Cronaca / Bergamo Città
Domenica 08 Giugno 2025
L’abbraccio della Diocesi al Vescovo per il suo 50°: «Riconoscenza infinita»
LA CELEBRAZIONE. Sabato 7 giugno in Cattedrale la Messa celebrata con 150 sacerdoti. Per l’anniversario di sacerdozio. «Al servizio della vita e dell’umanità».
«La mia vocazione - ogni vocazione - nasce, fiorisce e si alimenta in una relazione, che può essere con la famiglia, con la comunità, con gli amici, i compagni, i maestri, i testimoni, i pastori e infine con Dio, che è la sorgente di ogni relazione». Sono parole cariche di riconoscenza e di emozione, rivolte soprattutto ai suoi affetti, quelle che il Vescovo di Bergamo, monsignor Francesco Beschi, ha scelto per ringraziare i tanti che ieri hanno voluto festeggiarlo nel giorno del suo 50° anniversario di sacerdozio.
È stata una Messa solenne, ma soprattutto una festa, quella che monsignor Beschi ha presieduto in Cattedrale insieme a circa 150 sacerdoti e a tanti Vescovi lombardi: Pierantonio Tremolada, Maurizio Gervasoni, Daniele Gianotti, Leopoldo Girelli, Francesco Panfilo, Ottorino Assolari, Carlo Mazza, Raffaello Martinelli, Eugenio Coter, Maurizio Malvestiti, Natale Pagnoncelli e Giuseppe Merisi. Con loro c’era anche l’Arcivescovo Gaetano Bonicelli, che quest’anno festeggia invece 50 anni di episcopato. La Diocesi e l’intera comunità di Bergamo hanno abbracciato il loro Vescovo, che ha fatto il suo ingresso in Cattedrale al termine di un lungo corteo di confratelli, accolto e salutato da tanti fedeli. Erano presenti moltissime autorità civili, militari e religiose in rappresentanza di istituzioni, enti ed associazioni della provincia, delle chiese cristiane non cattoliche (ortodossi rumeni, copti ortodossi e Valdesi) e di altri culti (musulmani, comunità Hare Krishna e comunità Bahà’ì), una cortesia e una dimostrazione di vicinanza non comuni. E poi la sua famiglia e gli amici di una vita. Quegli affetti che più volte monsignor Beschi ha cercato anche con lo sguardo.

(Foto di Yuri Colleoni)
«Gratitudine consapevolezza»
Gratitudine, riconoscenza, ma anche una profonda consapevolezza della responsabilità che porta con sé il ministero sacerdotale; questi i sentimenti al centro della riflessione di monsignor Beschi, che ha subito evocato le parole di Papa Leone XIV al giubileo delle famiglie: «Ognuno di noi ha ricevuto la vita prima di volerla – ha detto –. Come insegnava Papa Francesco, tutti gli uomini sono figli e nessuno di noi ha scelto di nascere. Non solo: appena nati, abbiamo avuto bisogno degli altri, da soli non ce l’avremmo fatta. È qualcun altro che ci ha salvato, prendendosi cura di noi, del nostro corpo e del nostro spirito».
Da qui il valore di ogni tipo di relazione: «La mia gratitudine nasce proprio da questa consapevolezza», ha aggiunto monsignor Beschi ricordando i suoi compagni di ordinazione e i sacerdoti novelli bergamaschi di quel lontano 1975 (una trentina quelli presenti in Cattedrale), ma anche «le persone consacrate, gli sposi che celebrano il 50° anniversario di matrimonio e chiunque celebri un anniversario. La sorpresa, la meraviglia e lo stupore sono il frutto di questa consapevolezza – ha proseguito – e alimentano una riconoscenza infinita che abbraccia coloro che sono stati protagonisti di questa rivelazione».
E poi l’abbandono alla misericordia di Dio nei momenti di fatica, che pure ci sono stati, come ci sono nella vita di ognuno: «La riconoscenza si accompagna a un senso di smarrimento che potrebbe scivolare addirittura dello sgomento – ha detto ancora monsignor Beschi –. Chi sono io? Cosa ne ho fatto di questo dono? L’oscurità del limite, dei difetti, dei peccati, hanno oscurato la sua luce vitale? La riconoscenza è anche il riconoscimento di un dono ancora più grande, quello della misericordia di Dio ci cui abbiamo bisogno fino alla fine».
Le letture del 7 giugno 1975
Dalle letture, le stesse annunciate quel 7 giugno di 50 anni fa a Brescia, è scaturito il tema della responsabilità del ministero sacerdotale. Sui libretti distribuiti in Cattedrale, anche uno stralcio dell’omelia del vescovo di Brescia Luigi Morstabilini di quel giorno. «La responsabilità di un prete è la risposta al dono di Dio trasmesso dalla Chiesa, alimentato nella Chiesa e al servizio della Chiesa e dell’intera umanità – ha detto ancora il Vescovo – Il motto della nostra ordinazione recitava: “Al servizio di Cristo e dei fratelli”. La dignità di ogni persona è un fatto che raramente viene riconosciuto e celebrato. Ci vorrebbe una vita anche solo per iniziare a capire cosa vuol dire che i più poveri di noi sono amati dal loro Padre, che sente la stanchezza di ognuno, di ogni carcerato, di ogni immigrato, la solitudine di ogni “rifiuto” e che vede tutti come figli». La responsabilità di un prete coincide dunque con la sua missione, con la vita stessa che diventa missione, mai separata dalla vocazione e dalla consacrazione ricevuta»
Anche il 1975 era un anno giubilare, lo ha ricordato monsignor Beschi
Il 29 giugno di quell’anno Papa Paolo VI desiderò celebrare un’ordinazione sacerdotale per circa 300 sacerdoti di tutto il mondo: «Allora il Papa diceva: il sacerdozio non è una dignità solo personale e non è fine a se stesso – ha ricordato il Vescovo –. Il sacerdozio è ministero, servizio, mediazione fra Dio e il popolo. È un servizio che esige un’immersione di chi lo esercita nell’esperienza della società. Il sacerdote non è colui che domina la vita, ma colui che si mette con umiltà al servizio della vita di ogni persona in tutte le sue dimensioni».
A cinquant’anni da quella celebrazione nel giardino del Seminario di Brescia, «avvertiamo un fascino dell’appello inesauribile e ancora più profondo, al servizio dell’umanità, della Chiesa e della vita di ogni persona umana». E infine un auspicio: «Guardando alla nostra chiamata, alle persone che ci sono affidate e agli impegni che ci sono affidati, ciascuno di noi possa dire con fiducia: anche se sono fragile il Signore non si vergogna della mia umanità e mi rende strumento per gli altri, per la società per il mondo – ha concluso monsignor Beschi –. Un prete non può salvare il mondo, ma è chiamato, ordinato e mandato per annunciare l’irriducibile speranza di un amore che è capace di salvare il mondo».
Gli auguri di monsignor Pelucchi
Al termine della celebrazione, gli auguri della Diocesi al Vescovo Beschi per i suoi 50 anni di sacerdozio sono stati affidati al vicario generale, monsignor Davide Pelucchi che ha ricordato alcuni passaggi, anche curiosi, della vita del giovanissimo Francesco Beschi, da quando ancora bambino “sognava” di fare il pompiere o di imparare il mestiere del cuoco, fino alla sua partecipazione in un film dei fratelli Taviani del 1974, perché chiamato a suonare il violino per interpretare un musicista in una scena accanto a Marcello Mastroianni.
Il vicario generale ha posto poi un forte accento sulla virtù dell’ospitalità per rappresentare questi cinquant’anni di sacerdozio di monsignor Beschi: «Lei ci indica e ci testimonia che una delle condizioni che meglio favoriscono la fede è la santità ospitale che si attua in ogni incontro con l’altro – ha detto monsignor Pelucchi, rivolgendosi direttamente al Vescovo –. Lo stile dell’ospitalità non è una strategia pastorale, ma un modo evangelico di abitare il mondo. Lei ha espresso questo stile nei confronti della sua famiglia, nell’ambito del suo ministero - un viaggio umano e spirituale che ha arricchito lei, le persone che ha incontrato e le due diocesi di Brescia e di Bergamo - nell’attenzione offerta alle istituzioni civili e a tutti i gruppi che animano il territorio e verso il mondo della sofferenza, della solitudine, della marginalità.
La sua santità ospitale non coincide con la semplice ospitalità. L’ospitalità è una forma di gentilezza che può avere origine da un buon carattere o da una buona educazione ricevuta in famiglia. La santità ospitale è un dono, è una grazia, cui corrispondere con la preghiera e l’ascesi personale. Ospitare non è un’esperienza facile: a volte si è feriti da coloro che ospitiamo, a volte veniamo fraintesi, o derisi, o traditi, o delusi. Queste dimensioni, che pure lei ha attraversato, non hanno ristretto, ma anzi allargato la sua santità ospitale».
Monsignor Pelucchi ha ricordato infine i doni che la Diocesi ha riservato a monsignor Beschi, un nuovo parato per le celebrazioni e un’offerta in denaro da donare a un’opera di carità.
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