Il Tar: «Obbligo di vaccinazione per il personale sanitario no vax»

Fra i promotori anche 15 operatori bergamaschi.Entro l’anno l’udienza per decidere nel merito.

Niente sospensiva per l’obbligo vaccinale. E se proprio si attende un pronunciamento della giustizia (di quella amministrativa, per il momento), non arriverà che per la fine dell’anno. Per gli operatori sanitari, l’obbligo di vaccinazione anti-Covid – introdotto il 1° aprile con decreto poi convertito in legge – resta: il ricorso al Tar di Brescia promosso da oltre un centinaio di professionisti della Lombardia orientale (15 bergamaschi), e appoggiato da altre centinaia di camici bianchi, non ha portato sbocchi.

Mercoledì, infatti, il tribunale amministrativo non ha accolto la richiesta di sospensiva presentata dall’avvocato Daniele Granara in questa sorta di class action; un’udienza di merito sarà comunque fissata entro fine anno. «Attesa la delicatezza e l’importanza della questione - si legge nel pronunciamento del Tar di Brescia, che richiama provvedimenti analoghi di altri tribunali amministrativi -, la quale involge diritti fondamentali e inviolabili delle persone e delle problematiche conseguenti, i Tar hanno disposto, su istanza dei ricorrenti, la fissazione dell’udienza di merito auspicabilmente entro fine anno, con possibilità per i ricorrenti di chiedere la sospensione cautelare ove dovessero intervenire ulteriori provvedimenti delle Ats».

Dunque, l’accertamento delle Ats e le eventuali sanzioni proseguono il corso regolare. E all’orizzonte c’è la stretta finale, anche in Bergamasca. Dopo un primo giro di lettere a 4.074 operatori bergamaschi – di diversi ordini professionali, dai medici agli infermieri, dagli psicologi ai tecnici radiologi – che non risultavano in regola con la normativa, si è fatta un’ulteriore scrematura. Inviate così 2.363 pec di sollecito (messaggi di posta elettronica certificata) e, spiega Ats Bergamo, «saranno in prossima uscita ulteriori 364 raccomandate di sollecito»; in totale, 2.727 comunicazioni a professionisti la cui posizione è ancora da chiarire: c’è chi non ha risposto al primo invio, o chi ha risposto in modo inadeguato e incompleto, e chi ha inviato un documento che attesta la prenotazione dell’inoculazione ma non ha poi mandato il certificato di avvenuta somministrazione. Altra casistica: chi in risposta alla prima lettera aveva affermato di aver differito la vaccinazione, per esempio per motivi di salute, ma ora anche quella «data differita» è stata oltrepassata. Ci sono cinque giorni di tempo per rispondere, poi si rischia d’incappare nella sanzione; al momento, proprio perché il vaglio delle «seconde risposte» è ancora in corso, di sanzioni non ne sono state emesse.

Rispetto al primo giro di lettere, su 1.796 risposte il 36,81% (cioè 661 professionisti) aveva dato una giustificazione incompleta o non conforme alla normativa; il 47,50% aveva invece dimostrato di essersi nel frattempo vaccinato, il 4,51% ha comprovati motivi per l’esonero, il 3,56% è in possesso della prenotazione per l’inoculazione, il 7,62% è «differito» da agosto al 31 dicembre. «Si precisa – aggiunge l’Agenzia di tutela della salute di Bergamo – che nel documento di sollecito inviato da Ats a partire dal 7 luglio è stato allegato anche un modulo informativo di supporto all’interessato, che chiarisce specifiche situazioni (ad esempio vaccinazione in caso di allattamento, gravidanza e allergie)».

In sostanza, si è fatto di tutto per dissipare ogni dubbio: non resta che vaccinarsi, oppure dimostrare valide motivazioni per cui non si può ricevere l’iniezione. Oppure, inevitabilmente, s’affronta la sanzione.

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