
Cronaca / Bergamo Città
Sabato 13 Settembre 2025
La Diocesi di Bergamo si racconta: «Una ricchezza grande che sa stupire davvero»
IL BILANCIO DI MISSIONE. Nel documento le attività della Chiesa sul territorio. Il Vescovo: «Il lavoro nasce da un’esigenza di condivisione e trasparenza»

È una Chiesa che racconta e che si racconta, quella che emerge dalle pagine (circa 80) del primo Bilancio di missione della Diocesi di Bergamo. Un modo per restituire alla società una panoramica delle tante attività nelle quali la Chiesa bergamasca è impegnata, ma anche per spiegare, in maniera chiara e diretta, come si articola la sua missione sul territorio. Un documento, tra i primissimi in Italia, che non è né un bilancio sociale, né un bilancio economico, e che neppure intende essere un compendio di tutto ciò che la Chiesa di Bergamo fa nella nostra provincia, bensì uno strumento per aprirsi al mondo e per rafforzare il legame e il dialogo con la sua gente.
Venerdì 12 settembre in Curia la presentazione del lavoro, fortemente voluto dal Vescovo Francesco Beschi, che per la prima volta descrive dunque l’impegno della Chiesa anche attraverso una serie di numeri. Un documento che, ha detto il Vescovo, «nasce da un percorso assunto da tutta la Chiesa che, nel suo complesso, avverte l’esigenza di condividere la sua attività e tutti i suoi aspetti con il mondo intero. Col tempo, questa esigenza di trasparenza e soprattutto di condivisione è cresciuta, e dice anche della forte responsabilità nei confronti della società che con la Chiesa si confronta».
Le attività sul territorio
Ad aprire il volume, alcuni «Highlights» (i punti più salienti) dell’attività compiuta dalle compagini che fanno capo alla Diocesi nel 2024, anno di riferimento di questo Bilancio di missione. Numeri che sono stati poi dettagliati nella descrizione delle attività svolte nell’ambito delle quattro «Terre esistenziali», i «mondi vitali che ognuno di noi vive e dentro i quali si esercita la missione di evangelizzazione della Chiesa sul territorio», ha detto monsignor Michelangelo Finazzi, Vicario episcopale per i Laici e la Pastorale. Sono dati che raccontano del coinvolgimento di 60mila persone ai centri ricreativi estivi (tra cui 44mila bambini e preadolescenti), di 4.500 catechisti attivi, di 430 missionari presenti nel mondo, di 47.450 pasti erogati nell’ambito della grave marginalità, delle 170 persone accolte nelle strutture residenziali diurne per persone con disabilità e fragilità e dei 25mila studenti accolti nelle scuole d’ispirazione cattolica. E poi la parte economica, con 12,2 milioni di euro raccolti dalla Diocesi e circa 54 milioni raccolti dalle parrocchie, di cui 16 milioni provenienti dalle offerte dei fedeli.
«Dal punto di vista della storia e della consistenza pastorale, la nostra Diocesi è ricca e impegnata, e non è stato facile mettere in fila tutto»
«Il primo sentimento nel vedere ciò che è stato rappresentato all’interno di questo lavoro è lo stupore – ha aggiunto monsignor Beschi –. La nostra è una Diocesi con una capacità propositiva non indifferente e c’è soddisfazione nell’essere riusciti a dare forma a una grande ricchezza che stupisce davvero. Dal punto di vista della storia e della consistenza pastorale, la nostra Diocesi è ricca e impegnata, e non è stato facile mettere in fila tutto. Siamo consapevoli del limite oggettivo di un’attività che a che fare con Dio e con la fede delle persone, due fattori difficilmente misurabili». Per questo, ha aggiunto il Vescovo, «abbiamo fatto delle scelte, per dare conto del senso di ciò che facciamo, sottolineando solo alcuni aspetti della vita della Diocesi».
L’organizzazione della Chiesa
Uno strumento che, proprio perché è il primo, si sofferma anche sulla complessa articolazione della «macchina» diocesana, fatta – oltre di 13 Comunità Ecclesiali Territoriali (Cet), 32 Unità pastorali, 390 parrocchie e di molte altre realtà che operano sul territorio. E quelle a servizio della Diocesi, il Consiglio Episcopale, il Consiglio Presbiterale Diocesano, il Consiglio Pastorale Diocesano, il Consiglio per gli Affari Economici e il Collegio dei Consultori.
«Popolo di famiglie»
«La Diocesi è un popolo fatto di famiglie, di molti laici, di tantissime persone che vivono il Vangelo nella vita quotidiana e di una quantità straordinaria di realtà presenti sul territorio – ha detto ancora monsignor Finazzi –. Non è dunque soltanto il Clero o la Curia, ma una comunità di oltre 990mila abitanti. La speranza è che la rappresentazione che la Chiesa di Bergamo ha voluto fare di se stessa attraverso questo lavoro sia il più possibile aderente alla realtà. La motivazione di fondo che sta dietro a qualsiasi attività della Diocesi è un’evangelizzazione che vuole essere sempre meno clericale e in costante dialogo con la vita delle persone».
«Nel Sinodo che si chiuderà a breve si parla molto di trasparenza e di credibilità e il Vescovo ha molto insistito affinché questo lavoro fosse redatto»
Il Bilancio non tiene conto, volutamente, dei beni appartenenti alla Chiesa. Anche questo è stato specificato nel corso della presentazione. «I numeri ci dicono quanto la storia della nostra Chiesa sia ricca per la trasmissione della fede – ha detto monsignor Mario Eugenio Carminati, Vicario episcopale per gli Affari economici –. A volte ci si chiede perché la Chiesa possiede beni. Ogni risorsa della Diocesi è volta a dare ragione alle finalità di evangelizzazione, serve per l’esercizio della carità, che ci compete e ci identifica, e per il sostentamento del clero. I beni della Chiesa dipendono in larga parte dalla generosità delle persone, che continua a impressionare e che non viene meno neanche in contesti culturali come quelli di oggi, e che sono cambiati rispetto al passato».
«Un’esperienza da replicare»
È un’esperienza che inizia e che proseguirà nel tempo, quella del Bilancio di missione (redatto dalla società Altis advisory), che la Diocesi si è già impegnata a replicare anche nei prossimi anni. «Pubblichiamo oggi un documento che non ci è ancora stato formalmente richiesto – ha concluso don Enrico Minuscoli, economo della Diocesi –, ma che probabilmente lo sarà in futuro. Nel Sinodo che si chiuderà a breve si parla molto di trasparenza e di credibilità e il Vescovo ha molto insistito affinché questo lavoro fosse redatto».
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