
Cronaca / Bergamo Città
Domenica 24 Agosto 2025
L’avventura di Eynard: «Io, nel selvaggio Canada tra orsi e caribù»
LA STORIA. L’alpinista Dario Eynard di Santa Caterina ha completato l’esplorazione della Riserva Nahanni. «Abbiamo aperto una nuova via d’arrampicata, affrontato 13 ore su un terreno paludoso e 11 giorni in packraft».
Missione compiuta, ben oltre le aspettative della vigilia: l’alpinista Dario Eynard, classe 2000, di Borgo Santa Caterina, ha completato l’esplorazione nel Parco nazionale della Riserva Nahanni, nel Cirque of the Unclimbables, in Canada, ha pure aperto una nuova via, e sta ultimando il rientro. Sarà a casa martedì.
Eynard, aspirante guida alpina, membro del Caai (Club alpino accademico italiano) e della squadra nazionale giovanile Eagle Team, laureato in Ingegneria per l’Ambiente e il Territorio, era partito da Bergamo il 20 luglio. Con lui anche David Bacci, 40 anni dei «Ragni di Lecco», Enrico Bittelli, del 2003, cresciuto tra gli Stati Uniti e Bologna, e Giacomo Meliffi, del 1995, di Urbania. Meta, appunto, quest’area del Nord America, in una spedizione supportata dal Club alpino italiano.
Racconta il giovane mentre è sulla via per Vancouver e, da lì, ritorno in Italia: «La spedizione è andata bene e, come ci eravamo ripromessi, è stata un’avventura alpinistica che è andata oltre la semplice arrampicata. Ci piace definirla un’esperienza esplorativa di luoghi iconici dell’arrampicata e non soltanto». Non di poco conto, infatti, è stato il capitolo della navigazione in canoa: «Il rientro dalla Riserva Nahanni – spiega Eynard – è avvenuto in packraft, dei kayak gonfiabili, dal Glaciar Lake per circa 500 chilometri, fino a Blackstone Landiny».
«Siamo riusciti ad aprire una nuova via di arrampicata di circa 400 metri su una montagna che si chiama Middle Huey’s Spire. Ha difficoltà di 6c/A3, ha richiesto due giorni di lavoro e l’abbiamo chiamata “L’oro dello Yukon”. Abbiamo scalato anche Lotus Flore Tower, una montagna iconica per il Canada»
Non manca l’euforia per l’esperienza vissuta. Racconta l’alpinista: «Siamo riusciti ad aprire una nuova via di arrampicata di circa 400 metri su una montagna che si chiama Middle Huey’s Spire. Ha difficoltà di 6c/A3, ha richiesto due giorni di lavoro e l’abbiamo chiamata “L’oro dello Yukon”. Abbiamo scalato anche Lotus Flore Tower, una montagna iconica per il Canada». Risultati non scontati, anche perché le salite sono state accompagnate da un meteo incerto. «Sono state giornate intense – prosegue Eynard – però una volta arrivati sulla vetta siamo rimasti affascinati. Il fiume Nahanni in lontananza, tuttavia, ci ha fatto ricordare che eravamo soltanto all’inizio».
Undici giorni in packraft
Avventura è la parola giusta per definire quanto vissuto da Eynard, Bacci, Bittelli e Meliffi. «La traversata da Glaciar Lake alle rive del Nahanni è stata faticosissima – riferisce ancora il bergamasco –: 13 ore su un terreno paludoso, con gli zaini di 40 chili e le zanzare che ci prendevano di mira. Poi 11 giorni in packraft per quasi 500 chilometri: una spedizione impegnativa ma gratificante. A livello tecnico il fiume Nahanni l’abbiamo gestito in modo ottimale». Un’esperienza difficile da dimenticare fin dal suo inizio, con l’arrivo sul Glaciar Lake in idrovolante e, da lì, un’immersione totale nelle torri granitiche del Cirque of the Unclimbables, nelle remote Mackenzie Mountains. Un nome ironico e provocatorio coniato nel 1955 dall’esploratore Arnold Wexler, che le definì «inarrampicabili».
Gli incontri con gli orsi
«Avrei tantissimi aneddoti e storie da raccontare – ammette Dario Eynard –, ci vorrebbe un’enciclopedia. Un episodio su tutti: abbiamo avuto diversi incontri ravvicinati con gli orsi, uno dei quali ci ha costretto a spostare il campo base per la notte, nonostante avessimo preso tutte le precauzioni, come tenere il cibo lontano dalle tende, appeso in sacchi sugli alberi. Abbiamo visto una trentina di orsi, anche a pochi metri». Scherza l’alpinista: «Si può dire che abbiamo incontrato più questi animali che persone. E poi bisonti e caribù, paesaggi e montagne bellissimi». Sazi di rocce, rapide e fatica? «Certo che no, mai – risponde sicuro il giovane –. Adesso siamo a Squamish, un santuario mondiale dell’arrampicata: ancora qualche giorno di climbing e poi prenderemo l’aereo».
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