Soldi dagli alpeggi «fantasma»
Bloccati beni per 500 mila euro

La Procura: fondi europei ad allevatori, ma pascoli deserti. Sequestrati conti, case e auto. In cinque indagati per truffa, due per abuso d’ufficio.

Una famiglia di allevatori della valle Seriana è indagata per truffa ai danni dello Stato: l’inchiesta, avviata dal sostituto procuratore Ambrogio Cassiani della Procura di Brescia e poi trasmessa alla Procura di Bergamo, è stata portata avanti dal pm Gaverini ed arriva ora alla fase delle misure cautelari reali.

Il gip del Tribunale di Bergamo ha ordinato il sequestro di 500.000 euro tra case, auto di lusso e conti correnti intestati a tre imprenditori agricoli bergamaschi e al loro prestanome. L’inchiesta, condotta dai carabinieri forestali della compagnia di Breno, era scaturita dopo gli incendi che avevano distrutto diversi pascoli della val Trompia: la Procura di Brescia aveva scoperto che le fiamme servivano a mascherare il mancato pascolamento da parte degli animali e aveva avviato una serie di controlli a tappeto riguardanti anche la valle Camonica.

Qui gli imprenditori bergamaschi nel 2016 si erano aggiudicati, partecipando alle gare d’appalto indette dalle due amministrazioni comunali di Paspardo e di Cimbergo, la concessione delle due malghe presenti nei loro territori comunali avendo però come unico scopo quello di incassare i contributi europei destinati all’agricoltura. Secondo quanto appurato dai carabinieri forestali infatti, gli allevatori della valle Seriana non hanno portato i propri animali nelle malghe per la stagione dell’alpeggio. Inoltre, le indagini hanno permesso di dimostrare che nel corso del 2017 il comune di Cimbergo aveva affidato loro altri terreni sui quali la famiglia di allevatori si era fatta rilasciare da un professionista milanese, che per questo motivo risulta indagato, una finta perizia da cui tali terreni venivano individuati come pascoli e quindi beneficiari di ulteriori contributi benché fossero zone inadatte ad ospitare gli animali: ad esempio alcune di queste aree sono collocate ad oltre 2.800 metri di quota e hanno pendenze superiori al 50%. Grazie a questa duplice truffa, i quattro malghesi per il 2016 e il 2017 hanno percepito indebitamente contributi per 500 mila euro.

Oltre ai cinque indagati per truffa aggravata, risultano indagati, per il reato di abuso di atti d’ufficio, il sindaco di Cimbergo Gian Bettino Polonioli e un funzionario del suo comune che, in virtù della propria posizione pubblica, avrebbero di fatto agevolato il sistema truffaldino. Lo stesso Polonioli si limita ad osservare: «Prendo atto della conclusione delle indagini e ora attendo le prossime decisioni dell’autorità giudiziaria. Nel caso dovessi essere rinviato a giudizio, ribadirò quanto ho sempre detto davanti ai magistrati, e cioè che aver messo per la prima volta in appalto al miglior offerente la malga Frisozzo ha consentito al nostro comune di incassare 8.500 euro all’anno rispetto alle poche centinaia di euro che si riscuotevano in precedenza. Inoltre ribadirò che i terreni dati in concessione agli allevatori senza passare attraverso un bando pubblico l’anno successivo all’affidamento della malga sono terreni che mai nessuno ha voluto gestire; peraltro a noi i malghesi avevano detto che li avrebbero sfruttati per il passaggio dei loro animali».

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