Mattarella a Bergamo 4 volte nei suoi 7 anni di presidenza

La partecipazione all’inaugurazione dell’Accademia della Gdf si inserisce in un rapporto consolidato. I precedenti nel 2016, 2019 e 2020.

Sette anni al Quirinale, 4 visite a Bergamo. Sergio Mattarella è ormai di casa nella nostra città, alla quale ha fatto sentire più e più volte la vicinanza durante l’incubo del Covid. E proprio l’ultima presenza del Presidente della Repubblica è legata alla pandemia, un momento di celebrazione e ricordo solenne delle vittime con la Messa di Requiem di Gaetano Donizetti al Cimitero Monumentale.

Era il 28 giugno di un anno fa, un evento trasmesso in prima serata nazionale su Rai Uno. Un omaggio alla lapide commemorativa con le parole del fondatore del Sermig, Ernesto Olivero, la corona di fiori e poi le riflessioni davanti alla platea dei sindaci, simbolo di quella Bergamo «che rappresenta il cuore della Repubblica», capace «di coraggio e spirito di sacrificio». Una vicinanza non di maniera: «Questa sera c’è l’Italia che ha sofferto, che è stata ferita, che ha pianto». E quel monito: «Fare memoria significa, quindi, anzitutto ricordare i nostri morti e significa anche assumere piena consapevolezza di quel che è accaduto. Senza la tentazione illusoria di mettere tra parentesi questi mesi drammatici per riprendere come prima. Riflettere seriamente. Ricordare significa riflettere, seriamente, con rigorosa precisione, su ciò che non ha funzionato, sulle carenze di sistema, sugli errori da evitare di ripetere». Una visita di poco meno di due ore che ha lasciato il segno come poche.

Il 24 ottobre del 2019 Mattarella era invece stato a Bergamo per un duplice appuntamento: prima l’incontro con i ricercatori del Kilometro Rosso, dell’Istituto Mario Negri e dell’Università e poi il bagno di folla nell’auditorium del Seminario con i ragazzi di «BergamoScienza» e di «Molte Fedi», accolto dal vescovo Francesco Beschi, dal sindaco Giorgio Gori e dal presidente della Provincia, Gianfranco Gafforelli insieme all’amico di antica data Gilberto Bonalumi. Cita una frase di Gibran: «Nel cuore di ogni inverno c’è una primavera palpitante e dentro la cortina della notte si nasconde il sorriso dell’alba».

E guarda i ragazzi in prima fila: «Quell’alba è dentro di noi. Sta a noi essere artefici del nostro futuro». Un invito a servirsi della tecnologia e non a esserne servi: «Ogni scoperta, ogni conquista – sempre preziosa - deve essere finalizzata ad accrescere il patrimonio collettivo. La scienza deve essere amica del futuro dell’umanità e del pianeta. Come strumento di verità e di progresso ci aiuta a superare gli ostacoli, sgretolando i muri che li rappresentano». Perché «l’intelligenza non può essere disgiunta dalla coscienza e questa dal pensiero umano». Un intervento molto significativo e apprezzato.

Il debutto del Presidente Mattarella a Bergamo è però datato 29 novembre 2016, quando aveva voluto essere presente al Teatro Donizetti all’omaggio per i 50 anni di direzione del maestro Riccardo Muti, suo grande amico. Si era fermato per la notte all’Hotel San Lorenzo di Città Alta per poi visitare il giorno dopo la redazione de L’Eco di Bergamo, partecipare all’inaugurazione dell’anno accademico dell’Università accolto dal rettore Remo Morzenti Pellegrini, per poi concedersi un piccolo bagno di folla in Piazza Vecchia al termine della visita alla basilica di Santa Maria Maggiore insieme al vescovo. «Il vostro è un compito prezioso che supera i confini territoriali, supera l’ambito dei vostri lettori: è un contributo nazionale di grande importanza» ricorda ai giornalisti che lo accolgono in redazione: «Il nostro Paese ha bisogno di diventare sempre più una comunità che si avverte come tale».

In Università, nella splendida aula magna in Sant’Agostino, aveva preso a sorpresa la parola dopo gli interventi del rettore e la lectio del compianto Philippe Daverio: «L’istruzione, l’apprendimento, la cultura sono la misura delle opportunità che si hanno poi nella vita per realizzarsi, per contribuire da protagonisti alla vita collettiva. E questa cultura è quella che qui, vorrei dire con termine improprio, si amministra, è quella che qui si coltiva, si fa crescere, non soltanto si distribuisce ma si approfondisce con la ricerca. Qui come in tutti i nostri atenei del nostro Paese». E domani ancora un’altra visita a Bergamo, alla nuova Accademia della Guardia di Finanza: l’ultima di un Presidente che ha lasciato un segno profondo nella nostra terra.

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