Sanità, slittano a gennaio 2025 le nuove tariffe delle prestazioni

REGIONE. L’entrata in vigore era per il 1° aprile di quest’anno. La decisione dopo un vertice al ministero. Con i tagli il rischio era l’aumento delle attese

I margini d’azione erano stretti, il calendario incombeva. In extremis, però, ecco la novità: l’introduzione del nuovo nomenclatore tariffario della specialistica ambulatoriale – cioè il nuovo «prezzario» dei rimborsi riconosciuti alle Aziende ospedaliere per le prestazioni erogate in regime di Sistema sanitario nazionale – slitta al 1° gennaio 2025, anziché entrare in vigore dal 1° aprile 2024.

La decisione

La decisione è stata formalizzata lunedì sera, 25 marzo, dopo un vertice al ministero della Salute, e immediatamente recepita dalla Regione Lombardia. «A seguito dell’incontro della Commissione Salute con il capo di gabinetto del ministro della Salute – si legge in una nota della Direzione generale Welfare lombarda, firmata lunedì sera dal dg Marco Cozzoli e inviata a tutte le articolazioni locali del sistema sanitario – si comunica che è stata concertata una proroga dell’entrata in vigore dei nuovi nomenclatori al 1° gennaio 2025. La presente comunicazione, con carattere d’urgenza, ha la finalità di anticipare detta proroga per consentire la sospensione delle attività di implementazione dei tariffari a oggi concertate con gli enti erogatori, nelle more dell’imminente ufficializzazione di quanto determinato attraverso specifico decreto ministeriale. Si chiede di diffondere la presente nota ai referenti di rispettiva competenza, in particolare ai referenti dei Sistemi informativi aziendali, nonché ai medici prescrittori (specialisti, medici di medicina generale, pediatri di libera scelta)».

Liste d’attesa, rischio «ingolfamento»

Ma qual è la sostanza di questo rinvio? Il nuovo tariffario, dunque il nuovo sistema di rimborsi, era legato a una normativa nazionale: il taglio delle tariffe avrebbe sì ridotto le spese per lo Stato (e per le Regioni, cui fa capo l’articolazione del Servizio sanitario nazionale), ma avrebbe anche rischiato di rendere meno attrattiva per i privati accreditati l’erogazione di gran parte delle specialità ambulatoriali, con conseguenti ripercussioni anche sul sistema pubblico e dunque col rischio di un ulteriore «ingolfamento» delle liste d’attesa. Nelle scorse settimane i dubbi erano diventati manifesti e si era intensificata l’interlocuzione con il ministero. In extremis, ecco la decisione del rinvio al prossimo anno.

«La decisione era nell’aria, l’incertezza era forte – commenta Guido Marinoni, presidente dell’Ordine dei medici di Bergamo –. Il concetto alla base era quello di ridurre le tariffe (cioè i rimborsi, ndr) per spingere i privati a erogare più prestazioni a parità di budget (cioè a parità di risorse riconosciute dalle Regioni, ndr): questa idea avrebbe avuto senso se ci fosse sufficiente personale per aumentare le prestazioni, ma soprattutto nei nostri territori non sarebbe andata così. Il rischio, senza una adeguata programmazione, era una ricaduta sulle spalle del pubblico, qualora il privato avesse rinunciato a erogare alcune tipologie di prestazioni. Per ridurre le liste d’attesa serve ripensare in maniera più strutturata il sistema, a partire dalla presa in carico dei cronici».

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