«Reiterato ed esplicito sostegno a Putin». Il Pianistico ferma l’esibizione di Matsuev

La risposta di Gori e Del Bono. I sindaci di Bergamo e di Brescia hanno accolto la richiesta presentata il 3 febbraio dall’ambasciatore ucraino Melnyk.

Al Festival pianistico internazionale di Brescia e Bergamo il pianista russo Denis Matsuev non ci sarà. Il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori, e quello di Brescia, Emilio Del Bono, hanno infatti accolto la richiesta dell’Ambasciatore ucraino in Italia, Yaroslav Melnyk, di annullare i concerti che il musicista sovietico avrebbe dovuto tenere al «Grande» il 24 maggio e al «Donizetti» il 27 maggio. «In segno di rispetto nei confronti delle sofferenze patìte dal popolo ucraino, al quale ci sentiamo più che mai vicini», Gori e Del Bono hanno infatti «chiesto alla presidenza e alla direzione artistica del Festival pianistico internazionale di Brescia e Bergamo di sospendere i concerti di Denis Matsuev che erano stati inseriti nel calendario 2023 della manifestazione», richiesta accolta dalla presidenza e dalla direzione artistica del Festival senza indugi.

La risposta di Gori e Del Bono

«Abbiamo valutato con attenzione – scrivono i primi cittadini di Bergamo e di Brescia al diplomatico ucraino - quale decisione fosse giusto assumere, non certo perché sia in discussione il nostro netto sostegno alla causa del popolo ucraino, costretto a difendere la propria Patria dall’invasione russa, quanto perché riteniamo che la cultura, in quanto portatrice di valori di umanità e bellezza, dovrebbe poter godere di una libertà di espressione non condizionata dai conflitti che investono la sfera della politica». «Il caso di Denis Matsuev – sottolineano Gori e Del Bono - è però diverso. Abbiamo raccolto informazioni – a partire da quanto Lei stesso ci ha riferito – e riteniamo che il reiterato ed esplicito sostegno che Matsuev ha espresso nei confronti della politica di Putin, dall’invasione della Crimea alla modifica della Costituzione in vista dell’instaurazione di un regime autocratico, senza una minima presa di distanze dalla scelta di invadere il territorio ucraino, definiscano un profilo non più solo artistico, ma pienamente “politico” del pianista russo. È del resto questa - spiegano ancora i due sindaci - la ragione che ha indotto importanti teatri e festival di tutto il mondo – dalla Carnagie Hall di New York alla Konzerthaus di Vienna, dal Festival di Lucerna alla Municipal House di Praga – a cancellare le previste esibizioni di Matsuev». Da qui la richiesta al Festival di sospendere i concerti di Matsuev in segno di rispetto verso le sofferenze che il popolo ucraino patisce ormai da un anno.

Il contesto

Bisogna capire lo scenario. L’ambasciatore ucraino a Roma in questi giorni è impegnato a districarsi in un’altra questione, molto più «visibile» dei concerti di Matsuev: il suo presidente Volodymyr Zelensky nella serata finale di Sanremo, diffusa in mondovisione, non trasmetterà alcun video-appello sulla guerra. Ad annunciarlo è stato lunedì Stefano Coletta, direttore dell’intrattenimento Rai, alla prima conferenza stampa della 73ª edizione del Festival: «Siamo in contatto quotidiano con l’ambasciatore Yaroslav Melnyk», ha spiegato. «Siamo giunti alla definizione dell’intervento del presidente ucraino: non invierà un video, ma un testo» che sarà letto sul palco da Amadeus. Contento Matteo Salvini, di questa mezza marcia indietro, meno Giorgia Meloni, che presiede un esecutivo di destra ma super-atlantista, e che Zelensky ha già invitato ad andarlo a trovare a Kiev: «Abbiamo fatto una figuraccia con il mondo intero», si è sfogata con i fedelissimi, secondo «Il Fatto quotidiano».

La lettera dell’ambasciatore

Nel frattempo l’ambasciatore Melnyk scriveva, venerdì 3 febbraio, con lettera regolarmente protocollata dall’Ambasciata ucraina in Roma, a Emilio Del Bono, sindaco di Brescia, Giorgio Gori, sindaco di Bergamo, Umberto Angelini, sovrintendente del Teatro Grande di Brescia e Giorgio Berta, presidente della nostra Fondazione Teatro Donizetti.

«Saputo dei concerti di Denis Matsuev» in programma al Festival pianistico, sia a Brescia (mercoledì 24 maggio) che a Bergamo (sabato 27 maggio), inseriti nelle celebrazioni della Capitale della Cultura, il governo ucraino, via ambasciatore, prosegue la sua «offensiva diplomatica» di queste settimane, in cui la situazione militare sul terreno preoccupa Kiev: se il direttore del Museo dell’Ermitage di San Pietroburgo, Mykhailo Piotrovsky, sulla «Rossiyskaya Gazeta» ha definito gli eventi culturali russi all’estero come una «operazione speciale», che si combatte sul fronte culturale, il governo ucraino è pronto a rispondere colpo su colpo, scavando trincee anche su questo fronte. Kiev considera la scelta di invitare l’artista russo «molto problematica e inappropriata, dati i precedenti rapporti di Matsuev con il regime di Putin, e la sua dubbia posizione in passato» ma anche «durante l’attuale invasione russa dell’Ucraina». Il pianista di Irkutsk, nove anni fa, aveva appoggiato l’annessione russa, manu militari, della Crimea, e sulla guerra attuale a dire il vero non si è pronunciato: ma nel governo di Kiev, evidentemente, qualcuno non ha dimenticato, e ha raccolto informazioni: Matsuev – scrive l’ambasciatore Melnyk - «è stato il confidente di Putin nelle ultime elezioni presidenziali, e ha invitato i russi a sostenere i “cambiamenti di Putin” alla costituzione della Federazione russa» che consentiranno a Putin di ricandidarsi alla presidenza sia nel ‘24 che nel ‘30.

«Inappropriato invitarlo»

Melnyk ha seguito l’inaugurazione della Capitale della Cultura, il 20 gennaio, a Bergamo e Brescia, e ricorda le parole del nostro Presidente della Repubblica Sergio Mattarella – che in realtà andavano in senso contrario alla sua criminalizzazione delle attività liberali: «La cultura è una grande ricchezza – ha osservato Mattarella. Nasce dalla vita, dalla comunità, dalla natura che la ospita, e poi ritorna alle perso-ne, alle generazioni successive, come linfa, come civiltà, come genio e valore». Kiev non può accettare una diffusione di quella russa, teme probabilmente qualche «uscita politica» del pianista e chiede una secca censura preventiva: «Dal punto di vista dell’etica, della moralità e dei valori umani universali è inaccettabile dare oggi la parola a personaggi che sostengono la guerra della Russia contro l’Ucraina, di cui il popolo ucraino soffre da quasi un anno». Dunque per Melnyk (e per Zelensky) «invitare Matsuev a esibirsi su importanti palcoscenici italiani riteniamo sia inappropriato nelle condizioni attuali. Speriamo nella Vostra comprensione – conclude - e chiediamo di annullare i concerti di Denis Matsuev a Brescia e Bergamo e di interrompere ogni collaborazione con lui». La lettera, da cinque sul tavolo dei due sindaci, ha ricevuto la risposta che aspettava.

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