«La famiglia rifugio durante la pandemia. Ora servono più servizi per sostenerla»

L’intervista. Luciano Malfer sarà tra i relatori del convegno organizzato venerdì 30 settembre al Polaresco. «Bisogna lavorare in una logica di sistema. Solo con un contesto favorevole la natalità aumenta».

«La famiglia è di sicuro una risorsa e si è rivelata un rifugio durante la pandemia, quando tutto era chiuso tra scuola e lavoro e abbiamo portato il mondo lì: un formidabile erogatore di servizi. In un contesto sempre più mutevole con il drammatico tema della demografia, la centralità della famiglia va salvaguardata, perché laddove la famiglia sta bene anche il territorio ne beneficia. Un plus, fattore di crescita». Luciano Malfer, direttore dell’Agenzia della

coesione sociale della provincia di Trento, tra i relatori qualificati del convegno internazionale «Aziende e territori, il futuro si chiama famiglia» che si terrà venerdì 30 settembre allo Spazio Polaresco di Bergamo, inquadra il tema della famiglia partendo da quelle numerose e dalle opportunità correlate alla scelta di avere più figli. «La parola chiave è il progetto di vita. Bisogna dare alle famiglie gli strumenti per realizzare i progetti, procreare e avere figli. La scelta di non avere figli è legittima e personale, ma la procreazione è un tema naturale e va supportato. Nei territori in cui ci sono politiche per i figli e i figli rientrano nei progetti di vita delle famiglie, le famiglie fanno i figli. È un dato di fatto».

A che punto siamo nelle politiche di supporto alle famiglie numerose, quelle con 3 o più figli?

«In Trentino, in dieci anni di politiche per le famiglie, abbiamo registrato un tasso di natalità leggermente sopra la media. Sono calate le famiglie con un figlio, sono rimaste costanti le famiglie con due figli e sono aumentate le famiglie con tre o più figli. In generale non si fanno investimenti su una famiglia con più figli laddove c’è un contesto sfavorevole. Le famiglie numerose sono invece una grande risorsa per la comunità e per il futuro. Fattori di positività ed esempi ce ne sono».

Tipo?

«Siamo intervenuti in un paesino montano del Trentino interessato dallo spopolamento, mettendo a disposizione appartamenti in comodato gratuito con banda larga. Nel piccolo centro abitato da 250 persone con 11 bambini, sono state portate con questa operazione 8 persone e 9 bambini. È stato portato futuro in quel Comune, perché le famiglie numerose portano positività».

Un modello quindi replicabile anche in altri contesti?

«Bisogna lavorare in una logica di sistema per una serie di servizi per le famiglie, tra cui la conciliazione del lavoro, i trasporti, la casa. Un mix di interventi, non una politica unica. L’assegno economico è importante, ma la dimensione dei servizi fa la differenza. Focalizzerei l’attenzione sul concetto di economia della saturazione e sulle opportunità da cogliere».

In che senso?

«Guardiamo al territorio di Bergamo e ai trasporti. Alcuni servizi non sono pieni, cioè sono pieni in un determinato momento e vuoti o quasi in altri momenti. Quella parte di servizio vuoto o poco utilizzato può diventare risorsa per erogare servizi a costo zero. Abbiamo esempi concreti in tal senso sulla mobilità urbana ed extraurbana in Trentino».

In cosa consistono?

«Le famiglie residenti viaggiano su tutti i mezzi pubblici di trasporto urbano ed extraurbano con un solo biglietto (papà, mamma e figli minorenni), grazie a una card gratuita rilasciata appunto a chi è residente con almeno un figlio. Ciò non è costato niente perché i mezzi pubblici sono già in circolazione, quindi un servizio a costo zero. Un altro esempio concreto è la card grazie alla quale possono entrare nei musei e con un biglietto ridotto il papà, la mamma e tutti i figli minorenni. Due esempi pragmatici di politiche a favore delle famiglie numerose e non, a costo zero. Un terzo esempio sono i protocolli stipulati in Trentino con 7 stazioni sciistiche: con una card e lo skipass di papà o mamma, tutti i figli sciano gratis con lo skipass, un grande risparmio che fa comodo in questo periodo storico».

Quale ruolo possono rivestire i Comuni?

«Bergamo è un Comune virtuoso che ha aderito al network di Comuni amici per la famiglia, in cui si stanno elaborando azioni per la famiglia. È un grande tema, in primis culturale. Ed è importante che i Comuni si attivino in questa direzione, perché sono il primo interlocutore del cittadino sul territorio».

Cosa si aspetta dal nuovo governo?

«In questi anni si è lavorato tanto sui temi delle famiglie a vari livelli, a prescindere dal colore dei governi che si sono succeduti. Bisogna continuare così. Il forum delle famiglie numerose è un grande contenitore che raggruppa diverse realtà. In Italia sono 120 i Comuni che hanno aderito alla rete Comuni nazionali amici per la famiglia».

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