Più negozi di vicinato nel post Covid. «Ma ora pesa l’incognita delle bollette»

In provincia. Secondo l’Osservatorio regionale sul commercio nel 2022 si è registrato un leggero rimbalzo: +0,24% Rossi: «Riconosciuto il valore sociale del settore». Fusini: «Con la crisi energetica c’è chi ha già abbassato la saracinesca».

Nei numeri c’è la fotografia di un «contropiede». Di un rimbalzo, dopo anni difficilissimi. Il presente, e soprattutto il futuro prossimo, mette però già a rischio questo tentativo di rilancio: il commercio di vicinato, quello più capillare e «storico», per la prima volta dopo un decennio ha visto crescere i propri numeri, ma la crisi energetica sta già facendo abbassare qualche saracinesca.

Il punto di partenza è inciso nelle statistiche dell’Osservatorio regionale del commercio in Lombardia, organismo che fa capo alla Regione e che «censisce» periodicamente l’andamento delle realtà del settore: in provincia di Bergamo al 30 giugno di quest’anno si contavano 10.304 esercizi di vicinato, con un quasi impercettibile +0,24% rispetto ai 10.279 negozi presenti al 30 giugno 2021. Venticinque realtà in più, certo non un’infinità, ma è appunto la prima inversione di tendenza dopo un decennio di costante flessione: se si sfogliano i dati a partire dal 2013, ogni anno il commercio di vicinato è sempre andato arretrando rispetto all’anno precedente. Nel 2016 (i dati di ciascun anno sono riferiti alla situazione cristallizzata al 30 giugno) il calo era stato addirittura del 4,43%, nel 2017 del 3,87%, poi via via la percentuale si è assottigliata. Neanche il tempo di sorridere, che le nubi di una difficile congiuntura economica rischiano di innescare un nuovo passo indietro.

L’incognita delle bollette

«Stiamo andando incontro a una nuova tendenza contraria – premette Oscar Fusini, direttore di Ascom Bergamo – negli ultimi tempi c’era stata una spinta positiva legata alle aperture e alla continuità delle imprese del settore, una spinta che è proseguita fino alla primavera dopo le difficoltà della pandemia. Negli ultimissimi mesi, però, il boom delle bollette sta mettendo in forte difficoltà il settore: la crisi energetica è forte, i costi alle stelle, e qualcuno ha già abbassato la saracinesca». Sulle ragioni del precedente rimbalzo, Fusini prova a far chiarezza: «Da un lato, qualcuno che aveva pianificato di aprire nel 2020 ha invece ritardato l’apertura al 2021 o all’inizio del 2022, quando la situazione è migliorata, e anche per questo si può leggere un rimbalzo nei numeri complessivi. Ma c’è stata però anche un’effettiva ripresa dell’entusiasmo, in particolare attorno al 2021, quando sono terminate le restrizioni. Un’altra tendenza è legata al fatto che c’è stata una forte disponibilità delle persone a mettersi in proprio: diversi dipendenti hanno scelto di aprire una propria attività». Tra le luci e le ombre consegnate dalla pandemia, c’è un dato positivo: «La pandemia ha permesso di riscoprire il valore sociale del commercio di vicinato – sottolinea Fusini –. Ricordiamoci l’importanza di quelle attività che sono rimaste in campo per garantire i servizi essenziali, ma anche l’attenzione alla consegna a domicilio, all’aiuto di chi era in difficoltà».

Un tema, quest’ultimo, messo al centro anche da Cesare Rossi, vicedirettore di Confesercenti Bergamo: «La consapevolezza del valore sociale del commercio di vicinato è un tema su cui cercavamo di lavorare già prima della pandemia, magari con qualche difficoltà, per far passare un messaggio preciso. Ciò che poi è successo, pur nella tragedia di quella situazione, ha confermato quel valore: penso ai mille volontari che in città si occupavano di consegnare la spesa a domicilio, o agli stessi negozianti che finito l’orario di apertura si davano da fare per consegnare i prodotti agli anziani o ai malati. C’è stata una riconoscenza, e ci si è anche accorti che nei negozi di vicinato non si spende molto di più che nei supermercati, e magari si compra solo ciò che serve, senza essere attratti da certe offerte che inducono a comprare anche il superfluo».

L’andamento in città

Il rimbalzo dell’ultimo anno si scorge anche in città: al 30 giugno 2022 risultavano 2.193 esercizi di vicinato nel capoluogo, +2,58% rispetto ai 2.138 del 30 giugno 2021 (55 attività in più, in valore assoluto). Nel corso degli anni l’andamento è stato più altalenante: il saldo era stato leggermente positivo anche nel 2014, 2015 e 2019, mentre nel 2016 e nel 2017 era stata registrata una flessione annua – rispettivamente – addirittura del 18% e del 9%. «A reggere meglio in questi anni sono stati gli alimentari – ragiona Rossi –, beneficiando dell’effetto lungo del Covid». «La situazione resta molto fluida – aggiunge Fusini –: i consumatori si riposizionano molto frequentemente, le abitudini cambiano a gran velocità. Oggi, ad esempio, si tende a frazionare la spesa: si fa più spesso la spesa, ma spendendo di meno».

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