Ospedale Papa Giovanni:«La pressione è tanta: 226 operatori infetti»

Pezzoli: «Allo studio ricoveri nei reparti per i pazienti con altre patologie e positivi».

Un calo impercettibile, di pochissime unità, ma il calo c’è, e la tendenza, all’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, è quella, riscontrata negli ultimissimi giorni di un minimo «respiro» nei ricoveri di pazienti per il Covid. Il segnale, però, non rassicura ancora su un allentamento della pressione nei reparti: i ricoverati nei reparti ordinari ieri erano 147, scesi di due unità rispetto a mercoledì, quelli in Terapia intensiva 17, scesi di una unità (e qualche giorno fa si era arrivati fino a 22 nell’Area critica).

Il «peso» di questo tipo di ricoveri, con la necessità di ricavare letti dedicati, causa rallentamenti nell’attività ordinaria ospedaliera. E poi c’è anche la fatica di chi lavora in ospedale: la stanchezza soprattutto per gli operatori, medici e infermieri in prima fila ormai da due anni contro l’avanzare della pandemia, è tanta. Operatori, peraltro, che a loro volta non sono affatto esenti da contagi e positività, e quindi aumentano le assenze e «l’esercito» che è in campo per combattere il Covid si ritrova a dover caricarsi di ulteriore lavoro.

«Una flessione leggerissima nei ricoveri c’è, finora abbiamo viaggiato sul ritmo di 8-9 ricoveri al giorno, adesso stiamo un po’ calando. E anche nelle Terapie intensive siamo scesi a 17 ricoverati contro i 22 di alcuni giorni fa. Per il momento riusciamo comunque ancora a gestire la situazione - rimarca Fabio Pezzoli, direttore sanitario dell’Asst Papa Giovanni XXIII di Bergamo - . Le positività, come in tutto il resto della popolazione, oscillano di giorno in giorno: martedì eravamo a 226 dipendenti, tra medici e infermieri, assenti per positività al Covid. Non si tratta di casi di malattia sintomatica, essendo tutti vaccinati, ma in ogni caso le assenze ci sono, anche se il rientro al lavoro avviene in tempi rapidi.

Si supplisce grazie all’impegno aggiuntivo di chi resta in servizio, con gli straordinari. Per il momento andiamo avanti, poi si vedrà: con il dilagare di casi positivi è difficile capire se il calo della pressione ospedaliera sarà realmente tangibile in tempi brevi. È evidente, comunque, che lo stress lavorativo, in questa quarta ondata, non è indifferente. Anche perché, e mi fa piacere rimarcarlo, nonostante il numero dei ricoveri Covid nei giorni scorsi sia salito vorticosamente, siamo riusciti a mantenere l’attività chirurgica all’80% delle sue potenzialità; alcune specialità, per esempio la Senologia, continuano a lavorare addirittura al 100%: nell’area oncologica non intendiamo arretrare neppure di un millimetro. Ma tutto questo significa grandissima fatica e certamente non si potrà andare avanti in eterno, se i contagi continuano su questi numeri.

Forse attualmente siamo l’unico ospedale in Lombardia, e probabilmente anche in Italia a mantenere questi ritmi». Un ospedale, il «Papa Giovanni» di Bergamo, che ha messo a disposizione per i ricoveri Covid 35 letti nella Torre 2, in un intero piano, più altri 10 per subacuti, altri 44 in tutto il reparto di Malattie infettive, altri 12 per l’area chirurgica, e 14 per l’area internistica e cardiologia, più altri 10 per i subacuti nella Pneumologia, oltre alla ventina di posti disponibili in Terapia intensiva. «A questi vanno aggiunti i posti riservati nei reparti di Pediatria, Ginecologia e Psichiatria: non si può pensare di inserire in coorti Covid bambini, donne partorienti e persone con disturbi psichici acuti. In tutto, abbiamo a oggi 147 pazienti ricoverati nei letti Covid ma va specificato che di questi i positivi entrati con sintomatologia Covid sono 120, gli altri 27 sono arrivati in ospedale per altre patologie e risultati poi anche contagiati. Sono persone che però vanno isolate».

Le ipotesi di modifica nei conteggi Proprio su questo si sta lavorando a un’ipotesi di modifica, sulla linea dei «conteggi differenziati» voluti dalla Regione Lombardia, nell’approccio organizzativo: «Sono in corso confronti sui malati arrivati in ospedale per altre patologie e poi risultati positivi al Covid, ma senza sintomi legati all’infezione, perché vengano collocati in appositi letti riservati e isolati nei reparti di riferimento: questo potrebbe consentire anche una migliore organizzazione dell’assistenza, con gli specialisti non costretti a spostarsi da un’area all’altra e un beneficio anche per i pazienti stessi, che avrebbero i loro medici di riferimento sempre a disposizione. Stiamo lavorando su questa ipotesi».

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