Scuola, quattromila bocciati e dispersione all’11%: «Bisogna cambiare rotta»

Il fenomeno. Il dato nazionale al 13%, in Lombardia all’11,9%. Le proposte d ell’Ust: intraprendere azioni mirate, orientare gli studenti, sostenere i fragili.

Lo scorso anno scolastico quasi quattromila su 36mila studenti delle scuole Superiori bergamasche non sono stati ammessi alla classe successiva. Un dato che, associato al tasso di dispersione scolastica, ormai da anni ancorato all’11%, spinge a interrogarsi. «Bisogna intraprendere azioni mirate, che consentano di limitare il numero degli insuccessi» ammonisce il dirigente dell’Ufficio scolastico territoriale di Bergamo, Vincenzo Cubelli, pur riconoscendo che il fenomeno è complesso e va affrontato su più fronti.

Il calo demografico incide

I dati più recenti sulla dispersione scolastica a livello nazionale fanno riferimento al 2020 (fonte Istat) e indicano un 13,1% di studenti che lascia la scuola anzitempo, pari a 543mila giovani. L’Italia è il quarto stato europeo per incidenza del fenomeno, a fronte di una media europea che si attesta al 9,9%.

La Lombardia nel 2020 ha registrato una percentuale di dispersione scolastica pari al 11,9%, dato quindi più basso della media nazionale, ma più alto della media europea. Il paragone con gli anni precedenti mostra un forte miglioramento nel contrasto al fenomeno, la quota di giovani che hanno lasciato la scuola senza arrivare a un diploma nel corso di 12 anni è diminuita del 7,6%. Ma – va da sé – c’è ancora molta strada da fare. Il dirigente dell’Ufficio scolastico territoriale di Bergamo, Vincenzo Cubelli, parte da una considerazione sulla popolazione scolastica bergamasca in calo costante. «Dal 2020 ad oggi si sono persi 5.000 studenti, 3.000 dal ‘21. Su una media di 150mila iscritti, il 3% in meno: nel 2020 gli iscritti erano 164mila, nel 2021 162mila, nel 2022 sono scesi a 159mila. Una quota che va erodendosi progressivamente, in linea con il calo demografico. Anche per via della dispersione scolastica, che incide in particolare tra il primo e il quarto anno delle Superiori».

La struttura delle nostre scuole superiori è a piramide rovesciata. Le prime classi sono più numerose, le ultime meno. «E questo accade per effetto delle bocciature, un sistema tipicamente italiano. Ci sono Paesi, penso alla Finlandia ad esempio, dove le bocciature non sono previste. In Italia in media l’11% degli studenti viene bocciato. E Bergamo non è esente da questo fenomeno. Undici studenti su cento non vengono promossi, un dato rilevante, che merita una riflessione. Un insuccesso che è una delle cause della dispersione scolastica. La Lombardia ne soffre meno di altre regioni italiane, e Bergamo sta ancora meglio, ma il fenomeno esiste anche da noi e va contrastato» sostiene il provveditore.

I dati più recenti risalgono a prima della pandemia. Nel 2011 la percentuale di studenti bergamaschi che avevano abbandonato la scuola era del 10,8% contro una media nazionale del 14%, nel 2019 il dato si attestava sull’11,5% (a fronte di un 13% nazionale). «Non siamo in possesso di numeri aggiornati – continua il professor Cubelli – ma possiamo dire che nell’ultimo decennio non ci sono stati scostamenti rilevanti e non ci risulta che il Covid abbia peggiorato di molto la situazione. Certo siamo fuori dai parametri dell’Unione Europea, e va detto che il fenomeno incide diversamente a seconda della zona». Ad esempio la percentuale è inferiore in città e superiore nell’hinterland, dove il fenomeno migratorio si fa sentire di più.

«Ognuno faccia la sua parte»

«Il sistema va tenuto monitorato per valutare azioni di miglioramento; quell’11% di insuccessi scolastici è un dato su cui riflettere», insiste il provveditore. Un insuccesso formativo che riguarda soprattutto le scuole superiori, dalla prima alla quarta classe. Come intervenire? Quali misure adottare? Spiega il provveditore che «il calo demografico richiede politiche nazionali, e sulla dispersione si potrà lavorare grazie ai fondi del Pnrr, ma sul dato degli insuccessi sono le singole scuole a dover lavorare, i consigli di classe, i collegi dei docenti, persino i singoli docenti possono fare la loro. Non sto dicendo “promuoviamoli tutti” – conclude Cubelli –, ma bisogna intraprendere azioni mirate, orientare correttamente gli studenti nella scelta della scuola, sostenere gli alunni più fragili. Sulla dispersione si lavora in tanti modi e riuscire ad abbassare il tasso delle bocciature è uno di questi».

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