Salute mentale: crescono i bisogni, non le risorse. «Nei pronto soccorso il 3% di accessi»

IL CONVEGNO. Il consigliere regionale Casati: territorio sguarnito, mancano servizi a cui rivolgersi. L’assessore Messina: emergenze in tutte le fasce d’età. La consigliera provinciale Russo: interventi per le famiglie.

Salute mentale: crescono i bisogni e le richieste d’aiuto, ma di pari passo non crescono le risorse. Se n’è parlato sabato 21 ottobre in Sala Galmozzi, nel convegno «La sofferenza non mente» promosso da Isps Lombardia, la sezione locale dell’International Society for Psychological and Social Approaches to Psychosis, organizzazione che punta a contribuire all’espansione dei trattamenti umani delle psicosi, rispetto al trattamento farmacologico. «Il nostro impegno è per creare un dibattito sulle tematiche salienti della salute mentale, facendo rete tra i tanti operatori e le diverse realtà – le parole di Diana Margherita Prada, presidente di Isps Lombardia –. Vogliamo mettere al centro l’attenzione per l’essere umano».

Budget low cost

«In Italia il 2,75% del budget sanitario è destinato alla salute mentale: è vero che in Lombardia siamo al 3% – ha sottolineato Davide Casati, consigliere regionale del Partito democratico e componente della Commissione Salute del Pirellone –, ma il Regno Unito arriva al 15%. Aver investito poco sul territorio e sulla prevenzione fa aumentare gli accessi impropri». Lo indicano i numeri: «In pronto soccorso il 3% degli accessi è legato ai disturbi psichici – continua Casati –: di queste persone, però, solo il 14% viene ricoverato perché ha bisogno di un intervento d’urgenza. Vuol dire che mancano altri servizi a cui rivolgersi».

Lotta allo stigma

Sono diversi gli attori in campo, e un ruolo importante è anche quello degli enti locali: «In questi anni abbiamo lavorato sempre sulla scorta dell’emergenza, dalla pandemia alla guerra – rileva Marcella Messina, assessore alle Politiche sociali del Comune di Bergamo –. Gli assistenti sociali di Bergamo ci riportano l’emersione di nuove emergenze legate alla salute mentale che riguardano trasversalmente tutte le età, dai minori agli anziani». «È importante anche un lavoro sul piano culturale – aggiunge Romina Russo, consigliera provinciale con delega alla Cultura –, per cancellare lo stigma, ma anche per sostenere le famiglie».

Le tre «aree calde»

Per Davide Baventore, vicepresidente dell’Ordine degli psicologi della Lombardia, «la realtà dei servizi è in sofferenza in tutta Italia perché c’è una grave mancanza di risorse e di personale, che deve affrontare ritmi di lavoro faticosi». Lo sguardo dell’ospedale restituisce «tre aree calde», come le definisce Donatella Moliterno, psichiatra del «Papa Giovanni» e responsabile del Cps 2 (Centro psico sociale «Tito Livio») dell’Asst cittadina: «Il lavoro è in crescita: abbiamo un ruolo estremamente importante e cerchiamo di svolgerlo al meglio, nonostante in generale la psichiatria veda una fase di carenze d’organico a fronte di richieste sempre in aumento. È fondamentale il raccordo col territorio, i tre Cps del “Papa Giovanni” hanno in carico circa 3.500 pazienti».

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