L’edificio dell’Istituto Vittorio Emanuele II: cent’anni di vita nel cuore della città

Le ricorrenze.L’edificio che ospita Ragioneria venne inaugurato nel 1922 su progetto dell’architetto Marcello Piacentini. La scuola, nata 60 anni prima, celebra l’evento con una 2 giorni al via giovedì. Su L’Eco in edicola due pagine dedicate alla storia dell’edificio.

Cent’anni di vita nel cuore della città, un percorso lungo un secolo che corre indietro nel tempo di altri 60 anni, per risalire fino alla fondazione dell’Istituto. Il Vittorio Emanuele II, oggi Istituto tecnico commerciale e turistico (un tempo la vecchia ragioneria) celebra quest’anno due ricorrenze: i 100 anni del palazzo progettato da Marcello Piacentini e inaugurato nell’ottobre del 1922, e i 160 della scuola, che prima del suo insediamento al piazzale degli Alpini, trovò casa prima nella sede dell’attuale biblioteca Caversazzi, poi a Palazzo Nuovo, in Città Alta, lo stesso che oggi ospita la Biblioteca Angelo Mai.

Le tante iniziative organizzate quest’anno per accendere i riflettori sulla storia di quella che è considerata un po’ come la «madre» di tutte le scuole superiori di Bergamo, entreranno nel vivo con un convegno organizzato nelle giornate di domani e venerdì, che focalizzerà la sua attenzione in particolare sui primi anni di storia del palazzo piacentiniano dal 1922, anno della Marcia su Roma, al 1945 che segnò la fine della Seconda guerra mondiale.

Patrizia Giaveri: «Abbiamo coinvolto i ragazzi dell’organizzazione di tutte le iniziative»

Oggi ancora l’edificio nel quale hanno studiato e continuano a studiare generazioni di bergamaschi – la stima è di circa 100mila studenti nell’ultimo secolo – porta i segni di un protagonismo nella vita sociale della città che sarà ripercorso attraverso date, personaggi e avvenimenti proprio nella due giorni di convegno al via giovedì. «Abbiamo pensato di coinvolgere i nostri ragazzi nell’organizzazione di tutte le iniziative – spiega Patrizia Giaveri, preside del Vittorio Emanuele –. A loro abbiamo affidato il racconto della storia, attraverso lo studio dei documenti del nostro archivio e di quello de L’Eco di Bergamo. La loro partecipazione attiva rappresenta davvero il filo conduttore degli eventi che abbiamo organizzato durante tutto l’anno e che hanno coinvolto, com’era giusto che fosse, l’intera cittadinanza».

«Come una casa»

Dalle visite guidate in occasione della Fiera dei librai, legate alla possibilità di ammirare alcuni volumi della prima edizione italiana dell’«Encyplodédie» risalenti al 1758 (e di solito inaccessibili, perché conservati in cassaforte), a quelle organizzate il 15 e 16 ottobre con le giornate Fai, fino alla cerimonia solenne del 4 Novembre in ricordo dei giovani uomini e dei ragazzi che hanno studiato al Vittorio Emanuele II e che sono stati uccisi per difendere l’Italia, sono state tante le occasioni per conoscere un pezzo di storia della città. Una scuola, il Vittorio Emanuele II, che «tanti considerano come una casa – racconta la preside – e per la quale sentiamo la grande affezione che c’è da parte della gente. Entrare dal portone principale e vedere la sontuosità dello scalone che porta al primo piano suscita un’emozione per tutti, non solo per i ragazzi».

La storia

Aperto subito dopo l’Unità d’Italia per rispondere alle esigenze di una rivoluzione industriale galoppante che aveva un grande bisogno di tecnici e di ragionieri, il Vittorio Emanuele ha fatto da apripista alla maggior parte degli istituti superiori di Bergamo e provincia, nati come «costole» della scuola e che poi negli anni si sono resi indipendenti. Con l’istituzione del liceo scientifico nel 1923, per qualche anno hanno convissuto tra le stesse mura il Vittorio Emanuele e il Lussana. Poi arrivarono la guerra e l’invasione nazista, che non risparmiò neppure la sede della scuola: «Nel settembre del 1943 i tedeschi occuparono l’edificio e diedero 36 ore di tempo per sgomberare», racconta Luigi Girelli, docente di italiano e storia, al quale è stato affidato il coordinamento delle iniziative del centenario. «Proprio in queste aule s’insediò il comando generale nazista, fino all’aprile del 1945 – aggiunge –. Ancora oggi gli anziani ricordano i proiettili che furono sparati sulla facciata».

Nelle prossime settimane le celebrazioni proseguiranno con l’intitolazione dell’aula magna ad Ada Rossi, partigiana e antifascista, moglie di Ernesto Rossi, uno dei promotori del manifesto di Ventotene «Per un’Europa libera e unita» di Ventotene, e docente di Diritto ed Economia al Vittorio Emanuele dal 1925 fino al 1930, quando fu arrestato dalla polizia fascista mentre teneva lezione ai suoi allievi.

L’aula circolare al primo piano sarà intitolata invece a Vittorio Gasparini, studente dell’istituto, ucciso nel 1944 a Piazzale Loreto, a Milano. Nel 2023 le attività proseguiranno nell’ambito della Capitale della Cultura, in vista dell’allestimento di un percorso museale attraverso i documenti d’archivio che, nelle ambizioni dell’istituto, potrebbe rappresentare un vero e proprio museo della scuola italiana, capace di raccontare la storia del Paese attraverso la didattica.

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