La Fiera e i 900mila euro spariti: a processo Trigona e Cristini

La decisione del giudice. L’accusa: peculato e truffa. I legali: appropriazione indebita ma manca la querela. Altri due a giudizio e uno condannato.

Finiranno a processo per i 900mila euro che - per l’accusa - sarebbero spariti tra il 2006 e il 2019 dalle casse di Promoberg, la società che gestisce la Fiera di Bergamo. Si tratta dell’allora direttore Stefano Cristini, 57 anni; dell’allora segretario generale Luigi Trigona, 80; di Diego Locatelli, 49, all’epoca addetto alla cassa di Promoberg; e del commercialista Mauro Bagini, 84, ex presidente del collegio sindacale di Promoberg. I reati contestati a vario titolo vanno dal peculato alla truffa, dal favoreggiamento all’appropriazione indebita.

Il gup Massimiliano Magliacani ieri ha pronunciato la sentenza, accogliendo le richieste del pm Silvia Marchina: ha retto l’impianto accusatorio basato sul peculato e non sull’appropriazione indebita, come chiedevano le difese.

Marco Lanfranchi, 55 anni, amministratore della Area P. V. Eventi, società pubblicitaria di Lallio, accusato di un concorso in peculato con Cristini da 8.784 euro e di una truffa relativa a un contributo di 2.196 euro per l’organizzazione della Fiera di S. Alessandro del 2018, era l’unico ad aver scelto il rito abbreviato e ieri è stato condannato a 2 anni e mezzo. Per lui, nell’udienza di novembre, il pm aveva chiesto 16 mesi. Il difensore Flavia Di Caterina aveva invece invocato l’assoluzione perché sarebbe «documentalmente plateale l’estraneità ai fatti».

Era infine stata stralciata per motivi di salute la posizione di Gian Franco Sibella, 73 anni, accusato con Cristini di un peculato da 241.266 euro e di una truffa da 13.786 euro.

Il processo nei confronti dei quattro comincerà il 5 dicembre e vedrà parti civili Promoberg e Camera di Commercio. Nel luglio 2019 Cristini finì ai domiciliari. Una delle accuse principali: con l’avallo di Trigona e l’aiuto di Locatelli, l’allora direttore avrebbe compilato falsi rimborsi spese a nome di ignari dipendenti intascandosi 239.157,43 euro, frutto di peculato, perché - per il pm - in qualità di direttore di un ente di pubblica utilità, Cristini avrebbe agito come incaricato di pubblico servizio. Su questo episodio il difensore dell’ex direttore, l’avvocato Nicolò Velati, aveva chiesto la derubricazione in appropriazione indebita, perché l’unico contante presente in Fiera era quello relativo agli incassi del parcheggio, attività di natura privata; e perché i prelievi sarebbero avvenuti prima del deposito sul conto di Promoberg. Per la difesa andava dichiarato il non doversi procedere per difetto di querela in merito agli episodi antecedenti al maggio 2018 quando fu introdotta la procedibilità di ufficio per le appropriazioni indebite aggravate. Sugli altri peculati e le truffe, invece, per il legale si tratta di fatture emesse per attività realmente svolte.

Le parole degli avvocati

«La decisione del gup ci lascia molto sorpresi - commenta Velati -, perché dopo numerose udienze e un rinvio di mesi per le repliche, in cui ci aspettavamo un approfondimento, l’impianto accusatorio è rimasto inscalfito. Il nodo irrisolto, o incompreso, è la contestazione “ballerina” di peculato. Saremo ora costretti a chiarire davanti al tribunale collegiale». «Trigona non si è impossessato di un euro, lo afferma anche il capo di imputazione - precisa il suo legale, l’avvocato Andrea Pezzotta -. È accusato di aver coperto Cristini, ma a giudizio dimostreremo la sua estraneità a questa accusa». «È un equivoco processuale che sarà presto chiarito», dichiara l’avvocato Filippo Dinacci che con il collega Mauro Angarano assiste Bagini. Come elementi a carico di quest’ultimo, secondo le difese, ci sono solo alcune intercettazioni, che non sono previste per il reato di favoreggiamento. Tanto che i legali ne avevano chiesto l’inutilizzabilità. «Andiamo a giudizio convinti di poter dimostrare la nostra estraneità - rimarca l’avvocato Cinzia Pezzotta, legale di Locatelli -. La Procura ha fatto confusione sulle date. Al mio assistito sono contestati ammanchi dal 2005 in avanti, mentre lui ha gestito la cassa dal 2015 al 2018. Le sue, tra l’altro, non erano iniziative personali: non poteva dire di no alle richieste di Cristini, che era il suo superiore».

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