Infermieri, all’appello ne mancano un migliaio: «Bisogna investire di più»

Il presidente dell’Ordine Solitro lancia l’allarme: «Professione a un bivio. Serve una valorizzazione anche economica».

Oltre che una professione, rappresentano una «comunità». Non solo perché il loro ruolo è fondamentale e capillare: messi insieme, i 7mila infermieri della Bergamasca disegnerebbero un vero e proprio Comune, e anche piuttosto popolato. Ne servirebbero però almeno altri mille per soddisfare il fabbisogno bergamasco, tra ambito sanitario e sociosanitario, e almeno 118mila nell’intero Paese. «Questo 12 maggio – dice Gianluca Solitro, presidente dell’Ordine delle professioni infermieristiche di Bergamo – è molto importante, perché è una ripartenza dopo due anni di grandi difficoltà».

Oltre che una professione, rappresentano una «comunità». Messi insieme, i 7mila infermieri della Bergamasca disegnerebbero un vero e proprio Comune

Oggi cade la Giornata internazionale dell’infermiere, l’appuntamento che celebra il ruolo di figure indispensabili nella sanità e nella società. Era il 12 maggio del 1820 quando nasceva Florence Nightingale, fondatrice dell’assistenza infermieristica moderna e pioniera della statistica in campo medico. Oggi, 202 anni dopo, e dopo un biennio pandemico, «la professione si trova a un bivio – spiega Solitro -: l’infermiere deve decidere se rimanere immobile nella propria comfort zone o cambiare paradigma. Vuol dire rimettersi in gioco, ponendo davanti a tutto le competenze e riuscendo a valorizzarle. Una valorizzazione professionale ma anche economica, distinguendo l’infermiere che si ferma alla sola laurea triennale e chi invece ha una laurea magistrale, un master o un dottorato. Siamo pronti a compiere questo passo, assumendoci delle responsabilità». Il messaggio bergamasco ha consonanza con la riflessione più ampia. «La professione infermieristica deve fare un balzo in avanti, riappropriarsi della sua specificità e della sua specializzazione», è infatti l’appello di Barbara Mangiacavalli, presidente della Federazione nazionale degli Ordini delle professioni infermieristiche, e mira a «far ben comprendere ed emergere il suo carattere di professione intellettuale e la sua capacità di far crescere esponenzialmente la qualità dell’assistenza, uscendo da modelli vecchi e gerarchie obsolete».

Numeri e risorse

Negli ultimi anni il numero di iscritti all’Ordine di Bergamo è rimasto stabile attorno alle 7mila unità, con un trend di leggero aumento. Di infermieri ne servirebbero però di più, il gap a livello nazionale potrebbe colmarsi non prima di un decennio. «La vera svolta – ribadisce Solitro – è appunto quella di rendere attrattiva la professione, sia con percorsi di carriera sia di formazione. Nei prossimi dieci anni, dobbiamo scrivere il futuro della nostra professione». Nel 2021 sono stati previsti 1.173 posti in più nei corsi di Infermieristica nelle università italiane, un volume però distante dal fabbisogno; e negli atenei italiani, tra l’altro, sono solo 50 i docenti «strutturati».

«Nel 2021 sono stati previsti 1.173 posti in più nei corsi di Infermieristica nelle università italiane, un volume però distante dal fabbisogno»

Roberto Speranza, ministro della Salute, è tornato a parlare della «grande questione del personale». «Dobbiamo investire di più», ha detto a margine di un convegno alla Camera, ma «finalmente abbiamo fatto scelte molto forti. Ci sarà ancora qualche anno non semplice da gestire, ma oggi la lezione del Covid è stata nettissima: dobbiamo invertire la stagione dei tagli e aprire una nuova grande stagione di investimenti sulla sanità e in modo particolare sul personale sanitario». Nelle scorse settimane il governo ha tra l’altro approvato il Dm 71, il documento che fissa i nuovi standard dell’assistenza territoriale, rilanciando la centralità della professione infermieristica e fissando i fabbisogni delle nuove strutture; tra Case di comunità, Ospedali di comunità e Centrali operative territoriali, per esempio, in Bergamasca servirebbero 230-350 infermieri. Il rapporto tra infermieri di famiglia e popolazione è stato poi portato a 1 ogni 3.000 abitanti (originariamente era di 1 ogni 6.000 circa): calcolatrice alla mano, ne servirebbero circa 360 in terra orobica.

Abbiamo tenuto, non c’è stata una fuga – rileva Solitro –. Qualcuno magari ha anticipato il pensionamento o ha cambiato il settore, ma con numeri contenuti.

«Bergamo ha tenuto»

I due anni di pandemia non hanno però portato a una emorragia dalla professione, nonostante i carichi di lavoro senza precedenti. «Abbiamo tenuto, non c’è stata una fuga – rileva Solitro –. Qualcuno magari ha anticipato il pensionamento o ha cambiato il settore, ma con numeri contenuti. I giovani forse sono stati i più segnati: sono stati inseriti nel lavoro nel momento peggiore, così alcuni hanno scelto di continuare la formazione o hanno cambiato professione». Ma i giovani sono anche il futuro: «Vogliamo lavorare sulle scuole superiori – conclude Solitro – per far conoscere la professione: quella dell’infermiere è una figura che va sempre più verso la specializzazione e l’alto livello».

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