La forza delle donne per l’Airc: «Così abbiamo sconfitto il tumore»

L’INIZIATIVA. La Fondazione per la ricerca contro il cancro torna nel weekend dell’8 e 9 novembre in duecento piazze italiane con i «Cioccolatini della ricerca».

Un insieme di piccoli gesti per contribuire a una grande missione: avanzare nella ricerca sul cancro, offrendo terapie e cure a chi incontra la malattia. Da sessant’anni Fondazione Airc traccia questa strada, e nel fine settimana (8-9 novembre) torna in duemila piazze italiane – comprese 24 in Bergamasca – per i «Cioccolatini della ricerca»: confezioni da 200 grammi di cioccolato fondente firmato Venchi, che a fronte di una donazione minima di 15 euro permetteranno di alimentare le tante iniziative di Airc, il principale finanziatore non profit della ricerca oncologica in Italia.

In Bergamasca si parte oggi - 7 novembre - con un banchetto al «Papa Giovanni», mentre domani le località coinvolte saranno 15 tra Antegnate (Bennet), Brembate Sopra (vicino alla chiesa), Lurano (via San Lino), Seriate (centro commerciale Alle Valli), Bergamo (Quadriportico), Calcio (piazza della Chiesa), Covo (piazza Santi Apostoli), Piario (chiesa di S. Antonio), Presezzo (Iperal), Seriate (piazza Alebardi), Tagliuno (chiesa di S. Pietro Apostolo), Trescore (piazza Cavour e via Locatelli), Treviglio (piazza Manara), Verdello (davanti al Carrefour). Domenica altri 8 punti: Bergamo (Quadriportico), Villa d’Almè (piazza don Carboni), Barzana (via Marconi), Lovere (piazza Tredici Martiri), Romano (piazza Roma), Stezzano (piazza Libertà), Urgnano (piazza Libertà), Verdello (piazza mons. Grassi).

Le testimonianze

A sostenere Airc ci sono tante persone che hanno affrontato e superato un tumore e che oggi condividono la propria storia per sensibilizzare su prevenzione e solidarietà. Federica Grioni, 52enne bergamasca che oggi vive a Milano, scoprì di avere un tumore al seno nel 2006: «Me ne accorsi quasi per caso, poi gli approfondimenti portarono alla diagnosi – racconta la donna, che lavora in un’agenzia pubblicitaria –. Ho spostato tutti i traguardi della mia vita in funzione di questo “accompagnatore” che si era mascherato dentro di me. È stata decisiva anche la vicinanza della mia famiglia e del mio compa gno». Il suo percorso è passato dall’intervento, dalla radioterapia, dalla chemioterapia. Poi, la luce: «Dopo la malattia ho potuto avere due figli: Maria Vittoria e Tommaso – sorride –. Ora mi impegno con Airc perché mi fa piacere dare un contributo positivo: che non vuol dire dare false speranze, ma mostrare come non sempre tutto ciò che ci appare come molto nero sia in realtà davvero così».

Francesca Nocera, 32enne di Fara Olivana con Sola, s’è trovata di fronte a un carcinoma al quarto stadio alla tiroide: «Il mio motto è: la vita è per il 10% cosa ti accade e per il 90% come reagisci – sorride la ragazza, atleta di enduro che vanta quattro titoli italiani e due medaglie di bronzo ai Mondiali assoluti nel 2023 e nel 2025 –. L’attesa dell’esame istologico e le terapie sono state mentalmente devastanti, ma ho preso la malattia come una lezione di vita. Oggi mi rendo conto che questa esperienza ha lasciato segni dentro me, ma anche una forza straordinaria». Ecco perché, rivolgendosi agli altri, Francesca lo ribadisce: «Prendetevi sempre cura della vostra salute. Fate sport, qualsiasi attività a qualsiasi livello: vi insegnerà la determinazione, il rispetto per gli altri e per voi stessi. Ma soprattutto ad affrontare le avversità nel migliore dei modi».

La ricerca

«Per noi ricercatori, Airc è punto di riferimento fondamentale». Giulia Taraboletti, a capo del Laboratorio Microambiente tumorale dell’Istituto Mario Negri, lo rimarca in premessa: qui Airc sostiene un innovativo progetto – della durata di 5 anni – sul carcinoma mammario e sui meccanismi di interazione tra la cellula tumorale e l’ambiente che la circonda. «La malignità – spiega Taraboletti – non dipende solo dalle proprietà intrinseche delle cellule tumorali, ma anche da come queste interagiscono con le altre cellule dell’organismo. Studiamo in particolare due aspetti: la risposta ai farmaci, perché è uno dei temi clinici più rilevanti, e il fenomeno della dormienza». È, quest’ultima, una dinamica essenziale ma ancora poco compresa: «Le cellule tumorali si staccano dal tumore primario, vanno a colonizzare altri organi e lì non danno subito origine a metastasi – approfondisce Taraboletti –: inizialmente non proliferano né muoiono, ma sono in grado di risvegliarsi anche dopo decenni». Ma qual è, in generale, il futuro del trattamento oncologico? «La ricerca fa progressi – ragiona Taraboletti –. Per alcune patologie ci sono ancora limiti importanti alle opportunità di trattamento e alla sopravvivenza, per altre sono stati fatti passi avanti enormi. Soprattutto, la possibilità di cure personalizzate sta cambiando il panorama».

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