verranno «smistate» alle sezioni comunali. E questo «accendere i riflettori» ha creato una nuova occasione di avvicinare persone che magari, da altri canali, sarebbero state più difficili da intercettare.

La situazione nella Bergamasca

Per la Bergamasca, a ieri mattina, le nuove richieste sul sito regionale risultavano una decina. «Nelle prenotazioni telefoniche non c’è stato per ora un picco – aggiunge il presidente provinciale, Artemio Trapattoni –, ma il movimento si è visto, anche via social, specialmente sul regionale. Credo che gli effetti arriveranno nel tempo: a Bergamo l’iscrizione e la donazione sono solo su appuntamento, non immediati». Sia Bianchi, sia Trapattoni evidenziano l’importanza che la donazione diventi poi periodica: «L’Avis viaggia sulla stabilità – dice il presidente regionale –. Essere donatori non è un “fuoco di paglia”: è una scelta che implica uno stile di vita sano, la cura di sè». In Italia sono 1.800, ogni giorno, le persone che hanno bisogno di donazioni di sangue.

In Bergamasca i donatori sfiorano quota 37mila, la nostra provincia è seconda in Lombardia dopo Milano, che si attesta sui 50mila. Lo scorso anno le donazioni sono state quasi 62mila, tra raccolta di sangue intero e aferesi di plasma o piastrine. «Come tutte le associazioni, anche la nostra sta invecchiando – aggiunge Trapattoni –. Speriamo che questa attenzione ci aiuti a fare breccia tra i giovani». L’Avis orobica già da tempo lavora sul coinvolgimento delle nuove generazioni, dagli incontri nelle scuole al laboratorio realizzato la scorsa primavera con “Officine Tantemani”, da cui sono scaturite borse, borracce e magliette.

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