Morbillo, casi in ripresa: fondamentale vaccinarsi»

L’ALLERTA. Rizzi («Papa Giovanni»): «Picchi in alcuni Paesi legati alla minore copertura negli anni del Covid. Bambini a rischio se non sono immunizzati».

È una variante nuova, leggermente diversa dalle precedenti, ma che non preoccupa. Non è più grave né più diffusiva, seppur possa più frequentemente sfuggire ai test. Nel mese di gennaio, tra il Milanese e le aree limitrofe sono stati confermati cinque casi di morbillo con delle mutazioni a cui i test classici sono meno sensibili.

Lo segnala uno studio condotto da ricercatori dell’Università degli Studi di Milano e dell’Istituto superiore di sanità e pubblicato su «Eurosurveillance», rivista scientifica del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc). Al momento la Bergamasca non è interessata da questi casi: oltre al Milanese, si legge nel report, le altre aree lombarde sono infatti al confine con la Svizzera. «Come per tanti virus – spiega Marco Rizzi, direttore dell’Unità di Malattie infettive dell’Asst “Papa Giovanni” -, anche il morbillo presenta delle varianti che periodicamente vengono individuate. Questo studio pone prevalentemente una questione legata alla sorveglianza epidemiologica: i test maggiormente diffusi sarebbero meno sensibili alla nuova variante, dunque potrebbe sfuggire qualche caso. Ma la variante non è più grave né più diffusiva, e nemmeno sfugge alla copertura vaccinale». La notizia s’inserisce in un quadro più ampio: «In questi ultimi mesi è stata osservata una importante ripresa di casi di morbillo nel mondo e anche in Europa – segnala Rizzi –, con dei picchi significativi in alcuni Paesi: in Europa è soprattutto il caso della Romania, con decine di migliaia di contagi, e numeri rilevanti sono emersi anche nel Regno Unito». Perché succede? «Questi picchi sono legati alla minor copertura vaccinale avuta nel 2020 e nel 2021, quando la pandemia Covid ha avuto un effetto indiretto nell’adesione alla campagna sul morbillo, con una flessione nelle vaccinazioni – spiega l’infettivologo –. I bambini che oggi hanno tre o quattro anni, se quella vaccinazione “saltata” non è stata recuperata, possono risultare coperti dal vaccino in percentuale minore rispetto agli anni precedenti. Il morbillo, che era scomparso in Nordamerica e diventato raro in Europa, oggi è discretamente riemerso. Anche perché il morbillo è una malattia che si trasmette molto facilmente».

Per questo la vaccinazione resta decisiva: «Per la vaccinazione contro il morbillo si indica un obiettivo del 95% di copertura, perché per bloccare la circolazione del virus è necessario che più del 95% della popolazione sia vaccinata, altrimenti il virus circola (è la cosiddetta immunità di gregge, ndr). L’aumento globale dei casi di morbillo ha riguardato anche dei giovani adulti, dei 40enni, perché la riflessione sulla vaccinazione va fatta anche ragionando sugli adulti. La prima dose del vaccino contro il morbillo si fa tra i 12 e i 15 mesi: i bambini nei primi mesi di vita sono comunque coperti se la mamma trasmette loro gli anticorpi perché è vaccinata o perché ha fatto in precedenza la malattia; se la mamma non è vaccinata, nei primi 13-14 mesi (cioè fino alla prima dose, ndr) sono a rischio di ammalarsi. È una malattia che ha un decorso solitamente non grave, anche se alcuni casi portano all’ospedalizzazione».

Gli ultimi dati riferiti alla Bergamasca indicano che anche nel periodo della pandemia è stato comunque centrato l’obiettivo di almeno il 95% dei bambini vaccinati con la prima dose: nel 2020 la copertura dei nati nel 2018 era al 96,2%, nel 2021 la copertura dei nati nel 2019 è stata del 96,2%, nel 2022 la copertura dei nati nel 2020 si è attestata al 96,6%, nel 2023 (i dati si fermano al 31 agosto, quindi mancano ancora le ultime vaccinazioni che dovrebbero aver alzato la copertura) la copertura dei nati nel 2021 è stata del 95,7%. «In Lombardia – sintetizza Rizzi – tendenzialmente si resta sempre in linea con l’obiettivo del 95%».

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