Laureati a Bergamo: a cinque anni dal titolo magistrale il 92,4% ha un lavoro

Rapporto AlmaLaurea E tra chi ha conseguito la triennale il tasso di occupazione è del 78%, con una retribuzione media di 1.232 euro mensili.

Laureati: qual è il profilo dei giovani italiani e la loro condizione occupazionale? I dati emergono dal Rapporto 2022 del Consorzio Interuniversitario AlmaLaurea che ha esaminato 300 mila laureati di 77 italiani, e tra questi sono finiti sotto esame anche 4.680 laureati dell’Università di Bergamo. Per quanto riguarda l’ateneo bergamasco c’è una controtendenza rispetto agli altri presi in esame in Italia: il rapporto sottolinea che a livello nazionale calano le immatricolazioni del 3% ma il tasso di occupazione dei neolaureati cresce, superiore a quello registrato prima della pandemia; per quanto riguarda Bergamo non c’è invece il calo degli iscritti, anzi ne attrae sempre di più da altre province e regioni (il 5,5% dei laureati di Unibg non è lombardo).

Con la magistraIe retribuzioni più alte

ll profilo dei laureati bergamaschi: età media alla laurea è di 25,5 anni, il 70% chiude gli studi con un voto medio di laurea di 100 su 110. Il 64 per cento ha svolto tirocini, quasi l’80% dei laureati ha svolto un’attività lavorativa durante gli studi. Per quanto riguarda la condizione occupazionale l’indagine, per Bergamo, ha riguardato complessivamente oltre 6.000 laureati di UniBg: a un anno dal conseguimento della triennale il tasso di occupazione è del 78%, con una retribuzione media che ammonta a 1.232 euro mensili netti. Tra i laureati magistrali del 2020 intervistati a un anno dal conseguimento del titolo, il tasso di occupazione è pari al 77,9%, con una retribuzione media di 1.386 euro mensili netti; il tasso di occupazione sale a 5 anni dal conseguimento del titolo: si arriva a 92,4% (tasso di disoccupazione pari al 2%), e sale anche la retribuzione che arriva in media a 1.599 euro mensili netti.

Dove trovano sbocco nel mondo del lavoro i laureati di UniBg? L’82,5% dei laureati è inserito nel settore privato, solo il 13% nel pubblico; il 4,5% lavora nel no profit. L’ambito dei servizi assorbe il 69,2%, mentre l’industria accoglie il 30,5% degli occupati.

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