Il Covid non frena la fuga dei bergamaschi all’estero, in 5 anni partiti in 15mila

Il rapporto.Sono questi i dati Aire rielaborati dalla Fondazione Migrantes. Carlo Personeni: «Trend in crescita che va oltre la paura e l’incertezza».

Se non è una fuga dalla terra natia per affermarsi all’estero, poco ci manca. Nel 2021 i dati ufficiali dell’Anagrafe degli italiani residenti all’estero (Aire), a cui dal 1990 dovrebbero iscriversi obbligatoriamente gli emigranti che si trasferiscono altrove per più di 12 mesi, certificano 65.637 bergamaschi che vivono lontano dal territorio orobico. La Fondazione Migrantes li ha fotografati nel «Rapporto italiani nel mondo» con i dati Aire, anche se i numeri probabilmente sono anche più cospicui, poiché c’è chi non adempie all’obbligo di iscrizione all’Aire per ragioni di convenienza fiscale o solo per dimenticanza. Il trend in aumento di fuga di competenze e capitale umano verso l’estero è cristallizzato in questi numeri: nel 2021 si è registrato un incremento di 2.763 bergamaschi in uscita dal proprio territorio rispetto al 2020 e in cinque anni sono circa 15mila i bergamaschi che hanno fatto le valigie per trasferirsi in varie parti del mondo. Erano 49.694 gli iscritti orobici all’Aire nel 2017, 55.877 nel 2018, 59.610 nel 2019, 62.874 nel 2020 e 65.637 nel 2021.

Bergamo e provincia figurano al secondo posto nel 2021 in Lombardia per numero di emigranti all’estero, dietro Milano (161.232) e davanti a Varese (65.062). «Serve un’adeguata riflessione sulle cause di questo fenomeno e sulle opportunità che la Repubblica ha il compito di offrire ai cittadini che intendono rimanere a vivere o desiderano tornare in Italia», ha sottolineato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione della presentazione del «Rapporto italiani nel mondo». Una molteplicità di fattori da valutare, dalla pandemia, alle difficoltà economiche, alle opportunità offerte da un mondo sempre più interconnesso. E c’è una curiosità: tra i Paesi preferiti dai bergamaschi in cui espatriare c’è soprattutto il Regno Unito.

«Questi numeri si prestano a diverse chiavi di lettura – osserva il presidente dell’Ente Bergamaschi nel mondo, Carlo Personeni -. Nonostante la pandemia, si è registrato un aumento dell’emigrazione e quindi questo trend in crescita va oltre la paura e l’incertezza. La pandemia ha fatto scoprire la digitalizzazione, le comunicazioni hanno reso meno pesante la distanza e la Lombardia si è rivelata nel 2021 la prima regione d’Italia per partenze (17,7%), seguita dal Veneto (11,3%) e dalla Sicilia (9,6%)». Un’inchiesta dell’associazione «Manifesto di Londra» spiega i motivi per cui gli italiani, e fra questi i bergamaschi, preferiscono l’Oltremanica. Il mercato del lavoro emerge come il fattore determinante, il 44,4% degli intervistati dichiara di preferire il Regno Unito considerandolo la propria nuova casa, il 18,4% vi ha la propria famiglia, il 27,7% non nutre interesse a voler rientrare in Italia e il 14,6% non vuole andarsene per paura di perdere i diritti acquisiti nel Regno Unito. Fra gli altri Paesi di emigrazione, ci sono poi la Francia, la Germania, la Spagna e la vicina Svizzera, ma anche i più lontani Stati Uniti e Canada. Al primo posto per destinazione di emigrazione nel 2021 c’è il Regno Unito (30,6%), seguito da Germania (12,9%) e Francia (9,6%). Nel complesso, la regione con più residenti all’estero è la Sicilia (14,1%), seguita da Lombardia (9,9%) e Campania (9,6%).

Tra i Paesi preferiti dai bergamaschi in cui espatriare c’è soprattutto il Regno Unito

«Lungi dall’essere una mera fuga di cervelli, la recente emigrazione bergamasca mostra un carattere complesso - aggiunge Personeni -, che coinvolge cittadini di tutte le età e titolo di istruzione, innanzitutto lavoratori altamente qualificati che puntano all’estero per le prospettive di carriera e di guadagno, chi poi è alla ricerca di lavoro in occupazioni a tempo determinato e spesso non qualificate, in egual misura uomini e donne (50,3% gli uomini e 49,7% le donne) e con una distribuzione per fasce di età abbastanza omogenea: 0 – 17 anni (18,9%), 18 – 34 (23,2%), 35 – 49 (22,4%), 50 –64 (18,6%), oltre 65 anni (16,9%)». Tuttavia, grazie alla crescente digitalizzazione, distanza dal proprio territorio non vuol dire assenza, ma un modo diverso di essere presenti. La tecnologia rende vicino ciò che è distante (telelavoro, lavoro, conferenze e riunioni a distanza). «In particolare - conclude Personeni - la nuova mobilità giovanile usa la tecnologia digitale per non spezzare i legami con famiglia di origine, il gruppo amicale, i luoghi di svago e le associazioni. È stata proprio la pandemia ad accelerare il processo di riconoscimento e accettazione dell’essere “diversamente presenti”».

I numeri di chi lascia la propria terra per un presente e futuro migliori sono in continua ascesa, a vari livelli. Gli iscritti lombardi all’Aire nel 2017 erano 449.503, aumentati progressivamente fino ai 586.951 nel 2021. Trend simile anche a livello nazionale, con poco più di 5 milioni di iscritti all’Aire nel 2017, aumentati a a 5 milioni e 806mila nel 2021.

© RIPRODUZIONE RISERVATA