Mascherina sul lavoro: obbligo fino a giugno ma esclusi in 20mila

La proroga Prevista per i dipendenti delle aziende. Solo raccomandata nel settore pubblico, dovrà però tenerla chi è impiegato in ambito sanitario e a scuola.

Via le mascherine, anzi no. Sui luoghi di lavoro, l’obbligo di indossare dispositivi di protezione diventa a due velocità: resterà ancora in vigore per il comparto privato (poco più di 430mila addetti in Bergamasca), mentre è solo una «raccomandazione» per il pubblico impiego. E all’interno di questa differenza, c’è una differenziazione ulteriore: tra i dipendenti pubblici, la mascherina resta comunque obbligatoria per chi lavora in ambito sanitario e nelle scuole (altre circa 30 mila persone). Dunque, alla fine dei conti, saranno esentati solo circa 20mila dipendenti della pubblica amministrazione in provincia di Bergamo.

Piccinali (Confindustria): «Giusto mantenere un atteggiamento prudenziale»

Le regole dal 1° maggio

È la sintesi – normativa e numerica – della nuova svolta. Alla base c’è il fatto che dal 1° maggio la mascherina non è più obbligatoria in gran parte dei luoghi al chiuso, e in particolare tra uffici, negozi e locali. Occorreva però trovare la quadra per quanto riguarda gli ambienti di lavoro: il Dipartimento della Funzione pubblica ha emanato già a fine aprile una circolare che «raccomanda» – senza però obbligo – la mascherina, il passo successivo era disciplinare le aziende private. Così mercoledì il governo ha deciso di prorogare nelle aziende private l’obbligo di indossare la mascherina laddove ci siano «situazioni a rischio», per esempio quando non sia possibile mantenere il giusto distanziamento. In punta di diritto non si tratta di un decreto, ma dell’estensione di un precedente protocollo – quello nato nell’aprile 2020 – firmato con le parti sociali e le associazioni datoriali. Manca ancora un passaggio che metta nero su bianco la decisione, ma la proroga delle mascherine nelle aziende private durerà sino alla fine di giugno.

Fusini (Ascom): critici sul differente regime tra lavoratori pubblici e privati

Le reazioni

Prudenza è la parola chiave che torna in diversi commenti. «Anche se fortunatamente siamo in una fase di positiva evoluzione della pandemia, va mantenuto un atteggiamento prudenziale – sottolinea appunto Agostino Piccinali, vicepresidente di Confindustria Bergamo –. In questo contesto si colloca la conferma dei protocolli di sicurezza che prevedono l’utilizzo delle mascherine sui luoghi di lavoro, con l’obiettivo di abbattere ulteriormente i rischi di eventuali focolai». Soprattutto nel commercio e nella ristorazione, si vivranno ancora giorni a «due velocità»: nessun obbligo per i clienti (anche se la stragrande maggioranza continua comunque a tenere le mascherine anche al chiuso) e obbligo invece per chi lì ci lavora.

«Chi si contagia sta a casa dal lavoro, e se il personale sta a casa le aziende non vanno avanti: non dimentichiamoci poi che spesso i lavoratori a casa in malattia non hanno una copertura integrale al 100% del salario»

«La scelta non è quella di appesantire le condizioni di lavoro delle persone, ma è una scelta di responsabilità per la tutela degli stessi lavoratori prima ancora che dei datori di lavoro – riflette Oscar Fusini, direttore di Ascom Bergamo –. Chi si contagia sta a casa dal lavoro, e se il personale sta a casa le aziende non vanno avanti: non dimentichiamoci poi che spesso i lavoratori a casa in malattia non hanno una copertura integrale al 100% del salario». Quello che stona, secondo i rappresentanti di categoria, è il differente «regime» tra lavoratori pubblici e privati: «Restiamo basiti da queste scelte differenti – prosegue Fusini –, a questo punto il governo dovrebbe fare una equiparazione. Se la parte privata ha fatto questa scelta per senso di responsabilità, a maggior ragione dovrebbe farlo anche la parte pubblica. Sappiamo che indossare ancora la mascherina può essere faticoso, ma è una protezione che tutela in primo luogo il lavoratore».

«Nei giorni precedenti all’annuncio del governo ci eravamo già pronunciati favorevolmente sull’opportunità di continuare a indossare la mascherina, perché pensiamo sia ancora utile in un momento in cui la pandemia non è evaporata del tutto. La prudenza, in questa fase, tutela sia il lavoratore sia il datore di lavoro – commentano Filippo Caselli e Cesare Rossi, direttore e vicedirettore di Confesercenti Bergamo –. Quello che ci aspettiamo è però maggior chiarezza nelle norme, le imprese hanno bisogno di disposizioni certe e inequivocabili. Bisognerebbe poi colmare l’asimmetria che c’è con i lavoratori pubblici. Manteniamo tutte le misure utili, evitiamo però quelle ormai superate».

© RIPRODUZIONE RISERVATA