Nuova stazione, via all’iter per l’accordo. La firma a primavera e pronta a fine 2026

Trasporti. Nel vivo le trattative per la ridefinizione dell’area e dell’ex scalo merci, finanziata anche dal Pnrr. Palafrizzoni: «Fondamentale un intervento di qualità per incidere sulla mobilità e rilanciare il progetto Porta Sud».

I tempi li detta il Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza) che, nell’attesa di eventuali modifiche di strategia post-urne, fissa un termine tassativo: fine novembre 2026. Per quella data anche la nuova stazione (europea, così viene definita) di Bergamo dovrà essere pronta. O almeno in avanzata fase di completamento, diciamo così. Lo scorso marzo il Consiglio comunale ha dato mandato alla Giunta a trattare l’Accordo di programma: un passaggio fondamentale, il primo tassello di un’operazione che, spalmata su tutta l’area dello scalo merci (e in quelle adiacenti), arriva a un miliardo d’investimenti in un orizzonte decennale. E più probabilmente oltre.

«Stiamo lavorando alla definizione dell’Accordo di programma» conferma l’assessore alla Riqualificazione Urbana, Francesco Valesini. Un percorso che insieme a Palafrizzoni vede coinvolti Provincia, Regione, le Ferrovie nelle loro variegate articolazioni societarie e i privati. Con in testa il Gruppo Vitali che, oltre ad avere elaborato il Masterplan, pare aver raggiunto un accordo per l’acquisto delle aree dell’ex scalo merci con le Ferrovie.

Il nodo di Palazzo Lombardia

«Il percorso non è semplice: è fondamentale realizzare un intervento di qualità che da un lato incida in modo importante sulla mobilità cittadina e non, e dall’altro funga da volano per l’intera area di Porta Sud» prosegue Valesini. «Per questo la stazione europea, con le sue caratteristiche di polo intermodale, è assolutamente centrale e strategica».

Non a caso il Pnrr l’ha finanziata con 50 milioni di euro, cifra alla quale vanno aggiunti altri 50 di Rfi per il rifacimento tecnologico del piano ferroviario della stazione e i 54 di Comune e Provincia, conseguenza della rinuncia ai diritti edificatori. Sul piatto ci sarà poi anche il contributo della Regione, tuttora da quantificare nel dettaglio: la richiesta del Comune è di 45 milioni, ma da Milano si vocifera che non ne arriveranno più di una ventina.

L’accordo di programma

«L’intenzione è chiudere l’Accordo di programma per la prossima primavera» spiega Valesini. Così da far partire la progettazione definitiva in continuità con la prima bozza, quella elaborata da Rfi in confronto con il pool di progettisti guidati dallo spagnolo Francisco Mangado, incaricato dal Gruppo Vitali. Piccolo problema, a primavera scade il mandato della Regione: quindi l’obiettivo non dichiarato sarebbe anche quello di chiudere la partita prima delle elezioni , così da evitare una pericolosa fase di stallo.

Due nuovi corpi di fabbrica

La bozza di progetto prevede la realizzazione di due nuovi corpi di fabbrica a ponte che cingono su entrambi i lati l’attuale stazione (datata 1857 e quindi ultravincolata) scavalcando i fasci di binari. A raccordare tutto, una piazza sopraelevata: una sorta di terrazza aperta verso Città Alta, il cosiddetto «Mirador».

L’edificio di sinistra, guardando la stazione, sarà destinato a funzioni prevalentemente d’interscambio, quello di destra a servizi per i viaggiatori e galleria commerciale. In sostanza per arrivare ai binari si salirà prima (con scale e percorsi meccanici) al livello dei nuovi edifici per poi ridiscendere. Verrà invece mantenuto il sottopasso verso via Gavazzeni dell’attuale stazione, destinata a raccordare i nuovi fabbricati con funzioni ancora da definire nel dettaglio. «Il progetto sul quale ci stiamo confrontando è questo: stiamo cercando di trovare delle soluzioni ad alcune proposte che sono state avanzate» conferma l’assessore.

Il terminal bus e il «ricucitore»

Tra le più rilevanti c’è quella di Atb che, oltre ad avere elaborato una proposta per la nuova stazione delle autolinee, mette sul tavolo un elemento per unire in modo più incisivo i diversi flussi intermodali. Sul primo versante la proposta è quella di un piazzale dalla forma ovale, molto semplice, con una trentina di stalli nell’area compresa tra i binari e via Gavazzeni. O meglio, il nuovo tracciato della medesima che verrà traslato più a nord dell’attuale.

Sul secondo si ipotizza una vera e propria struttura (sopraelevata) che partendo dal terminal dei bus e raccordandosi alla futura stazione ferroviaria arrivi al capolinea dei tram – al plurale perché in contemporanea dovrebbe vedere la luce anche la T2 – alla fermata del Brt, il Bus rapid transit per Dalmine-Verdello stazione, e infine in via Bono. In questo modo verrebbe accentuata la visione di intermodalità del sistema: un percorso unico e protetto per passare da un mezzo di trasporto all’altro. Non a caso viene chiamato «ricucitore».

Il polo intermodale è il primo tassello di un progetto molto più ampio su un’area di 128mila metri quadri se ci limitiamo al solo scalo merci. In realtà è molto (molto...) più grande e qui la palla passa ai privati, sia sul versante del parcheggio interrato da 3.000 posti auto – parte integrante del polo – che delle funzioni commerciali, residenziali, mediche e di ricerca ipotizzate nel masterplan. Ma la prima scadenza è la stazione e ha una data, fine novembre 2026.

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