Lotta al cancro e pandemia, liste d’attesa nel mirino. Bergamo, le tre Asst: «Obiettivo irrinunciabile»

Tumori: una delle principali cause di morte nel mondo, con circa 10 milioni di vittime, quindi quasi un decesso su 6 è dovuto al cancro: sono i numeri diffusi in occasione della Giornata mondiale contro il cancro, momento di riflessione anche su quanto questi due anni di pandemia hanno influito su ritardi di diagnosi, interventi, cure per i malati oncologici.

Lo ha evidenziato anche l’onorevole Elena Carnevali, capogruppo Pd in Commissione Affari Sociali alla Camera, chiedendo con urgenza l’approvazione del Piano nazionale cancro: «Ogni anno in Italia vengono diagnosticati circa 337mila nuovi casi di tumore, la pandemia e l’ondata causata da Omicron ha ulteriormente aumentato i ritardi nelle diagnosi, screening ed esami, che con lo stanziamento di un miliardo di euro si vogliono recuperare . Siamo tra i Paesi che hanno raggiunto ottimi risultati sia sul fronte della diagnostica che della terapia, oltre ad aver raggiunto ottimi risultati sulla sopravvivenza a 5 anni. Anche per non disperdere questo patrimonio e per superare le disuguaglianze territoriali all’accesso alle cure per i pazienti oncologici serve con urgenza giungere all’approvazione del Piano nazionale cancro».

Sull’importanza della prevenzione, e sulla diagnosi precoce, ha insistito ieri anche Letizia Moratti, vicepresidente e assessore al Welfare della Regione Lombardia: «In Lombardia, le campagne di screening attualmente in corso, previste dai Lea, sono molteplici e in grado di individuare forme di malattia in stadio precoce. A oggi, programmi di screening oncologici restano uno dei fattori cardine e imprescindibili nella lotta contro il cancro». Il successo raggiunto nel periodo pre-pandemico, tuttavia, ha subito un duro colpo nel 2020 e si stima che su tutto il territorio nazionale circa 2 milioni e mezzo di procedure di screening non siano state effettuate, con dati variabili tra le varie Regioni.

«In tutto questo la Regione Lombardia è riuscita a distinguersi tra le più performanti – ricorda la vicepresidente di Regione Lombardia – con riferimento soprattutto all’attività di chirurgia oncologica che ha rispettato al 60% i tempi di attesa nel 2020, salendo all’80% nel 2021. E per quest’anno, da aprile, abbiamo introdotto un meccanismo penalizzante e premiale per sollecitare il rispetto delle liste d’attesa nelle strutture pubbliche e private accreditate, proprio a cominciare dagli interventi di oncologia chirurgica». E proprio partendo appunto dal settore oncologico, le tre Asst bergamasche sono impegnate sull’obiettivo liste d’attesa che la Regione Lombardia ha messo al centro di una recente delibera di Giunta.

«È un obiettivo molto sfidante in particolare in questo periodo in cui l’emergenza Covid ci sta chiedendo ancora un grande sforzo, clinico e organizzativo – sottolinea Maria Beatrice Stasi, direttore generale dell’Asst Papa Giovanni di Bergamo –. Da settembre a dicembre siamo riusciti a programmare 500 interventi aggiuntivi per ridurre le attese per interventi rinviati a causa dell’emergenza. Uno sforzo che purtroppo a gennaio non ha potuto essere confermato, nonostante il grande impegno a mantenere fin qui l’80% della programmazione chirurgica, contemporaneamente al montare della quarta ondata Covid e alle assenze di personale sanitario. Le performance di strutture sanitarie, che, come il “Papa Giovanni”, sono molto attrattive per gli utenti risentono di una forte pressione della domanda, soprattutto in ambiti particolarmente delicati come l’oncologia di cui il “Papa Giovanni” è tra i principali erogatori a livello regionale. Il tempo di attesa non è di per sé un indicatore di qualità perché risente dell’attrattività dei singoli ospedali e della possibilità di programmare, che è maggiore per strutture che non si occupano, o se ne occupano in misura minore, di patologie “tempo dipendenti” che per loro natura hanno la priorità sugli interventi programmati».

Obiettivo irrinunciabile, quello dell’abbattimento delle liste d’attesa e una delle sfide più importanti anche per il direttore generale dell’Asst Bergamo Est, Francesco Locati: «Il recupero di tali liste è sempre stato tra le nostre priorità, ma i programmi pianificati negli ultimi due anni hanno dovuto fare i conti con il Covid. La pandemia non è ancora conclusa ma dobbiamo guardare avanti perché il virus non è l’unica emergenza. In quest’ottica negli ultimi 3 mesi del 2021 abbiamo messo in atto un incremento sostanziale delle prestazioni ambulatoriali e degli interventi chirurgici raggiungendo i livelli dell’epoca pre Covid. Sono state anche eseguite 2.300 visite in più e oltre 300 interventi chirurgici. Con lo stesso impegno e la stessa determinazione i prossimi mesi ci vedranno protagonisti in uno sforzo volto a recuperare le attività rivolte ai soggetti più fragili del nostro territorio, oncologici e non oncologici. La quarta ondata ci ha costretto a ridurre l’attività, (negli ultimi due mesi), di circa il 30%. La contrazione si riferisce sempre a interventi procrastinabili». Dal canto suo, la direzione dell’Asst Bergamo Ovest rimarca che «la quasi totalità delle prestazioni di ricovero chirurgiche-oncologiche di tipo A che erano in attesa, sono state evase nell’ultimo quadrimestre 2021 grazie al Piano di ripresa. Nel 2022 è stato ridefinito il percorso dei pazienti oncologici con l’introduzione della Centrale operativa controllo liste d’attesa (Cocla); l’applicazione del nuovo percorso parte in questo mese e ci permetterà di monitorare il rispetto dei tempi di attesa dei ricoveri chirurgici oncologici di classe A e, quindi, evitare decurtazioni di fatturato».

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