No-Green pass in malattia: pochi disonesti nella Bergamasca

Città e provincia in controtendenza: pochi hanno «dribblato» l’obbligo assentandosi per malattia. In Lombardia invece crescita fino al 18%.

In pochi hanno scelto la scorciatoia. Il «jolly» dei più intransigenti è stato scelto con parsimonia in Bergamasca: la corsa ai certificati di malattia per dribblare l’obbligo di Green pass non s’è vista. Perché dal 15 ottobre, cioè dall’introduzione dell’obbligo di certificazione verde sui luoghi di lavoro, ci si attendeva anche questo: che si ricorresse alla malattia, scelta ipotetica di chi non si è vaccinato – e che quindi non è in possesso del Green pass «duraturo» – e di chi, non vaccinato, non vuole nemmeno sottoporsi al tampone. Non ci sono dati ufficiali su scala provinciale, ma negli ambulatori dei medici di base non s’è vista particolare ressa. «Non sono state segnalate anomalie dai colleghi: di variazioni eclatanti non sembrano essercene state», rileva Guido Marinoni, presidente dell’Ordine dei medici di Bergamo. Per Paola Pedrini, segretario regionale della Fimmg, sindacato dei medici di base, e medico di base con studio a Trescore, «non c’è stato un aumento significativo di richieste. Più in generale c’è però un aumento delle richieste di malattia legate a sindromi da raffreddamento, simil-influenzali, di stagione».

«Questa settimana non ho visto un particolare aumento – osserva Mirko Tassinari, segretario bergamasco della Fimmg e medico di base ad Albino –. Forse qualche situazione borderline intorno al 15 ottobre, magari con persone che non erano riuscite a organizzarsi col tampone».

Allargando lo sguardo a livello regionale e basandosi sui dati dell’Inps, il quadro è a macchia di leopardo. In Lombardia un incremento oggettivo lo si rileva confrontando un paio di giornate chiave con gli stessi giorni della settimana pre-Green pass. Venerdì 15 ottobre, il debutto del «lasciapassare» sul lavoro, secondo l’Inps in Lombardia sono stati presentati 17.945 certificati di malattia, il 18,2% in più dei 15.180 inviati il venerdì precedente, l’8 ottobre; l’impennata della Lombardia è però più contenuta rispetto al dato nazionale, che ha evidenziato invece una crescita del 21,5% (da 76.836 a 93.322), con alcuni picchi come il 26,4% in più del Lazio e il 30% in più della Calabria o il 37,4% in più dell’Emilia-Romagna. Se si pone l’attenzione invece sul primo lunedì con obbligo di Green pass, il quadro cambia lievemente: il 18 ottobre in Lombardia si sono contati 38.061 certificati di malattia, in crescita del 15,5% rispetto ai 32.965 e in linea con la tendenza nazionale (14,6% in più, da 165.061 a 192.174 certificati di malattia). Verificare la reale natura della corsa al certificato di malattia è certo arduo: i medici dell’Inps, e quindi chiamati in prima battuta anche a questo compito, sono 24 in tutta la Lombardia.

Tra l’altro, la corsa alla vaccinazione sembra essersi arrestata: il «contatore» della Regione indica che tra sabato 16 e venerdì 22 ottobre hanno ricevuto la prima dose 3.448 bergamaschi, poco meno di 500 al giorno; nella settimana che ha accompagnato l’introduzione del green pass, tra lunedì 11 e appunto il fatidico venerdì 15, si viaggiava in media a 860 prime dosi quotidiane.

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