La nascita delle gemelline Stella e Martina, un piccolo grande prodigio

ALL’OSPEDALE «PAPA GIOVANNI». Le due gemelle nate giovedì 20 luglio in buone condizioni dopo aver condiviso lo stesso sacco amniotico e la stessa placenta. Giovanna Mangili: «Gravidanze rare e ad alto rischio di compromissione di uno dei feti».

Il sospiro di sollievo che aspettavano da sette mesi, Laura Cassatelli e Luca Cambianica lo hanno tirato giovedì mattina alle 10.34, quando Martina, la seconda delle loro due gemelline, è venuta alla luce a tre minuti di distanza dalla prima, che i genitori hanno chiamato Stella. È la storia di un piccolo grande prodigio quella che ha accompagnato la gravidanza di Laura, 39 anni di Brembate; una gravidanza tanto eccezionale quanto a rischio di gravi complicazioni. Stella e Martina hanno condiviso per 32 settimane lo stesso sacco amniotico e la stessa placenta; sono un rarissimo caso di gemelli monocoriali e monoamniotici.

Parti gemellari così nel 2% dei casi

Le statistiche parlano del 2% di gravidanze gemellari con queste caratteristiche; sono gestazioni difficili, con un’alta percentuale di compromissione per almeno uno dei due feti a causa del poco spazio che si trovano a condividere nel grembo materno. La notizia a mamma Laura e papà Luca, i medici l’hanno comunicata dopo poche settimane: «Il primo shock – racconta lei – è stato sapere che stavamo aspettando due gemelli; né io né il mio compagno abbiamo familiarità con i parti gemellari. Poi ci hanno detto dell’eccezionalità di questa gravidanza». Inconsueta, ma anche a rischio: «Ce l’hanno rivelato subito – continua la mamma – e ci hanno anche detto che in alcun modo avremmo potuto condizionarla». Dal quarto mese Laura si è sottoposta ogni settimana a un’ecografia: «Ogni volta arrivavamo con l’ansia di sentire il battito cardiaco – spiegano i genitori –. Sono stati mesi d’apprensione vera, che però abbiamo vissuto anche affidandoci al destino». Ai primi di giugno i medici dell’ospedale Papa Giovanni XXIII hanno deciso di ricoverare Laura Cassatelli fino al parto. «Aveva bisogno di due monitoraggi al giorno e di un’ecografia ogni due – racconta il papà delle due gemelline –. Se il battito si fosse affievolito, i medici avrebbero dovuto farle nascere subito». E invece Martina e Stella sono nate dopo 32 settimane, con un parto programmato, difficile per via della loro prematurità, ma senza complicazioni. Alla nascita Stella pesava 1,6 chili, Martina 1,310 chili. Subito dopo le piccole sono state ricoverate in terapia intensiva nel reparto di Patologia neonatale del Papa Giovanni.

«Prematurità non troppo alta»

«Sono nate vitali e in buone condizioni, considerato che stiamo parlando di due bimbe premature – ha detto Giovanna Mangili, direttore della Patologia neonatale del Papa Giovanni XXIII –. La loro non è una prematurità troppo alta, ma vanno comunque tenute sotto stretta osservazione. Respirano entrambe in maniera autonoma, pur avendo bisogno di un supporto ventilatorio non invasivo per un’insufficienza respiratoria compatibile con la loro prematurità». Parti così se ne vedono pochissimi anche in un ospedale come il Papa Giovanni, dove nascono 4mila bambini all’anno. «Sono gravidanze delicate, ad alto rischio di compromissione di uno dei gemelli – dice ancora Mangili –. Parliamo di eventi rari, ma che conosciamo bene ed è per questo motivo che è stato fatto un cesareo a questa età gestazionale. Avranno bisogno di essere monitorate ancora un po’ e intanto dobbiamo dare tempo agli organi di maturare. La cautela è necessaria, ma siamo nella situazione per sperare che tutto si risolva nel migliore dei modi». Tra pochi giorni Laura Cassatelli potrà tornare a casa, dove riabbraccerà anche la primogenita Emma, di 5 anni. «Lei era già contentissima di avere una sorellina e lo è ancora di più adesso che sa di averne due – dice la mamma –, anche se non si rende conto del tempo che dovrà ancora passare, prima di poterle vedere. Io e Luca ci stiamo abituando all’idea, ma non so se siamo pronti per questo cambiamento. Nel frattempo la mia preoccupazione, quando tornerò a casa, sarà quella di tirare il latte e di portarlo tutti i giorni in ospedale per nutrire le mie bambine nel modo più naturale possibile».

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