Monossido di carbonio, 169 intossicazioni in 5 anni: l’80% in casa

L’ANALISI. Il rischio si alza in autunno e inverno, la cattiva combustione è tra le cause predominanti. I medici: «Verificare bene la ventilazione degli impianti».

«Un killer silenzioso». Ecco come il Centro antiveleni di Bergamo (uno dei dieci riconosciuti in tutta Italia) con il suo direttore Giuseppe Bacis e la tossicologa Mariapina Gallo, definiscono il monossido di carbonio per l’intossicazione che può scatenare in poche ore anche in una bassa concentrazione. «Il monossido di carbonio è un gas inodore, insapore e non irritante – spiega Bacis - Per questo non ci si accorge della sua presenza nell’aria. Ma quando viene inalato bastano poche ore, a volte minuti in base alla sua quantità, per dare i primi sintomi dell’avvelenamento come cefalea e nausea che, specialmente in questa stagione in cui i casi di intossicazione sono più diffusi, vengono scambiati per influenza». Perché anche se l’intossicazione da monossido può verificarsi in qualsiasi periodo dell’anno, i periodi a maggior rischio sono i mesi autunnali e invernali quando, per via delle temperature rigide, vengono accese stufe o camini e si resta per lungo tempo in ambienti completamente o parzialmente chiusi.

Il Centro antiveleni all’interno dell’ospedale Papa Giovanni XXIII è raggiungibile al numero verde dedicato (800-883300)

«È la stagione che stiamo vivendo ora e, infatti, non a caso stiamo iniziando a ricevere le prime chiamate. In estate può accadere, ma i casi sono meno frequenti perché, banalmente, apriamo più spesso e per periodi più lunghi le finestre. Infatti, l’unico antidoto vero del monossido è l’ossigeno. Aria, quindi», puntualizza Gallo. Il Centro antiveleni all’interno dell’ospedale Papa Giovanni XXIII è raggiungibile al numero verde dedicato (800-883300). Attivo 24 ore su 24, rispondono medici specialisti in tossicologia medica e farmacologia e, tra le tantissime e svariate tematiche che «intasano» le linee, ci sono anche i casi di intossicazione da monossido di carbonio.

«È la stagione che stiamo vivendo ora e, infatti, non a caso stiamo iniziando a ricevere le prime chiamate. In estate può accadere, ma i casi sono meno frequenti perché, banalmente, apriamo più spesso e per periodi più lunghi le finestre»

Il picco nel 2020

In cinque anni (dal 2020 al 2024) sono state 169 le chiamate con un picco durante l’anno del Covid. Nel 2024 sono state 30. «L’andamento negli anni è altalenante. Nel 2020 abbiamo registrato il dato più alto degli ultimi anni, questo perché le persone sono state più a casa e, quindi, più a rischio di esposizioni perché il gas raggiunge concentrazioni particolarmente elevate in ambienti chiusi», puntualizzano gli specialisti.

Il centro attivo 24 ore su 24, rispondono medici specialisti in tossicologia medica e farmacologia e, tra le tantissime e svariate tematiche che «intasano» le linee, ci sono anche i casi di intossicazione da monossido di carbonio

Le cause scatenanti

Dal punto di vista «tecnico» il monossido di carbonio si forma dalla incompleta combustione di materiali come carbone, petrolio, kerosene, benzina e di tutti i tipi di gas in forni, fornelli, scaldabagni, stufe, caldaie e camini presenti nelle abitazioni che, specialmente con l’arrivo della stagione più fredda, diventano osservati speciali come potenziali e rischiosissimi fonti di fuoriuscita di monossido, specialmente se è da tempo che non sono controllati adeguatamente. È quindi alle proprie case, in particolare quelle che vengono aperte e accese solo poche volte l’anno anche in vista delle vacanze natalizie, che deve ora rivolgersi la massima attenzione. Si stima, infatti, che circa l’80% dei casi di avvelenamento da monossido di carbonio si verifica tra le mura domestiche. «Ogni anno in Italia sono circa 300 i morti in Italia per intossicazione di monossido di carbonio. Questo dà l’idea di quanto questo gas sia potenzialmente fatale. La Bergamasca, come territorio in cui tantissime case hanno i camini e le stufe, è un territorio attenzionato in questa stagione – sottolinea il direttore del Centro –.

Le avvertenze

L’indicazione è quindi quella di verificare che le fonti di combustione domestica siano installate con un’adeguata ventilazione. Ricordo anche che è un obbligo di legge far controllare, da parte di tecnici almeno una volta l’anno, gli impianti di riscaldamento in modo che brucino in maniera efficiente. Inoltre, si deve controllare che il canna fumaria non sia ostruita e sia regolarmente pulita». Il monossido di carbonio (CO), come agente tossico, si assorbe, come detto, in via respiratoria, senza rendersene conto, in modo subdolo ed impercettibile. Una volta respirato, il CO si lega all’emoglobina impedendo il normale trasporto di ossigeno agli organi e ai tessuti. L’intossicazione che provoca, quindi, è un avvelenamento del sangue. «I primi sintomi sono nausea e cefalea, se il livello di monossido nel sangue raggiunge il livello di 10-20% - spiega la dottoressa Gallo -. Ma spesso vengono sottovalutati o scambiati per altro. Il campanello d’allarme è se un gruppo famigliare che vive negli stessi ambienti presenta sintomi comuni in breve tempo. Livelli più alti provocano vertigini, perdita di coscienza e convulsioni fino al coma». La cura dell’intossicazione è l’ossigeno, a cui cercare di esporsi nel più breve tempo possibile, anche con un trattamento specifico in camera iperbarica. «Da attenzionare è anche l’evoluzione dei sintomi oltre l’evento acuto grave – aggiunge Bacis – Perché a distanza di settimane si possono manifestare sintomi neuropsichiatrici tardivi come difficoltà nella memoria, demenza, psicosi o disturbi nei movimenti simili al Parkinson».

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