Sciopero dei lavoratori dell’igiene ambientale: presidio in via Tasso

Coinvolti gli addetti degli impianti di smaltimento di A2A Ambiente e gli operatori della raccolta dei rifiuti sul territorio.

«Contratto, contratto»: è quanto chiedono a gran voce i lavoratori del settore dell’igiene ambientale, lunedì 8 novembre in sciopero in tutt’Italia, con presidi organizzati in cento città, Bergamo compresa. A venire coinvolti nella nostra provincia sono stati gli addetti agli impianti di smaltimento di A2A Ambiente e gli operatori pubblici e privati della raccolta dei rifiuti nei comuni di tutta la Bergamasca, al lavoro per Aprica, G.Eco, Bergamo Servizi, Valcavallina Servizi e per molte altre realtà di medie o piccole dimensioni.

I lavoratori si sono riuniti questa mattina, dalle 9 alle 12, di fronte alla Prefettura di Bergamo in una protesta promossa da Fp-Cgil, Fit-Cisl, UilTrasporti e Fiadel, contro le associazioni datoriali Utilitalia per la parte pubblica, Confindustria Cisambiente e Fise/Assoambiente per quella privata, insieme alle tre centrali cooperative Agci, Confcooperative e Legacoop.

Le controparti sono considerate «responsabili della rottura delle trattative per il rinnovo del Contratto collettivo nazionale di settore dopo aver perso tempo lasciando che ben 27 mesi trascorressero dalla scadenza, per poi proporre condizioni inaccettabili e molto distanti dalle nostre richieste in piattaforma» hanno spiegato durante la protesta Leopoldo Chiummo di Fp-Cgil, Antonio Scaini di Fit-Cisl, Giacomo Ricciardi di Uil-Trasporti e Daniele Aliverti di Fiadel. «Chiediamo che si arrivi a un Contratto nazionale unico e di filiera attraverso l’allargamento del campo di applicazione in maniera omogenea a tutto il settore, ma rivendichiamo anche un maggiore coinvolgimento dei lavoratori nelle relazioni con i datori di lavoro. Con un alto numero di casi di infortunio e di malattie professionali a colpire il comparto, occorre subito avviare anche una discussione seria sulla sicurezza e su un’organizzazione dell’attività che sia sostenibile e tenga conto dei carichi di lavoro. Chiediamo, poi, un adeguamento salariale equo che non sia solo legato all’inflazione come proposto dalle controparti. A 27 mesi dalla scadenza e dopo un anno e mezzo di servizio continuativo svolto nel pieno della pandemia, ci pare giunto il momento di riconoscere il diritto al rinnovo del Contratto a questi lavoratori. È ancora più urgente perché riguarda addetti di un settore strategico che sarà valorizzato dagli investimenti europei legati al Piano nazionale di ripresa e resilienza».

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