Il «castello di Dante» ha aperto le porte per la prima volta - Foto

Paratico, l’antico maniero della famiglia Lantieri (oggi di proprietà dei Belussi di Sarnico) ha svelato i suoi segreti a 400 visitatori. Gioiello da riscoprire.

Bello e impossibile. Lo si poteva solo rimirar dal basso, puntare lo sguardo all’insù, e immaginare Dante aggirarsi, settecento anni fa, fra le stanze austere di quel poderoso maniero. E invece, sabato scorso, 400 cittadini bergamaschi e bresciani han potuto sfruttare un’occasione più unica che rara: visitare il castello di Paratico, fortezza in cui – da decenni – nessuno aveva mai più potuto metter piede. Sorta attorno al 1200 probabilmente su resti di un maniero preesistente, negli Anni ’50 la fortezza è stata acquistata dall’agricoltore sarnicese Mauro Belussi: oggi è passata nelle mani dei figli Bruno e Renato, che sabato hanno accettato – dopo anni di richieste dell’ex sindaco di Paratico Carlo Tengattini e dell’attuale primo cittadino Gianbattista Ministrini – di spalancare il portone del castello per un’unica giornata di apertura al pubblico. E così, fra sfilate di sbandieratori, musici e teatranti vestiti con costumi medievali, in 400 sono accorsi a visitare il maniero, incastonato su quella collina che svetta a cavallo fra la provincia di Brescia e quella di Bergamo.

Un po’ di storia

I segreti della fortezza, la cui area interna è quasi interamente coperta da un vigneto, li han svelati le guide assoldate per l’occasione: s’è potuto scoprire, per esempio, che la cinta muraria alta sei metri è sorta in seconda battuta, per difendere il castello della famiglia Lantieri e i paraticesi che vi si potevano rifugiare, ma anche che il podere poteva contare su una chiesetta, di cui rimane una facciata nascosta.

I Lantieri – Lanterio Lantieri è stato podestà di Piacenza, e la sua famiglia ha esercitato anni di sorveglianza militare sul confine bergamasco nei secoli delle lotte comunali – sono stati proprietari del castello dalla sua origine fino alla fine dell’Ottocento, per poi passarlo di mano fra i vari signori dell’epoca per centocinquant’anni, sino a metà del secolo scorso: quando, appunto, il maniero viene acquistato dai Belussi di Sarnico, famiglia di agricoltori, che portano avanti la produzione di vino (anche) fra le mura del castello, vivendo nella cascina limitrofa alla fortezza.

Prima di una serie?

«Mio padre lo ha acquistato per portare avanti la tradizione agricola – racconta Renato Belussi, presente insieme al fratello durante le visite guidate di sabato –. Qui c’è sempre stato il vigneto, che ancora oggi curiamo, così come le nostre stalle. Vedere oggi tutte queste persone interessate alla storia del castello ci ha consentito di toccare con mano l’affetto che lega la comunità al nostro maniero. Non escludo che la collaborazione con l’amministrazione di Paratico per offrire altre visite guidate, in futuro, non possa continuare».

Parole, quelle dei Belussi, che in tanti aspettavano e che sono arrivate proprio nell’anno in cui ricorre il 700simo anniversario dalla morte di Dante.

Della presenza del sommo poeta nel castello paraticese nel 1300 non si ha la certezza assoluta, ma indizi che – a detta degli esperti – fanno della storia tramandata da generazioni un racconto altamente probabile. Fra gli indizi a sostegno della leggenda ne spiccano, soprattutto, due: il De Vulgari Eloquentia, pieno zeppo di termini dialettali bresciani e bergamaschi, così come il dipinto del 1535 esposto a Palazzo Lantieri di Gorizia nel quale Dante è ritratto proprio mentre sale verso il castello di Paratico.

E a perenne memoria della presenza del letterato fiorentino nel castello, sabato è stato svelato un bassorilievo realizzato dallo scultore bergamasco Maurizio Previtali con il volto del sommo poeta: l’opera è stata incastonata, manco a dirlo, in via Dante Alighieri.

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