Giù i ricoveri: non accadeva da novembre. «Ancora qualche giorno per il plateau»

Sabato 3.735 pazienti Covid in Lombardia, 26 in meno rispetto a una settimana fa. La curva rallenta. Sempre tanti i decessi: 82 in regione, 5 in provincia. Ma l’epidemiologo Corrao: «Coi vaccini evitata una strage».

Non succedeva da inizio novembre, quando l’ondata ancora doveva acquisire potenza. Ieri, oltre due mesi e mezzo dopo, la ritirata della pressione ospedaliera ha preso concretezza: per la prima volta dal 2 novembre 2021, il numero di ricoverati in Lombardia è diminuito – seppur di pochissimo – rispetto allo stesso giorno della settimana precedente. In numeri concreti: ieri in Lombardia i pazienti Covid erano 3.735, il sabato precedente erano 3.761. La riduzione è certo solo dello 0,69%, 26 pazienti in meno, ma è comunque il primo segnale, dopo le settimane più critiche, che ci si sta avvicinando al plateau dei ricoveri. Sempre però a due velocità, come da inizio pandemia: la frenata è evidente soprattutto nei reparti ordinari, dove ora i degenti sono 3.461, 42 in meno di venerdì e in calo dell’1,20% su base settimanale, mentre le terapie intensive accolgono 274 pazienti (-2 rispetto a venerdì) con un «ricarico» settimanale del 6,20%, cioè con una crescita che però è più lenta rispetto alle settimane precedenti. Servirà ancora qualche giorno per una stabilizzazione, qualche giorno ulteriore per l’inversione di tendenza nelle terapie intensive, e qualche giorno ancora per imboccare la strada della discesa. Ma una cauta fiducia c’è, in filigrana ai numeri.

Corrao: «Crescita rallentata»

«Non bisogna soffermarsi sul dato giornaliero, che è influenzato da molti fattori, ma occorre guardare a una serie storica più ampia», premette Giovanni Corrao, professore ordinario di Statistica medica all’Università Bicocca di Milano e componente dell’Unità di crisi di Regione Lombardia, le cui analisi contribuiscono a guidare le scelte sulla gestione di questa fase. «Dalle nostre stime emerge comunque che la crescita è rallentata – rileva -: servirà ancora qualche giorno prima di raggiungere il plateau dei ricoveri, mentre per le nuove infezioni dovrebbe essere già stato raggiunto». Continua a graffiare la voce più aspra della pandemia, quella dei decessi, ancora 82 ieri in tutta la Lombardia (di cui 5 in Bergamasca): «Il coronavirus ci ha insegnato che prima calano i contagi, poi i ricoveri, quindi gli accessi in terapia intensiva e infine i decessi – ricorda Corrao –. Prima che il calo dei contagi determini un calo dell’impatto sul sistema sanitario, occorrono circa due settimane. Per i decessi, il plateau dovremmo raggiungerlo tra la prima e la seconda settimana di febbraio». Se pure i numeri restano pesanti, una certezza rimane chiara: «Senza le vaccinazioni, sarebbe stata una strage vera e propria – rimarca l’epidemiologo –. Abbiamo realizzato delle stime: grazie alle vaccinazioni sono state evitate alcune decine di migliaia di ricoveri e alcune migliaia di decessi».

I dati di giornata

Il bollettino di ieri ha consegnato una ulteriore contrazione dei contagi. Sono stati 31.164 i nuovi casi segnalati in Lombardia a fronte di 214.099 tamponi (tasso di positività al 14,56%), con l’incidenza scesa a 2.099 casi settimanali ogni 100mila abitanti. In Bergamasca, dopo il rimbalzo anomalo di venerdì (+4.026 casi), ieri si sono registrate 3.018 infezioni, col valore dell’incidenza limato a 1.841 casi settimanali ogni 100mila abitanti. Cala il numero dei lombardi attualmente positivi, adesso 483.548 e di nuovo al di sotto dell’asticella del mezzo milione.

Anche in Bergamasca, con poco meno di 360 pazienti, ci sono segnali di attenuamento della pressione ospedaliera. Al «Papa Giovanni» sono ora 140 (-7) i ricoverati nei reparti ordinari e sempre 18 quelli in Terapia intensiva. Aumento minimo per l’Asst Bergamo Est, che conta 66 pazienti (+1): 2 in Terapia intensiva e 14 nel reparto acuti a Seriate, 32 acuti ad Alzano, 18 sub-acuti a Lovere. Nelle altre strutture, gli ultimi aggiornamenti indicavano una sessantina di pazienti all’Asst Bergamo Ovest, oltre trenta all’Humanitas Gavazzeni, una trentina al Policlinico San Marco.

Lo scenario di febbraio-marzo

I segnali di raffreddamento della curva non allontanano certo tutti i pericoli. Omicron circola ancora, Delta tiene ancora in scacco i pazienti più gravi negli ospedali. La storia della pandemia, poi, porge un’ulteriore incognita: ci sarà un’ondata anche a febbraio-marzo, come avvenuto sia nel 2020 sia nel 2021? «È difficile fare previsioni oggi, le variabili sono molteplici. Rispetto alla seconda ondata, questa volta il balzo in avanti dei contagi è avvenuto soprattutto a dicembre (nella seconda ondata dell’autunno 2020 il balzo fu soprattutto a novembre, ndr) per effetto di Omicron, che ha una capacità di contagio spaventosa rispetto a Delta – riflette Corrao –. Se però non spunteranno nuove varianti e a condizione che la campagna di vaccinazione prosegua ancora spedita come fatto finora, con 100mila somministrazioni al giorno in Lombardia, dovremmo assistere a una lenta riduzione dei contagi, senza ulteriori recrudescenze significative. Ma tutto dipende da quei fattori».

«Più vaccinazioni pediatriche»

Il volume della macchina vaccinale lombarda, alla cui pianificazione contribuiscono anche gli studi di Corrao, resta importante: «Centomila vaccinazioni al giorno equivalgono a vaccinare un’intera città (come Bergamo, ndr) in una giornata – è la metafora dell’epidemiologo –. Adesso l’impegno deve essere importante anche per le vaccinazioni pediatriche». Gli ultimi dati della Regione indicano che ha ricevuto almeno la prima dose circa il 32% dei bimbi tra i 5 e gli 11 anni: «Dobbiamo convincere i genitori, per raggiungere una platea più ampia – rileva Corrao –. L’Unità di crisi della Regione sta studiando, verificando e valutando tutte le possibilità concrete e plausibili per accelerare questa parte di campagna. I contagi nelle scuole? Io leggo il fatto che le scuole vadano spesso in Dad come una grande attenzione e cautela da parte delle autorità scolastiche e sanitarie, per ridurre in maniera importante la circolazione del virus in quei contesti».

© RIPRODUZIONE RISERVATA