Lo Spid diventa a pagamento: «Una beffa per 25mila utenti bergamaschi»

IL CASO. Avevano attivato il servizio con Palafrizzoni. Ora il provider, come altri, annuncia tariffe per compensare il mancato arrivo di fondi dal governo.

Al di là della ricaduta economica, contenuta in poco meno di 10 euro annui, c’è una questione di principio. Negli ultimi tempi lo Spid è diventato uno strumento imprescindibile nella vita del cittadino, specie quando deve interfacciarsi con l’amministrazione pubblica, rappresentando una risorsa ma anche – per certi versi – un obbligo. E se finora non prevedeva canoni annui, adesso molti operatori stanno introducendo un prezzo per poter continuare a utilizzarlo.

A farne le spese, letteralmente, saranno anche i circa 25mila cittadini che negli anni scorsi hanno attivato lo Spid tramite l’agevolazione del Comune di Bergamo, che si era appoggiato a «SpidItalia» (servizio del provider Register.it): nei giorni scorsi l’operatore ha cominciato a inviare agli utenti una comunicazione in cui annuncia l’applicazione di una tariffa annua da 9,90 euro a partire da settembre.

L’iniziativa del Comune di Bergamo

L’iniziativa di Palazzo Frizzoni aveva raggiunto un’ampia platea, composta soprattutto da cittadini anziani o poco avvezzi alla tecnologia, grazie a una rete di appuntamenti e iniziative di sensibilizzazione che aveva coinvolto sindacati e associazioni.

Ma perché le aziende informatiche stanno rendendo a pagamento lo Spid? Alla base c’è un’impasse di fondi governativi. Un decreto del 2023 prevedeva 40 milioni di risorse pubbliche da destinare agli operatori per finanziare i costi del servizio. Quei soldi però non sono ancora arrivati, e così alcuni provider hanno introdotto un canone annuo per compensare le mancate entrate: oltre a Register.it si sono già mossi nella stessa direzione anche Aruba e Infocert, mentre rimane gratuito lo Spid di Poste.

«Spid strumento chiave»

Per Giacomo Angeloni, assessore ai Servizi demografici e all’Innovazione, «è grave che un cambiamento così rilevante, che impatta su migliaia di cittadini, non sia stato comunicato ai Comuni da parte del governo», visto che «i Comuni in questi anni hanno lavorato molto per facilitare l’accesso allo Spid come strumento chiave per i servizi digitali. Pensiamo all’utilità per l’accesso al Fascicolo sanitario elettronico, uno dei servizi più utili soprattutto per gli anziani. È vero, si potrebbe utilizzare la carta d’identità elettronica (i cui servizi restano gratuiti, ndr) anziché lo Spid, ma questo vorrebbe dire dover “insegnare” a tantissime persone come utilizzare un nuovo strumento tecnologico». Il Comune prova intanto a trovare una soluzione alternativa: «Per la prossima settimana abbiamo convocato una riunione con tutte le realtà che hanno collaborato nell’erogazione dello Spid ai cittadini in convenzione col Comune, per valutare cosa fare – prosegue l’assessore -. Sicuramente inizieremo a incentivare la carta d’identità elettronica, ma al tempo stesso avvieremo un’indagine di mercato per verificare la disponibilità di altri operatori che continuano a offrire gratuitamente lo Spid».

Nei giorni scorsi l’Agid – l’Agenzia per l’italia digitale, ente pubblico cui fa capo il sistema Spid – ha affermato che i finanziamenti ai fornitori di Spid «stanno per essere erogati». Sarà però da verificare se gli operatori, alla luce del concretizzarsi dei finanziamenti, decideranno effettivamente di fare retromarcia e continuare a garantire la gratuità del servizio.

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