Inchiesta Covid, il procuratore: «Insufficiente valutazione del rischio»

Bergamo. Antonio Chiappani dopo la chiusura delle indagini: «Il nostro scopo era quello di ricostruire cosa è successo e di dare una risposta alla popolazione bergamasca». «Di fronte alle migliaia di morti non potevamo chiudere con una archiviazione».

C’è stata una «insufficiente valutazione di rischio». Lo ha spiegato, ai microfoni di Radio24, il procuratore di Bergamo Antonio Chiappani parlando dell’inchiesta sulla gestione della pandemia Covid, chiusa a carico, tra gli altri, dell’ex premier Giuseppe Conte e dell’ex ministro Roberto Speranza. «Il nostro scopo - ha detto - era quello di ricostruire cosa è successo e di dare una risposta alla popolazione bergamasca che è stata colpita in un modo incredibile, questa è stata la nostra finalità, valutare se un’accusa può essere mantenuta come noi valutiamo di fare proprio per questa insufficiente valutazione di rischio».

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Chiappani ha ribadito che si è trattato di una «inchiesta complessa», di «ricostruzione di vite spezzate», chiarendo che si dovranno «dimostrare anche i nessi di causalità tra le morti e gli ipotizzati errori o mancanze».C’è stata, ha spiegato, una «insufficiente valutazione del rischio pandemico» e, sul fronte della mancata”’zona rossa” nel Val Seriana, il procuratore ha precisato che l’indagine vuole dare una «risposta certa» su chi avesse la competenza di chiudere. Dal punto di vista giuridico, ha proseguito, c’era un decreto del 23 febbraio, ma poi si tratta anche di un «problema di fatto: sulla consapevolezza che poteva avere un sindaco che si fosse in una situazione di emergenza. E quindi - ha aggiunto - si rimanda al problema della ricostruzione dei dati che erano in possesso del sindaco o di un amministratore o di un presidente di regione o di un ministro». Il problema della «nostra indagine», ha spiegato, «è capire quale fosse il grado di conoscenza al fine di poter fare interventi di urgenza».

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«Di fronte alle migliaia di morti e le consulenze che ci dicono che questi potevano essere eventualmente evitati, non potevamo chiudere con una archiviazione», ha detto ancora il procuratore di Bergamo Antonio Chiappani alla trasmissione Agorà su Rai 3. «La nostra scelta - ha aggiunto Chiappani - è stata quella di offrire tutto il materiale raccolto ad altri occhi, che saranno quelli di un giudice, di un contraddittorio con i difensori perché è giusto che la ricostruzione la diano gli interessati e da tutto questo ricavare l’esperienza non solo di carattere giudiziario, ma anche scientifico, amministrativo» quindi «una lezione, una grandissima riflessione». La speranza del procuratore è che «al di là delle accuse, delle polemiche che senz’altro ci saranno» questo sia «uno strumento di riflessione».

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