Inflazione, nuovo record: si mangia un mese di stipendio - I dati

I dati A giugno in Bergamasca picco della variazione dei prezzi: +6,6% su base annua. Per una famiglia media il rincaro si traduce in 1.740 euro.

La corsa prosegue, senza che se ne veda il traguardo. Il galoppo dell’inflazione ritocca un nuovo record: a giugno la variazione tendenziale dei prezzi in Bergamasca – cioè l’inflazione su base annua, intesa come l’aumento dei prezzi rispetto allo stesso mese del 2021 – ha raggiunto il +6,6%. Tocca ripetersi, come purtroppo succede di mese in mese: è il valore più alto da quando la banca dati dell’Istat fornisce i dati provinciali, cioè dalla fine del 2001. A maggio l’inflazione su base annua era al +5,9%, ad aprile al +5,2%, a marzo al +5,4%.

L’ultimo parziale

L’ultimo parziale mensile, diramato venerdì 15 luglio dall’istituto di statistica, scava come sempre nelle diverse macrocategorie del «paniere». A giugno 2022 in provincia di Bergamo i prezzi dei prodotti alimentari e delle bevande analcoliche sono cresciuti del 6,7% rispetto a un anno prima, il «comparto abitazione» del 28,8%, i trasporti del 12,9%, i servizi ricettivi e la ristorazione del 4,7%. L’ottovolante inflazionistico è trainato sempre e comunque dall’energia: i prezzi elettricità e gas sono aumentati del 78,9% rispetto a un anno fa. Insomma, il rendiconto dell’Istat non fa altro che confermare attraverso la razionalità dei numeri ciò che ogni cittadino constata quotidianamente. «In un quadro di diffuse tensioni inflazionistiche – si legge nel report definito ieri –, l’ulteriore accelerazione della crescita su base tendenziale dell’indice generale dei prezzi al consumo si deve prevalentemente da una parte ai prezzi dei beni energetici».

L’ultima stima è quella dell’Unione nazionale consumatori: per una famiglia media di Bergamo, l’inflazione si traduce in un rincaro annuo di 1.740 euro

E ogni mese si sta sempre peggio: la variazione congiunturale dei prezzi, cioè l’inflazione su base mensile (l’aumento dei prezzi rispetto al mese precedente), a giugno in Bergamasca è stata del +0,9%; i prodotti alimentari sono rincarati dell’1,4% in un mese, l’energia dell’1,3%, i trasporti del 3,4%, i pacchetti vacanza del 2,2%, i servizi di alloggio del 2,5%. Sempre venerdì, un report del Comune di Bergamo dedicato all’inflazione in città ha consegnato valori in linea con la provincia. C’è però anche la fotografia concreta di quanto a giugno il carrello della spesa si sia rivelato più caro rispetto a solo un mese prima: sono aumentati del 2,1% i prezzi di pane e cereali, dell’1% la carne, dell’1,8% il pesce, del 2% il latte, i formaggi e le uova, dell’1,3% la frutta, dello 0,9% lo zucchero. Se si guarda invece al tempo libero, volano – fuor di metafora – i prezzi del trasporto aereo: +23,8%.

Una mensilità in meno

Le diverse fonti concordano: l’escalation dell’inflazione si traduce in un rincaro annuo che porta via una mensilità. Se non di più. L’ultima stima, rilanciata proprio ieri, è quella dell’Unione nazionale consumatori: per una famiglia media di Bergamo, l’inflazione si traduce in un rincaro annuo di 1.740 euro. E se dall’altro lato qualcosina si è mitigato grazie ai diversi provvedimenti per alleggerire le bollette e ai bonus distribuiti a lavoratori e pensionati (come gli imminenti 200 euro una tantum), la sostanza è che comunque – euro più, euro meno – l’inflazione «brucia» appunto l’equivalente di uno stipendio. Una vera e propria «stangata», come ribadiscono dall’Unione nazionale consumatori.

La geografia dell’inflazione vede Bergamo tra i territori che reggono meglio: l’inflazione annua è più bassa solo a Lodi (+6,2%), Cuneo (+6,4%), Vercelli, Aosta e Campobasso (+6,5%)

Non che sia una grande consolazione, ma i prezzi a Bergamo crescono comunque meno che altrove: se appunto a giugno l’inflazione annuale qui si attestava al +6,6%, a livello nazionale si è invece osservato un incremento dell’8% e a livello lombardo dell’8,1%. La geografia dell’inflazione vede così Bergamo tra i territori che reggono meglio: l’inflazione annua è più bassa solo a Lodi (+6,2%), Cuneo (+6,4%), Vercelli, Aosta e Campobasso (+6,5%); alle stelle, invece, i prezzi di Palermo (+9,7%) e Bolzano (+9,7%), agli antipodi geograficamente ma accomunate dall’inflazione più alta di tutto il Paese.

Non solo la guerra

La progressione dell’inflazione, se si riavvolge il calendario, mostra un andamento particolare. Non è stata solo la guerra a farla esplodere. A febbraio 2020, allo scoppio della pandemia, il primo grande choc di questi due anni e mezzo, la Bergamasca era anzi in deflazione (-0,4% la variazione annua dei prezzi), ed è stato così appunto fino alla fine del 2020, cioè per quell’arco di tempo segnato dalla fine del primo lockdown e dall’inizio della seconda ondata pandemica. È dalla seconda metà del 2021 che si scorgono i segnali dell’accelerazione dei prezzi: a maggio 2021 si supera l’1% di inflazione, già a luglio 2022 si è al 2%, a gennaio 2022 si sfonda il muro del 4%. Poi, ecco la guerra: alla fine di febbraio, a pochi giorni dall’invasione russa in Ucraina, l’inflazione è al 4,8%; a marzo sale al 5,4%, ad aprile frena leggermente tornando al 5,2% (per via, soprattutto, delle misure per calmierare le bollette energetiche), infine torna a crescere. Fino a quando, chissà.

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